02. Consumi e imprese
La produzione industriale di beni di consumo mostra nei primi mesi del 2022 i primi segnali di arretramento, dopo la ripresa osservata nel 2021. Difatti, al miglioramento legato alla progressiva normalizzazione di alcuni comportamenti condizionati dalla pandemia si contrappone una tendenza opposta, dettata dalla limitazione di alcune spese causata dall’aumento dell’inflazione degli ultimi mesi.
In sostanza, la presenza di spinte di segno opposto sui consumi delle famiglie fa sì che l’effetto netto sia molto differenziato tra i settori. È utile inoltre rimarcare che l’andamento descritto è determinato tanto dalla domanda interna quanto dalle dinamiche dell’export, dato che tanto lo shock pandemico quanto quello energetico hanno colpito i paesi europei in maniera piuttosto simmetrica.
In particolare, la produzione risulta in calo nei settori che erano andati relativamente meglio nel periodo pandemico, dato che il lockdown aveva spinto le famiglie a dedicare un’attenzione maggiore alla cura dell’abitazione: è il caso della produzione di mobili, elettrodomestici e dei prodotti cura-casa, che stanno ora soffrendo il minor ricorso allo smartworking ed alla didattica a distanza. Al contrario, questa stessa tendenza favorisce il settore dell’abbigliamento, dove i livelli di produzione mostrano una prima fase di ripresa nei primi mesi del 2022. Tuttavia, il comparto rimane ancora ben lontano dai livelli di produzione del 2019, ma le indagini Istat mostrano un clima di fiducia del settore che rimane su livelli abbastanza elevati, segnalando relativo ottimismo per i mesi futuri.
Un settore che invece sta vivendo una fase di contrazione è quello dell’automobile, a causa tanto di problemi dal lato dell’offerta, principalmente dovuti a strozzature che si sono verificate in alcune catene globali del valore, quanto della domanda, in diminuzione prima a causa della diffusione dello smartworking, e poi per i rincari dei prezzi dei carburanti e l’incertezza sulla loro evoluzione.
Dal lato delle imprese dei servizi, invece, si segnala nel mese di settembre una diminuzione dell’indicatore di fiducia delle imprese del turismo, che potrebbe rappresentare un primo segnale di pessimismo in vista della fine della stagione estiva, in cui il settore ha osservato una notevole crescita in seguito alla contrazione dell’attività osservata nei mesi più acuti della pandemia.
Inoltre, una tendenza generale di questi mesi è stata la contrazione dei margini di profitto delle imprese, che hanno assorbito parte dei rincari, trattenendosi dal traslare la totalità degli aumenti a valle sui consumatori. Se però l’aumento dei costi di produzione si rivelasse prolungato molte imprese (ed in particolar modo quelle industriali) non riuscirebbero a contrarre ulteriormente gli utili, alimentando così le spinte inflazionistiche. Su questo punto, segnali positivi emergono dal rientro dei prezzi di diverse commodities, che potrebbe ridurre la pressione sulle imprese e attenuare l’effetto della trasmissione dei rincari sui consumatori nei prossimi mesi.
Figura 3 - Produzione industriale dei beni di consumo / Figura 4 - Clima di fiducia imprese del turismoFonte: elaborazioni REF Ricerche su dati Istat, settembre 2022
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