Il passaporto digitale europeo cambierà la gestione e la consultazione delle informazioni dei prodotti
Da alcuni mesi si sta diffondendo il concetto di Digital Product Passport, introdotto dalla bozza del Regolamento sulla progettazione ecocompatibile di prodotti sostenibili, pubblicata dalla Commissione europea lo scorso 30 marzo
La bozza del Regolamento sulla progettazione ecocompatibile di prodotti sostenibili definisce il Passaporto digitale dei prodotti (in inglese Digital Product Passport) come un insieme di dati, relativi ad un prodotto, che dovrà includere una serie di informazioni, accessibili per via elettronica mediante la lettura di un data carrier.
A ciascun prodotto dovrà essere associato un identificativo - un Unique Product Identifier - e mediante la scansione di un simbolo in cui esso è codificato, permetterà alle persone di raggiungere, con un collegamento web, tutte le informazioni importanti relative al prodotto stesso. Informazioni non ancora definite nel dettaglio (verranno pubblicati degli atti delegati a riguardo, di cui all’’ultimo paragrafo di questo articolo), ma che dovranno essere disponibili per attori diversi, e per soddisfare esigenze diverse in tema di circolarità:
- Indicazioni su come riparare, riciclare, rigenerare o smaltire un prodotto, utili ad un consumatore e a tutti gli attori che possono essere coinvolti in queste attività.
- Informazioni necessarie ad autorità e dogane, e alla stessa Commissione europea, per la verifica delle conformità dei prodotti.
Ne abbiamo parlato nell’articolo “Rivelato il passaporto digitale europeo dei prodotti: è ora di agire!”.
Gli standard aperti e il coinvolgimento di GS1
La bozza di regolamento richiama in più punti la necessità di riferirsi a standard globali e aperti, e parlando nello specifico di identificativo di prodotto e di data carrier, la bozza del regolamento richiede che essi siano conformi alla ISO/IEC 15459:2015, norma alla quale sottostanno tutti i codici e i barcode GS1, così come il collegamento web può essere veicolato tramite il simbolo, mediante una soluzione come il Digital Link GS1.
Ed è a questo punto che riteniamo che gli standard GS1 possano avere un ruolo importante, soprattutto perché possono garantire l’interoperabilità e la continuità con le applicazioni attuali, senza la necessità di inventare un nuovo sistema da affiancare ad uno già adottato. Ulteriore sostegno a questa tesi arriva da uno studio di Deloitte (Impact of international, open standards on circularity in Europe), secondo cui l’uso di standard aperti già esistenti e diffusi è da preferire nell’implementazione del DPP, e ciò è dovuto ad una combinazione di fattori, tra i quali troviamo i minori costi di adozione, la conoscenza e la familiarità degli stakeholder, la possibile integrazione dei dati e l’interoperabilità.
I prossimi passi
La bozza di regolamento prevede che il Passaporto digitale dei prodotti sia applicato a tutti i prodotti immessi sul mercato dell’UE, compresi componenti e semilavorati, con esclusione solo di alcuni settori (alimentare, mangimi e medicinali). I primi settori coinvolti sembrano essere:
- Quelli delle batterie
- ll tessile.
- Le costruzioni.
Attualmente la bozza è in fase di discussione, e la pubblicazione è prevista per la fine del 2023; seguiranno poi i diversi atti delegati che, del Passaporto digitale dei prodotti, chiariranno:
- I requisiti da soddisfare nell’applicazione.
- Le informazioni da gestire e la loro accessibilità.
- Il livello di applicazione (modello, lotto o articolo).
- Quale data carrier dovrà adottare.
- Come deve essere reso disponibile per la consultazione.
- Chi potrà introdurre e modificare le informazioni contenute in esso.
Si tratta quindi di un progetto appena introdotto e che prenderà forma nel corso dei prossimi anni, ma che impatterà fortemente sulla gestione delle informazioni relative ai prodotti e sulla loro consultazione, e per questo è fondamentale seguirne gli sviluppi.
A cura di Emanuela Casalini, barcode specialist di GS1 Italy - seguila su LinkedIn