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Rapporto Bes, gap strutturali ostacolano la diffusione del benessere

L’occupazione sotto la media europea, in particolare quella femminile, e le disuguaglianze territoriali sono tra le principali criticità

Rapporto BES Istat 2024
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Il livello di benessere in Italia migliora nell’ultimo decennio, ma persistono o si accentuano significative criticità sul fronte delle disuguaglianze territoriali e di genere. Anche il confronto con l’Unione europea evidenzia un rischio di povertà superiore alla media comunitaria.

Sono queste alcune delle evidenze che emergono dal Rapporto Bes (Benessere equo sostenibile) 2024 dell’Istat in cui vengono analizzati 152 indicatori raggruppati in 12 domini (macro aree tematiche) per monitorare la qualità della vita, la sostenibilità dei progressi e la distribuzione del benessere sul territorio nazionale.

Su 137 indicatori Bes per i quali è possibile il confronto con l’anno precedente, il 34,3%, (47 indicatori) migliora in modo significativo; il 26,3% è su livelli peggiori (36) e il 39,4%, la quota più consistente, risulta stabile (54 indicatori).

I domini Lavoro e conciliazione dei tempi di vita e Qualità dei servizi mostrano un quadro misto, con un numero quasi equivalente di indicatori in miglioramento e in peggioramento, mentre Sicurezza e Politica e istituzioni registrano la maggiore quota di indicatori in peggioramento nell'ultimo anno.

Nonostante le criticità strutturali, l'analisi complessiva mostra un andamento positivo nel decennio 2014-2024: oltre la metà degli indicatori registra un miglioramento, mentre il 12% peggiorano. I progressi più marcati si osservano nei domini Sicurezza, Innovazione, ricerca e creatività, Politica e istituzioni e Benessere soggettivo.

Il divario territoriale, un’Italia a due velocità

Il Rapporto Bes 2024 conferma la profonda frattura tra il Centro-Nord e il Mezzogiorno.

Per tutte le regioni del Nord e del Centro (escluso il Lazio), almeno il 60% degli indicatori mostra livelli di benessere migliori della media Italiana, con punte superiori al 70% nelle province di Trento e Bolzano, in Veneto e in Friuli-Venezia Giulia. Al contrario, in quasi tutte le regioni del Sud (eccetto l'Abruzzo), la maggioranza degli indicatori registra valori peggiori di quelli nazionali. In Campania e in Puglia, questo accade per oltre il 70% degli indicatori. Un'eccezione alla divisione geografica è il dominio Sicurezza, dove le regioni con i contesti metropolitani più grandi sono in netto svantaggio, in particolare il Lazio, ma anche Toscana, Lombardia, Campania ed Emilia-Romagna.

Il confronto con l’Europa, i nodi strutturali

Dal confronto con la media UE27 emergono le debolezze e i punti di forza strutturali dell’Italia. Tra i fattori che ci vedono in svantaggio l’occupazione e il divario di genere. Il tasso di occupazione italiano si attesta al 67,1%, quasi nove punti percentuali al di sotto della media europea.

Questo gap è esacerbato dal divario di genere, con l'occupazione femminile che si ferma al 57,4%, evidenziando una riserva di forza lavoro inutilizzata che rappresenta un freno significativo alla crescita del Pil e del benessere.

Significativo il dato sul rischio di povertà che nel nostro paese è 18,9% contro una media UE27 del 16,2%. L'Italia si distingue positivamente per la Salute e la Sicurezza, con una speranza di vita alla nascita di 84,1 anni (contro 81,7 anni in UE27) e un tasso di omicidi tra i più bassi d'Europa (0,6 per 100 mila abitanti contro 0,9).

I dati chiave del benessere in Italia

L'analisi dei singoli domini restituisce un quadro di forti contrasti.

Soffermandoci sulle macro aree più legate allo sviluppo economico, sul fronte della Salute, l'Italia si conferma tra i paesi più longevi, con una speranza di vita media che tocca gli 83,4 anni (fino a 85,5 per le donne), ma si registra un allarmante calo degli anni vissuti in buona salute (58,1 anni) e la crescita dell'obesità.

Per quanto riguarda Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, il tasso di occupazione prosegue la sua crescita arrivando al 67,1% con una riduzione delle disparità di genere, benché la qualità del lavoro sia minacciata dalla diminuzione della transizione da contratti a termine a tempo indeterminato.

Nel Benessere economico, la povertà assoluta si mantiene stabile (9,8%), ma in aumento rispetto al 6,4% del 2014, nonostante la percentuale di famiglie che dichiara che la propria situazione economica è peggiorata o molto peggiorata è in calo significativo (dal 33,9% nel 2023 al 29,5% nel 2024).

Il 46,3% delle persone valuta con un punteggio alto (8-10) la propria Soddisfazione per la vita nel complesso, un valore in crescita dal 35,4% del 2014; resta bassissima invece la fiducia nelle istituzioni e nei partiti politici (solo 3,5 su 10).

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