Il fascino senza tempo degli standard
Crescere in GS1 Italy attraverso lo studio degli standard ed evolversi insieme a loro. Questo il racconto di Emanuela Casalini e Micol Vialetto, una veterana e una newcomer dell’area che rappresenta il cuore di GS1 Italy
Anzitutto, diteci di voi.
E: Ciao, io sono Emanuela, lavoro nell’area Standard development di GS1 Italy e mi occupo principalmente di identificazione e delle regole per l’applicazione dei codici a barre.
M: Ciao, io sono Micol. Anch’io lavoro nell’area Standard development e mi occupo dei temi legati alla gestione dei dati anagrafici di prodotto: seguo gli standard GS1 GDSN (Global Data Synchronization Network), GS1 GDM (Global Data Model) e GS1 GPC (Global Product Classification).
Quando avete iniziato a lavorare in GS1 Italy? Cosa succedeva in quel periodo che vi è rimasto impresso?
E: Sono entrata in GS1 Italy - anzi, come si chiamava allora, in Indicod-ECR - il primo aprile (e no, non era uno scherzo) del 2010. Di lì a poco, un vulcano islandese dal nome impronunciabile [era il vulcano Eyjafjöll, ndr] avrebbe sconvolto il traffico aereo e (cosa decisamente più piacevole, anche se forse non per tutti) l’Inter avrebbe conquistato il triplete.
M: Mi ricordo che, alla vigilia del mio primo giorno in GS1 Italy, domenica 20 novembre 2022, leggevo sulla chiusura della COP27. Mi è rimasto impresso perché dal giorno dopo ho iniziato a capire che parole chiave come “sostenibilità”, “circolarità” e “transizione ecologica” sono alla base del “linguaggio globale della trasformazione digitale GS1”, e non è retorica: gli standard GS1 possono davvero supportare concretamente la transizione a modelli economici sostenibili.
Che impressione vi ha fatto GS1 Italy? Dopo il primo giorno/ la prima settimana di lavoro cos'avete pensato?
E: Ovviamente non conoscevo nulla del mondo dei codici a barre GS1 e l’impatto è stato… impegnativo! Mi sono resa conto subito della complessità del sistema GS1 e ho capito che avrei dovuto studiare tanto. Allo stesso tempo mi incuriosivano il continuo confronto con le aziende e la possibilità di approfondire il funzionamento della filiera, delle aziende che la compongono e delle relazioni che la percorrono. Dopo tanti anni, comunque, non ho ancora smesso di studiare.
M: Fin dalle prime settimane mi sono sentita parte di un contesto globale, in cui il concetto di filiera integrata che studiavo all’università è diventato qualcosa di reale: le aziende comunicano, si confrontano, cambiano, si evolvono, e hanno bisogno di un linguaggio condiviso che le supporti in un sistema di processi e rapporti sempre più dinamici e complessi. Dopo tre mesi dal mio ingresso in azienda poi ho avuto l’opportunità di partecipare come “newcomer” al GS1 Global Forum di Bruxelles, evento in cui tra l’altro si lanciavano i festeggiamenti per il 50esimo compleanno del codice a barre. È stato molto divertente e molto istruttivo: GS1 è davvero in tutto il mondo!
Quante volte avete provato a spiegare a casa che lavoro fate?
E: In tredici anni? Probabilmente centinaia.
M: Non me ne parlare.
Ci siete riuscite?
E: Ci ho rinunciato. I miei genitori sanno che mi occupo di codici a barre e con il tempo hanno capito che il codice a barre è un piccolo ingranaggio con un enorme impatto globale. Lo ritengo già un grande traguardo.
M: Sto ancora cercando di capirlo io… no dai, scherzo (forse). Diciamo che a casa ci ho provato e ci sto ancora provando. I risultati per ora sono discutibili, ma non demordo.
Che cos'è uno standard?
E: Provo a dare la soluzione: lo standard è un linguaggio comune che permette alle aziende di comunicare e trasferire informazioni in modo rapido, garantendone la correttezza e la qualità.
M: Per me rimane la famosa domanda da un milione di dollari. Non ho una vera risposta, ma ricordo che su un articolo di Tendenze online che si chiama “L’importanza degli standard” c’era un esempio che a me personalmente torna sempre utile: pensa ai numeri di scarpa. Non sono univoci. Ogni scatola da scarpe ne riporta almeno due o tre diversi. Questo genera complessità e costi aggiuntivi lungo la filiera. Non sarebbe meglio avere uno standard?
Qual è la cosa più strana che avete fatto in nome di uno standard? L'aneddoto più bizzarro?
E: La cosa più strana non saprei, ma di aneddoti ce ne sono tanti. Nel corso degli anni ho ricevuto le richieste di approfondimento più disparate. Normalmente sono le aziende a contattarci per capire come applicare le regole dello standard, ma… mi ricordo di un privato che ci ha scritto chiedendoci di creargli un codice a barre per un tatuaggio!
M: Mi stai dicendo che c’è un tizio che si è tatuato un vero codice a barre?
E: No, purtroppo abbiamo dovuto rispondergli che non potevamo aiutarlo. C’è rimasto male.
M: Lo immagino. Il mio aneddoto, invece, più che bizzarro è… stupefacente! In una delle prime riunioni internazionali a cui ho partecipato, il Canada ha chiesto di introdurre un attributo GDSN che permettesse di indicare l'equivalente essiccato di cannabis nei prodotti coinvolti in modo che fosse più semplice rispettare i limiti di legge. Ora so che in Canada un pacchetto da dieci sigarette alla marjuana già rollate contiene quattro grammi di cannabis. È stato un singolare battesimo del fuoco.
Qual è o qual è stato lo standard più "cool"? Il più sorprendente, il più rivoluzionario. Perché?
E: Lui, sempre lui. Il codice a barre. In tutte le sue possibili forme. Questo simbolo resta un veicolo fondamentale per catturare e trasferire le informazioni e soddisfare le esigenze di mercati diversi. Il barcode rimane unico.
M: Dando per assodato il ruolo cruciale degli standard di identificazione e cattura - spero che Emanuela non me voglia - io dico il GS1 GDSN. Il GDSN permette ai partner commerciali di allineare a livello globale le informazioni anagrafiche dei prodotti. Zero errori, zero fraintendimenti, zero ridondanze nei processi di interfaccia. Scusate se è poco!
Il codice a barre, il papà di tutti gli standard, ha compiuto 50 anni: ha un futuro, secondo voi?
E: Senz’altro. La sua versione più semplice (l’EAN-13, quello che vediamo sui prodotti venduti al supermercato) continua a essere lo strumento più semplice ed economico per agevolare l’identificazione delle merci. Il codice a barre però non è solo questo, anzi è in continua evoluzione: vedremo sempre più spesso codici a barre bidimensionali (tipo il QR code, per intenderci) che possono veicolare e consentire la cattura di molte informazioni (date di scadenza, numeri di lotto, link, ecc.). Questo renderà ancora più efficienti i processi di filiera e, soprattutto, coinvolgerà sempre più direttamente noi consumatori.
M: Non sarei in grado di immaginare il nostro mondo senza quel “piccolo pezzo di ingegneria che ha cambiato il modo in cui l’economia mondiale è tenuta insieme”, per dirla con Tim Harford, il giornalista e divulgatore scientifico della BBC che ha incluso anche il codice a barre fra le “50 cose che hanno reso globale l’economia”. Sicuramente il codice a barre si evolverà, anzi si sta già evolvendo, ma rimane la base da cui continuare a sviluppare e perfezionare il linguaggio globale per la trasformazione digitale.
Come si evolveranno gli standard? Come li immaginate fra dieci anni?
E: Penso che il ruolo degli standard si estenderà, coinvolgendo direttamente anche il consumatore. Gli standard non saranno più solo uno strumento in mano alle aziende ma saranno usati anche da noi che, banalmente, facciamo la spesa al supermercato.
M: Io credo che fra dieci anni gli attori di molte filiere che oggi non usano gli standard parleranno il linguaggio GS1: non a caso nuovi settori si stanno affacciando al nostro mondo. Le aziende poi saranno via via in grado di sfruttare al massimo le potenzialità e l’interoperabilità dei diversi standard, anche per rispondere alle richieste di consumatori sempre più esigenti e coinvolti.
Lo standard che segnerà il prossimo futuro è… ? E perché?
E: Questa è facile: il GS1 Digital Link. Il GS1 Digital Link sta portando sul web il codice a barre tradizionale. Una vera rivoluzione che grazie a un unico simbolo (in questo caso il QR Code) renderà il prodotto media di se stesso.
M: Stavolta non posso che concordare con Emanuela. Con il GS1 Digital Link è iniziato il viaggio verso il codice unico sulle confezioni dei prodotti. Secondo me, più che una rivoluzione, è una naturale evoluzione: lo spazio fisico sull'etichetta è limitato e le informazioni da comunicare sono sempre di più. Il GS1 Digital Link veicola con una struttura standard tante informazioni riconoscibili ovunque da qualunque applicazione, comprese le casse dei punti vendita. Il futuro è suo.
QR code ovunque, insomma.
E: Esatto. A patto che contengano gli standard GS1, però.
M: È questa la sfida. L’area Standard development è pronta. E voi?
E noi… anche! Grazie Emanuela, grazie Micol!
In GS1 Italy Emanuela Casalini è senior standard specialist e Micol Vialetto standard specialist. Sono state intervistate da Francesco Fracassi
Leggi anche la puntata precedente: “Creatività e ordine: l’apparente antitesi dietro al successo degli standard GS1“
Leggi nella puntata successiva la storia di Silivia Scalia