#NRF16 - day 2
l'opinione di
«Where are you from? Milano, Italy. Wow, I love Milano, I love Italy». È quello che succede in tutto il mondo - e New York non fa certo eccezione - quando il tuo interlocutore scopre che sei italiano. Qui a New York capita spesso di scoprire che il Daniel Angelillo di turno ha un nonno di Caserta e quindi questa alchimia è - se possibile - ancora più potente. Bisognerebbe ricordarselo più spesso che noi italiani abbiamo super fan in giro per il mondo. Fa bene alla nostra autostima, e tiene lontano il nostro innato scetticismo sulle nostre capacità.
Gli italiani non sono più solo simpatici, eleganti e col cibo più buono del mondo (cosa che fa piacere, ma ormai non c'è ristorante che non ti offra piatti con l'arugula, la rucola, o rissotto con due esse, o altro che qui è sinonimo di qualità ed eccellenza e che da noi è semplicemente quotidiano). Gli italiani oggi sono anche bravi e stimati. Fa piacere sentire italiani che raccontano di esperienze di successo.
Succede qui a NRF con Eataly, premiato da NRF come retailer internazionale dell'anno per aver saputo fondere ristorazione e distribuzione insieme attraverso il nuovo "mantra" del retailing moderno: l'experience. Interessante sentire che, a differenza dell'Italia, lo sforzo maggiore qui negli Stati Uniti si è concentrato sui dipendenti, investendo molto per renderli "felici, formati e motivati per poter avere il miglior impatto sui clienti. It's all about people, people, people" ha detto Nicola Farinetti.
O il supermercato del futuro di Coop, presentato in una sala gremitissima, dove una integerrima addetta alla security non faceva entrare più nessuno; «Ci starebbe solo Spiderman (?!)», mi dice. Forse intendeva sul soffitto. Un'altra cosa interessante del NRF sono gli store tour: sia virtuali che reali, in giro per la città. La differenza fra i due è la stessa che c'è fra "l'innovazione da convegno" e l'innovazione del mondo reale. Non sempre le due combaciano. Sto partecipando al tour di negozi organizzato da Kiki Lab; alle cinque del pomeriggio, finita la sbornia di presentazioni, relazioni, market place, si fanno belli belli una decina di chilometri per vedere e toccare con mano quanto di più nuovo bolle in pentola (New York non era la melting pot?!). L'altra differenza fra i due tipi di tour è che oggi El Niño se ne è definitivamente andato per lasciare il posto ad un bel meno otto, con vento simil bora triestina.
Tra gli altri, vediamo il nuovo Microsoft sulla Fifth Avenue, nato con tre obiettivi: vendere, creare fan e mostrare il meglio "della casa". La relazione fra fisico e digitale in questo caso ha portato ad una crescita delle vendite online dell'area di New York del 68%. Un altro flagship store visitato è Muji, 1.100 mq di experience fatta di un "aroma lab", di personalizzazione e di vendita di prodotti esclusivi di questo negozio: la serenità regna sovrana. Poi c'è l'innovazione che funziona nei convegni, ma che ha qualche intoppo nella realtà. I sensori di calore nei camerini che rilevano se sono occupati anche se sono vuoti e i chioschi per il pagamento fuori dal camerino per evitare code alle casse (e eventuali pentimenti) mai attivati perché intralciavano le code di chi doveva provare i vestiti. Canale, multicanale, omnichannel, tutta roba vecchia; adesso è arrivato il "distributed commerce". Che è qualcosa come tutto, in ogni momento, in qualsiasi modo per un consumatore che non è più re, ma è diventato dio (ipse dixit in New York). Ma del consumatore vi racconto domani (voi se siete tristi, annoiati o vi sentite soli guardate più del solito le mail o YouTube?).