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Gli standard GS1 alla scoperta di nuovi mondi

Dai nuovi settori del passato ai nuovi settori del futuro, dove stiamo andando. Per "50 volte il primo barcode" l’intervista doppia a Giada Necci e Alessandra Piras del team Industry engagement GS1 Italy

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Partiamo dall’inizio: presentatevi!

G: Ciao, sono Giada, e siccome mi piace il rosa sono particolarmente contenta dello sfondo della mia foto ufficiale.

A: Ciao a tutti, mi chiamo Alessandra, vivo a Milano da ormai 10 anni ma sono orgogliosamente sarda. La Sardegna mi manca molto ma anche Milano regala le sue emozioni. Si dice così, no?

Da quanto tempo lavorate in GS1 Italy? Di cosa vi occupate?

G: Ho iniziato a lavorare in GS1 Italy un po’ di anni fa, si può dire che ho un’esperienza quasi maggiorenne nel mondo degli standard GS1. Oggi lavoro nella nuova area dell’Industry engagement e mi occupo quindi dell’utilizzo degli standard GS1 in quei settori in cui quegli standard non sono ancora arrivati (o lo sono da poco). Il mio lavoro consiste nel comprendere quali sono le necessità di un nuovo settore e come aiutare di conseguenza le aziende che ne fanno parte a introdurre gli standard GS1.

A: Lavoro in GS1 Italy da quasi due anni. Possono sembrare pochi ma mi sento immersa nel mondo degli standard GS1. Sono le responsabile del Solution Partner Program[1] [2] , un programma di partnership nato un anno fa e rivolto ai solution provider che ha l’obiettivo di formare e certificare i provider tecnologici che si occupano dell’implementazione delle soluzioni GS1 presso le aziende.

Qual è la prima impressione che avete avuto entrando in GS1 Italy? Nel tempo si è confermata o è cambiata?

G: Mi ricordo che avvertivo una specie di solennità, le prime volte che entravo in sede. Credo fosse legata al quartiere nel quale si trovavano a quel tempo gli uffici di GS1 Italy (ndr, nel centro di Milano). La avvertivo e mi dicevo che anche il lavoro che andavo a fare doveva essere così: solenne e al servizio delle aziende. L’impressione, devo dire, non è cambiata. In questi anni ho parlato con centinaia e centinaia di aziende che hanno avuto bisogno di capire, utilizzare, informarsi e imparare. La solennità c’è ancora oggi, anche se cambiano i settori e le necessità. E poi ho avuto il piacere di vedere GS1 Italy crescere in termini di numeri, luoghi, facce e ambizioni. Anche questo è il segno dell’utilità del servizio che riusciamo a fornire.

A: La prima impressione è stata molto positiva. Mi ha colpito l’idea di fare parte di un’organizzazione presente in tutto il mondo e che agisce per la comunità. Era quello che cercavo, essere utile e sentirmi utile per gli altri. Fare qualcosa che porti valore, che migliori la società in cui viviamo senza l’ossessione del profitto. Con il passare del tempo questa convinzione si è rafforzata e ha rivoluzionato la mia concezione del lavoro. Farei fatica, oggi, a lavorare per una società che non abbia realmente a cuore il bene della comunità.

Il vostro ruolo è cambiato nel tempo? E, se sì, come?

G: È cambiato sì e no, nel senso che fin dall’inizio ho lavorato con i nuovi settori, in particolare con un progetto finalizzato a implementare l’identificazione e lo standard RFID. Da quel tempo però è passata molta acqua sotto i ponti. I nuovi settori sono rimasti il mio riferimento principale ma ho avuto il piacere di vederli crescere e moltiplicarsi nel tempo.

A: Il mio ruolo non è cambiato ma si è evoluto. Sono entrata in GS1 Italy con il compito di mettere in piedi un programma di partnership da zero, sulla base di quello che avevano fatto le altre MO. Ho lavorato con impegno e determinazione per riuscirci, e ho creduto in questo progetto fin da subito, ed  è nata “la community che crea valore”, quella dei solution partner GS1 Italy. Il progetto è stato lanciato, i partner stanno aumentando - siamo a 21, un risultato notevole in meno di un anno -, le attività si sono moltiplicate e quindi di conseguenza anche il mio lavoro si è arricchito.

Che cosa significa Industry engagement, all’interno di GS1 Italy?

G: Per me significa mettersi in gioco con un settore che non conosci e nel tempo imparare a capirlo e a interagirci. Ma è soprattutto, secondo me, mettersi al servizio di un ecosistema che si muove e si trasforma, è comprendere i bisogni delle aziende, capire ciò che possono o non possono fare e aiutarle a utilizzare proficuamente gli standard GS1 per ottimizzare i processi. È spiegare, rispiegare, rispondere alle domande e coinvolgere gli attori della filiera a lavorare in ottica collaborativa e non più solo competitiva.

A: La nostra è una specie di terra di mezzo, diciamo. Siamo dei “sensibilizzatori”, apriamo - e a volte chiudiamo - porte. È una risposta troppo filosofica? Di fatto, noi sensibilizziamo le aziende all’utilizzo degli standard GS1, capiamo quali possono essere i nuovi settori da approcciare, apriamo progetti e tavoli di lavoro e ci interfacciamo con tutte le funzioni aziendali. È un’area che dialoga con tutti.

Qual è stato il primo “nuovo settore” con il quale avete lavorato?

G: Il primo settore è stato quello dell’abbigliamento e delle calzature. Ero appena arrivata e per me, che ho una passione per le scarpe, è stato un piacere capire meglio come funzionava quel mondo. Oggi le scarpe mi piacciono ancora ma ho molto meno a che fare con le attività legate al mondo del tessile.

A: Le costruzioni. La pubblicazione della pagina del sito GS1 Italy relativa a quel settore è stata la prima attività di cui mi sono occupata. Le costruzioni in realtà sono ancora un nuovo settore, ma in due anni i passi avanti in questo ambito sono stati notevoli.

L’attività di Industry engagement è cambiata nel tempo? E, se sì, in che modo?

G: Per certi aspetti tantissimo mentre per altri meno. Partiamo dal nome, per esempio. Prima si chiamava “nuovi settori”, il focus era sul cosa, mentre oggi il concetto di Industry engagement rimanda al come, all’importanza del coinvolgimento di tutti gli operatori della filiera, compresi i solution provider che possono aiutare le aziende a implementare correttamente gli standard GS1. Poi sono cambiati i bisogni delle organizzazioni e il contesto nel quale operano. Tutto si evolve più velocemente. Se prima si pensava soprattutto agli aspetti di identificazione e logistici, legati all’uso degli standard GS1, oggi si opera in un ambito più ampio che permea tutti i processi aziendali.

A: Devo dire che non so rispondere bene a questa domanda, sono qui da troppo poco tempo per poter parlare di cambiamento. Giada ne sa di sicuro più di me.

G: Un modo carino per farmi sentire vecchia, insomma!

Qual è il nuovo settore a cui siete più legate? Perché?

G: Il settore a cui sono più legata è anche quello sul quale ancora oggi spendo la maggior parte del mio tempo lavorativo: il settore sanitario. Ormai sono più di dieci anni che abbiamo iniziato l’avventura con l’healthcare e nonostante questo ancora oggi riserva spunti e sorprese. Il nostro è un rapporto di amore e odio, con l’healthcare me ne sono successe di ogni tipo. La più eclatante? Io ho la fobia degli aghi e del sangue. Una delle prime volte che vado a visitare un’azienda sanitaria mi mostrano il processo di manutenzione dei loro dispositivi e così, per la prima volta (e ultima, mi auguro), ho visto uno strumento chirurgico appena utilizzato e ancora da lavare. Non so come ho fatto a non svenire, credo di essere praticamente scappata. Mi è capitato poi diverse altre volte di andare a visitare delle sale operatorie, magari in occasione di eventi internazionali, e quando succede quel ricordo torna sempre a galla: inizio a guardarmi intorno nel timore che spunti fuori uno strumento usato.

A: Direi l’abbigliamento, che per GS1 Italy è un settore relativamente nuovo. Mi ricordo un pomeriggio trascorso a scannerizzare prodotti nei negozi alla ricerca di codici EPC e GTIN per capire quanto fossero effettivamente usati nel mondo dell’abbigliamento. Una bella esperienza, oltre che divertente!

Proviamo a prevedere il futuro: quali potrebbero essere i prossimi settori che entreranno a far parte del mondo GS1?

G: Tiro fuori la palla di vetro! Allora, in realtà per provare a prevedere il futuro credo ci si debba prima di tutto guardare intorno e capire dove stanno avendo successo i colleghi a livello internazionale. Anche così però non è sufficiente: iniziare con un nuovo settore significa, molto prima di capire come implementare gli standard GS1, sintonizzarsi con le sue dinamiche specifiche locali, e quindi capire come funziona quel settore in Italia. Per i prossimi anni, stiamo pensando agli ambiti legati ai temi della sostenibilità e dell’economia circolare, che dovrebbero essere a breve oggetto di specifiche normative europee: penso in particolare a un rilancio del settore fashion ma anche a settori più tecnici come quello ferroviario.

A: Queste sono informazioni riservate, le condivido solo perché siete voi. Scherzi a parte, so che si sta approcciando il settore ferroviario, prima di tutto. Poi c’è la volontà di rafforzare l’abbigliamento e proseguire con il settore delle costruzioni. Altro è in cantiere, per ora solo come idea. Ci focalizzeremo sul settore cosmetico? Forse, chi lo sa.

Che consiglio dareste l’una all’altra?

G: Di avere passione, quella non deve mancare mai, per quello che fai sia nel lavoro che fuori.

A: Il mio consiglio è di non perdere mai grinta e determinazione. Penso siano due ingredienti fondamentali tanto nella vita lavorativa quanto in quella privata!

Grazie!

In GS1 Italy Giada Necci è industry engagement senior specialist e Alessandra Piras è industry engagement specialist.

Sono state intervistate da Francesco Fracassi.

Leggi anche la puntata precedente di questa serie: Una carriera segnata dal “bip”.
Leggi nella puntata successiva la storia di Marco Cuppini.