Innovazione Largo consumo

Marchi e indicazioni geografiche: tutela al tempo del QR code

Un webinar organizzato da Indicam ha fatto luce sugli aspetti giuridici e pratici legati a un ambito che coinvolge un settore strategico dell’economia. In tema di etichettatura, GS1 offre un prezioso contributo a tutta la filiera

Indicazioni geografiche in etichetta
Agata25 - stock.adobe.com

Secondo il Rapporto Ismea-Qualivita, nel 2024 la Dop economy in Italia valeva 20,2 miliardi di euro alla produzione e 11,6 miliardi all’export. Un comparto decisamente rilevante, che necessita di tutela dei relativi marchi. Se n’è discusso in un recente webinar organizzato da Indicam, l’associazione italiana per la tutela della proprietà intellettuale, al quale ha preso parte un panel di giuristi, affiancati da Vittorio Giordano, Industry engagement specialist di GS1 Italy, che ha presentato il tema delle etichette dei prodotti.

Astrid Wiedersich Avena, Avvocata dello studio legale De Tullio & Partners, ha affrontato il tema della tutela delle Indicazioni geografiche nella recente giurisprudenza italiana ed europea. Lo ha fatto illustrando un caso ancora pendente dinanzi la commissione ricorsi Ueipo, l’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale: quello relativo alla richiesta di registrazione, da parte del Consorzio di tutela del formaggio Dop Salva Cremasco, del marchio collettivo.

La disciplina del settore vitivinicolo

Duilio Cortassa, Avvocato dello studio legale LJLex, ha tracciato una panoramica del quadro normativo nel settore vitivinicolo. A livello UE la regolamentazione ha vissuto passaggi fondamentali nel 2008 con l’introduzione del sistema delle Dop (Denominazione di Origine Protetta)/Igp (Indicazione geografica protetta) per i vini e nel 2013 con l’OCM Unica (Organizzazione Comune dei Mercati). In Italia la normativa di riferimento è il Testo Unico del Vino (legge 238/2016), che regola la filiera, dalla produzione alla promozione, sui principi di qualità, tracciabilità e sostenibilità.

«Le sfide per il settore vitivinicolo riguardano il green deal, le certificazioni ambientali, le innovazione (dall’etichetta elettronica alla tracciabilità blockchain) e il rapporto con i mercati globali» Duilio Cortassa, avvocato dello studio legale LJLex

Il tema della tutela del marchio nel settore vitivinicolo è stato al centro dell’intervento di Marina Lanfranconi, Avvocata e principal intellectual property & media law di KPMG. Qui il riferimento è la Classificazione di Nizza, che disciplina aspetti quali la capacità distintiva, la liceità, il rapporto tra marchi e indicazioni di origine, il concetto di affinità. Interessanti i casi concreti proposti: dalla somiglianza dei marchi “Alegra de Beronia” e “Alegro”, che il Tribunale UE ha ritenuto non a rischio di confusione, ai casi di utilizzo dei nomi patronimici, che nel settore vitivinicolo possono avere minor valenza distintiva.

L’evoluzione del codice a barre

Al di là delle questioni giuridiche che spesso li vedono protagonisti, i prodotti di largo consumo hanno un’identità digitale. Un tratto distintivo fondamentale, se consideriamo che ogni anno solo in Italia vengono venduti circa 350 mila prodotti con codice a barre GS1, che passano in cassa 29,3 miliardi di volte generando 2,7 miliardi di scontrini.

Vittorio Giordano, Industry engagement specialist di GS1 Italy, ha illustrato l’evoluzione dell’etichetta con gli standard GS1.

«Il codice a barre genera fiducia, favorisce l’interoperabilità e garantisce trasparenza e visibilità. Con il motore di ricerca Verified by GS1, retailer e marketplace possono verificare la correttezza di un GS1 GTIN, ovvero il codice numerico univoco assegnato a ogni prodotto, e la sua identità, con le informazioni fornite dal brand».

Ma oggi il codice a barre non basta più.

Ecco perchè 22 aziende leader mondiali nel largo consumo hanno dato il via a Sunrise 2027, una seconda rivoluzione del barcode: la transizione globale ai QR code standard GS1, che abilita una vasta gamma di potenzialità destinate a rivoluzionare l’esperienza dei consumatori. La community GS1 si è data come obiettivo l’adozione dei codici 2D entro la fine del 2027, gli scanner dei punti vendita retail di tutto il mondo dovranno essere in grado di leggere e di elaborare sia i tradizionali codici a barre lineari che i nuovi codici 2D.

«Il codice a barre 2D è un’opportunità per tutta la filiera, in termini di coinvolgimento dei consumatori, tracciabilità, sostenibilità e circolarità, gestione dell’inventario, sicurezza e packaging esteso» Vittorio Giordano.

Un esempio pratico del QR code standard GS1 è Brindo la soluzione di GS1 Italy Servizi, che permette di realizzare l'etichetta digitale per le bottiglie di vino tramite un QR code standard GS1 apposto in etichetta così da adempiere alla normativa del Reg. 2021/2117. La norma impone l’obbligo di aggiunta della dichiarazione nutrizionale e dell’elenco degli ingredienti per vini e vini aromatizzati, che può avvenire sul pack o per via elettronica, mediante QR code con GS1 Digital Link.

Il webinar si è chiuso con un intervento di Antonio Bana, Avvocato dello studio legale Bana, sui profili di responsabilità penale legati alla contraffazione o alterazione delle indicazioni geografiche o denominazioni di origine di prodotti agroalimentari, anche in questo caso supportato da numerosi casi pratici.

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