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Blockchain, tracciabilità e standard globali

Delle opportunità della blockchain per il sistema agroindustriale italiano si è discusso nella Blockchain Plaza, lo spazio di aggiornamento e riflessione sui destini della blockchain nell’ambito di Tuttofood, la manifestazione dell’agroalimentare di Fiera Milano.

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La tecnologia della blockchain è un vero e proprio cambio di paradigma nel trasferimento di informazioni di prodotto lungo a filiera dal produttore agricolo al consumatore e un’opportunità da non perdere per l’alimentare italiano. Non è un caso che ad aprire l’incontro sul tema, che si è tenuto a Tuttofood nel quadro di Blockchain Plaza, sia stato proprio il ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio che ha annunciato la volontà di aprire un tavolo di lavoro interministeriale («ma solo dopo le elezioni europee, perché la blockchain non può essere argomento di discussione dato il tasso di litigiosità del governo»), con l’obiettivo di sviluppare un progetto di ampio respiro a tutela di chi produce, trasforma e consuma.

La blockchain si configura, in sostanza, come la tecnologia innovativa per sostenere i valori del food italiano: qualità e varietà attraverso la tracciabilità, quest’ultima la vera arma per combattere l’Italian sounding, la contraffazione che, secondo le ultime rilevazioni varrebbe 100 miliardi di euro, contro i 41 miliardi di export alimentare italiano.

Non si tratta, però, di attivare una o più piattaforme blockchain italiane. Nell’epoca della globalizzazione le pulsioni da allontanare sono proprio quelle di pensare a un sistema chiuso. Viceversa, l’italianità della produzione alimentare deve essere rafforzata nei confronti dei concorrenti esteri. «La blockchain significa trasparenza e apertura per definizione», sostiene Filippo Renga, direttore dell'Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano.  La tracciabilità quindi si coniuga con gli standard globali. Lo chiarisce Alberto Frausin, presidente di GS1 Italy, quando afferma: «Il grande tema dell’industria agroalimentare italiana è l’esportazione e la tracciabilità è il nostro vantaggio competitivo. Si possono usare diverse tecnologie per la tracciabilità, ma i prodotti e gli eventi della supply chain sono descritti grazie agli standard di identificazione e agli standard dei dati e dei contenuti, gli unici che abilitano l’interoperabilità globale. Gli standard consentono inoltre di mantenere una visione unica e condivisa della supply chain e degli eventi logistici veri e propri, aumentando l’integrità dei dati e la fiducia tra le parti, e limitando la duplicazione e la riconciliazione dei dati. La blockchain è l’elemento infrastrutturale su cui viaggiano questi contenuti strutturati secondo gli standard GS1. E ha tute le caratteristiche per essere la tecnologia più efficiente, veloce ed economica per la gestione della supply chain: si pensi solo ai minori costi delle operazioni di richiamo dei prodotti nella filiera produzione-distribuzione. Per questo occorre guardarsi dallo sviluppo di linguaggi proprietari nelle applicazioni della blockchain».

Per il settore alimentare la blockchain può diventare una tecnologia al servizio della filiera alimentare italiana che ha nella certificazione uno dei suoi atout principali. Secondo Maria Chiara Ferrarese, vice direttore CSQA, i benefici sono numerosi: dalla disponibilità immediata dei dati con la possibilità di intervenire in tempo reale alla unicità degli stessi, dalla disponibilità delle informazioni di prodotto al consumatore al minor carico burocratico per le aziende. «La blockchain aiuterà sensibilmente a modificare i sistemi di verifica e controllo, grazie all’aumento di trasparenza e all’immutabilità del dato – aggiunge Ferrarese – ma sarebbe opportuno che anche la pubblica amministrazione riconoscesse la mitigazione del rischio e riducesse il numero dei controlli rispetto alle aziende che non adottano la blockchain».

Una altro aspetto importante della blockchain è, per Marco Di Luzio, chief marketing officer Infocert, il valore legale del dato, non ripudiabile: «Messo nelle mani di tutti i player della filiera agroalimentare genera valore per la stessa filiera e per il consumatore. La blockchain diventa un repository dell’informazione con valore legale». 

Quanto è forte l’esigenza di adottare la blockchain nel food? Secondo gli esperti è, allo stato attuale, una opportunità. Ma è una tecnologia nuova, le aziende si muovono in ordine sparso e i tempi della sua diffusione sono ancora lunghi. Tra i principali attori promotori della blockchain c’è il retail e Ferrarese aggiunge: «La GDO sta promuovendo la blockchain e vale quindi la pena di essere proattivi con modelli di blockchain che si interfaccino con quel della Gdo».

Per questo Renga ricorda che serve sviluppare competenze per comprendere e gestire tutte le opportunità che questa tecnologia può offrire.

A cura di Fabrizio Gomarasca @gomafab