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Per i processi digital B2B è il momento dell’ecosistema

Passando da sistema chiuso a sistema aperto la digitalizzazione dei processi e delle relazioni tra le imprese esce dal rapporto cliente-fornitore e permette di allargare le relazioni collaborative alle altre organizzazioni della filiera

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A vent’anni dalla nascita, l’Osservatorio Digital B2b della School of Management del Politecnico di Milano (prima si chiamava Osservatorio B2b, poi Osservatorio Fatturazione elettronica e dematerializzazione, quest’ultimo termine poi sostituito da eCommerce B2b, a sottolineare le varie fasi attraversate dal sistema delle relazioni tra le imprese), registra un cambio di paradigma. Il supporto ai processi di filiera tra fornitore e cliente entra in una nuova fase di ecosistema esteso rappresentato dai diversi attori della filiera. Inevitabile l’aumento di complessità, ma in aumento sono anche i benefici determinati dall’avere, ciascuno, una visibilità dell’intera filiera. «In questo contesto diventa chiave il ruolo di provider e associazioni che, fornendo applicativi e competenze di revisione dei processi, possono aiutare le imprese in questa trasformazione. Per le aziende è quindi sempre più necessario uscire dai confini non solo della propria organizzazione, ma anche della propria filiera di appartenenza per aprirsi a relazioni esterne in grado di fornire nuovi stimoli innovativi e nuove opportunità di business», afferma Riccardo Mangiaracina, responsabile scientifico dell’Osservatorio Digital B2b. E non è un caso che GS1 Italy sia parte attiva del gruppo di associazioni partner.

Abbiamo già pubblicato i principali dati relativi al valore delle transazioni tra le imprese in formato digitale (453 milioni di euro l’e-commerce B2b nel 2021) tornati ai valori pre-pandemia e sulle principali tecnologie adottate, tra le quali spicca l’EDI, che si conferma trainante per lo scambio strutturato delle informazioni in ambito B2B, utilizzata da 21 mila imprese, anche se ha risentito dell’avvento dell’obbligo di fatturazione elettronica.

Lo conferma Valter Pacchiarini, responsabile contabilità merci di Carrefour: «Paradossalmente l’avvento della fatturazione elettronica ha significato un peggioramento del livello di automatizzazione del ciclo dell’ordine che avevamo raggiunto grazie all’EDI, essenzialmente per tre fattori: alcuni fornitori hanno dismesso l’EDI, altri l’hanno mantenuto ma hanno forzatamente sviluppato il doppio binario: registrazione della fattura in EDI e tracciato XML per la conservazione. Il terzo motivo deriva dal fatto che nel tracciato EDI sono presenti più informazioni che nella fattura elettronica in XML (documento di trasporto, luogo di consegna delle merci sono previsti ma non obbligatori) e quindi abbiamo avuto problemi con la registrazione dei documenti, per l’accoppiamento della fattura con l’ordine. Abbiamo quindi chiesto ai fornitori di inserire queste informazioni non obbligatorie nella fattura elettronica, sviluppando con Tesisquare un portale collaborativo dove vengono parcheggiati i documenti non completi di tutte le informazioni, in attesa che vengano integrate dietro nostra richiesta per consentire la registrazione automatica. Questa iniziativa ha permesso di recuperare il livello di automatizzazione che nel 2019 era sceso al 91% per arrivare nel dicembre del 2021 al 99% dei documenti del ciclo dell’ordine, eliminando del tutto la carta».

La fatturazione elettronica e l’europa

Per quanto riguarda la fatturazione elettronica in Italia, diventata ormai un modello di riferimento anche per altri paesi europei, da luglio l’obbligo viene esteso anche alle imprese in regime forfettario. Ma la vera novità è che la Commissione europea sta provando a disegnare una soluzione unificata di fatturazione elettronica che garantisca interoperabilità tra gli Stati membri e permetta di monitorare il gap IVA, molto aumentato a seguito della pandemia.

Critica è però una sostanziale non uniformità tra gli Stati membri rispetto alle procedure, alle informazioni da inserire in fattura e ai canali di trasmissione attivi per gli obblighi a livello nazionale che impongono alle imprese di doversi accordare volta per volta con i clienti business e le Pubbliche Amministrazioni riceventi. «A livello europeo l’interoperabilità si ottiene se si arriva a un unico standard. Le modalità con cui si veicolano le informazioni possono essere le più diverse – commenta Carmelo Piancaldini, di Agenzia delle Entrate e coordinatore del Forum italiano sulla fatturazione elettronica – ma devono esserci regole definite e condivise su sintassi e semantica dei dati contenuti nella fattura e nei vari documenti del ciclo dell’ordine».

Dal canto suo l’Osservatorio propone un sistema ibrido che combina il sistema centralizzato e quello decentralizzato provando a cogliere i benefici di entrambi i modelli: il primo favorisce una efficace lotta all’evasione fiscale, il secondo interoperabilità tra i diversi Stati membri.

Gli investimenti e la blockchain

Nonostante sia quindi in crescita la consapevolezza delle imprese rispetto alla necessità di investire in digitale per garantire continuità operativa e aumentare la propria competitività, è ancora bassa la percentuale di chi sta puntando in modo deciso sulla digitalizzazione delle relazioni B2B. In particolare per l’11% delle aziende la priorità negli investimenti in digitale riguarda la gestione elettronica dei documenti, seguita dalle applicazioni e tecnologie dell’industria 4.0 per il 9% e dalla sicurezza informatica per il 7%. Tuttavia appena il 18% delle imprese grandi e PMI investe in questi ambiti tra il 2% e il 5% del fatturato, con il 28% che non ha alcuna intenzione di investire nel digital B2B e il 20% che non ha ancora deciso.

Fig1_OssDigitalB2B.jpgFigura 1 – Gli investimenti in digitalizzazione delle relazioni B2BFonte: School of Management Politecnico di Milano “Osservatorio Digital B2B” giugno 2022

In Italia l’impiego di blockchain e tecnologie a registro distribuito a supporto di processi di relazione tra cliente e fornitore è ancora sporadico. Solo il 4% delle aziende delle 546 sottoposte a survey ha avviato progetti con queste tecnologie e il 10% delle aziende ha intenzione di farlo entro il prossimo anno. I principali ambiti di applicazione sono:

  • La tracciabilità di prodotto.
  • Lo scambio di documenti in formato digitale.
  • La gestione di dati interni.

I driver che spingono verso l’adozione di questa tecnologia sono:

  • Il miglioramento dell’efficacia del processo, aumentando la tempestività di risposta al mercato.
  • La qualità dei processi aziendali e dell’efficienza, risparmiando tempo e costi operativi. 

Questi ecosistemi sono al momento popolati principalmente da grandi aziende che stringono accordi con altri attori della filiera per progetti congiunti, guidati dall’esperienza di società di consulenza e fornitori tecnologici, che supportano le aziende nel rimodellamento dei processi e dei flussi informativi.

Fig2_OssDigitalB2B.jpgFigura 2 – Gli ambiti di applicazione delle tecnologie blockchain e distributed ledgerFonte: School of Management Politecnico di Milano “Osservatorio Digital B2Bb” giugno 2022

Un esempio è quello di Conad Centro Nord che con Ditech ha implementato un progetto blockchain per alzare il livello della tracciabilità, segnatamente nella carne e nel pesce. «Con la blockchain – spiega Stefano Elli, direttore pianificazione strategica, controllo di gestione e innovazione tecnologica di Conad Centro Nord – si crea un paniere di informazioni sicure, verificabili e immutabili attraverso cui i fornitori possono ampliare in senso orizzontale il numero e la profondità delle informazioni di prodotto anche integrandole tra le diverse filiere. Tradizionalmente lo scambio tra retailer e fornitori si basa sui contenuti contrattuali. Noi abbiamo voluto estendere il concetto di valore favorendo l’interazione tra tutti i touchpoint nei confronti del consumatore, generando un vero e proprio ecosistema».

Work in progress nelle aziende

Tra le tendenze a livello B2B si evidenzia una forte attenzione al miglioramento della relazione con il cliente business, soprattutto a seguito dell’emergenza pandemica e un sempre più alto interesse verso la valorizzazione dei dati aziendali. Questa esigenza non si sta, però, ancora tramutando in effettiva azione. Solo un’azienda su cinque ha attivato una collaborazione con i propri clienti attraverso lo scambio di informazioni strategiche. La gran parte delle aziende, invece, si limita a uno scambio di informazioni di natura tecnica e/o commerciale. Questa immaturità deriva da un percorso ancora in essere all’interno delle aziende sia a livello organizzativo (il 34% delle aziende registra una piena integrazione tra le diverse funzioni aziendali che hanno contatto con il cliente), sia a livello tecnologico (il 39% possiede un'infrastruttura tecnologica in grado di integrare dati presenti in vari database). Solo il 15%, tuttavia, si è mosso in entrambe le direzioni mostrando, almeno a livello teorico, una maturità superiore.

Nel percorso del B2B verso logiche di ecosistema emergono quindi diverse spinte. «Innanzitutto – spiega Paola Olivares, direttrice dell’Osservatorio Digital B2b – si evidenzia la migrazione delle tecnologie abilitanti l’e-commerce B2B da sistemi chiusi generatori di efficienza a strumenti aperti in grado di migliorare l’efficacia e di coinvolgere l’intero ecosistema in cui le imprese sono inserite; poi lo sviluppo di sistemi capaci di garantire una maggiore automazione di processo, una migliore collaborazione tra attori e un aumento della sicurezza delle transazioni; e ancora il commitment a livello europeo nella realizzazione di un sistema unico e armonizzato di fatturazione elettronica che garantisca interoperabilità nello scambio documentale tra paesi membri. Queste dinamiche si stanno sviluppando in un contesto cross-settoriale e internazionale che rende necessaria una profonda revisione delle logiche di funzionamento dell’impresa”.

A cura di Fabrizio Gomarasca @gomafab