gs1 consumi

Il consumatore italiano e la convenienza

l'opinione di

Marco Cuppini

In un’era di policrisi come l’attuale, il consumatore adatta il proprio comportamento d’acquisto e di consumo per difendere il tenore di vita abituale. È noto come l’inflazione di questi mesi stia colpendo maggiormente le fasce della popolazione più fragili economicamente. La recente ricerca di GS1 Italy, Nuovo Codice Consumi, ci ha mostrato come i comportamenti di acquisto e di consumo hanno radici molto profonde, e che vengono “intaccate” solo parzialmente da eventi congiunturali. La storica e radicata difesa della qualità del cibo messa in atto dagli italiani, però, fatica a reggere l’urto di fenomeni così impattanti come quelli che caratterizzano questi – lunghi – mesi. Aumentano i prezzi e comincia a vedersi in modo netto come stiano diminuendo anche i volumi, anche se in maniera diversa fra fasce di prezzo. Il minore impatto sulla riduzione dei consumi lo troviamo nei prodotti a fascia alta di prezzo, dove gli acquirenti hanno meglio assorbito gli aumenti, pur iniziando anche loro una compressione degli acquisti. Viceversa i prodotti di fascia bassa hanno subito una compressione più rilevante dei volumi. Le fasce di popolazione più deboli necessariamente scontano l’inflazione comprimendo i consumi, non potendo convertirli verso fasce di prezzo ancora più basse. Entrando nel merito dei claim registrati dall’Osservatorio Immagino dei prodotti free from, rich-in e attenti alle intolleranze, soltanto quelli che riportano in etichetta le diciture pochi zuccheri, proteine e senza lattosio, hanno vendite a valore e volume positivi. Le caratteristiche di questi prodotti, quindi, sono talmente importanti per i consumatori da non modificarne i comportamenti di acquisto (tutte le fasce di prezzo hanno registrato aumenti sia a valore che a volume). Negli altri due casi, invece, si è registrata una migrazione di fascia, da quella alta a quella medio/bassa. Unico claim che arretra sia a valore che a volume è il biologico; ma forse le motivazioni vengono da più lontano (per esempio per la forte concorrenza che il bio risente da parte dei prodotti certificati o di filiera, la cui clientela è spesso posizionata su fasce di reddito più alte).