Il 23 luglio l’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) ha approvato le Linee guida e il Codice di Condotta dedicati agli influencer rilevanti, ovvero coloro che raggiungono almeno 500 mila follower o un milione di visualizzazioni medie mensili su una piattaforma social o di condivisione video.
Questi influencer vengono ufficialmente riconosciuti come soggetti con responsabilità editoriale per i contenuti audiovisivi che producono e diffondono. Saranno inseriti in un elenco pubblico consultabile sul sito di Agcom, con l’obbligo di registrarsi entro sei mesi, quindi entro inizio 2026, e di riportare la dicitura “in elenco AGCOM” sui loro profili per garantire trasparenza e riconoscibilità.
Cosa prevede il Codice di Condotta
Il Codice definisce criteri di trasparenza, responsabilità e tutela dei consumatori, con particolare attenzione a quattro aree chiave:
- Comunicazioni commerciali: ogni contenuto a scopo promozionale deve essere chiaramente segnalato e distinguibile da quelli spontanei.
- Tutela dei diritti fondamentali: vietati contenuti che incitino o giustifichino odio, violenza, discriminazione o ledano la dignità di persone o gruppi.
- Protezione dei minori: nessuna pubblicazione di contenuti dannosi per lo sviluppo fisico, psichico o morale dei più giovani.
- Rispetto della proprietà intellettuale dei contenuti.
In caso di violazioni, Agcom potrà applicare sanzioni fino a 250 mila euro, che possono salire a 600 mila euro se il danno riguarda minori o diritti fondamentali.
Era ora, verrebbe da dire.
Gli influencer, infatti, sono ormai un media a tutti gli effetti, con un ruolo centrale (quando non predominante) nel media mix di molte aziende. Nel 2024 l’influencer marketing ha generato in Italia un indotto da 370 milioni di euro e per il 2025 si prevede un’ulteriore crescita del 4,05%, con un giro d’affari che potrebbe raggiungere i 385 milioni di euro.
Secondo il report ONIM (Osservatorio Nazionale Influencer Marketing), le attivazioni nate da collaborazioni tra brand e influencer (creator) nel 2024 sono state 300 mila (Instagram, TikTok, YouTube), con un aumento del 25,6% rispetto all’anno precedente, e hanno generato 320,7 milioni di interazioni.
Numeri che confermano la maturità e la dimensione industriale di questo settore, che non può più basarsi solo su autodichiarazioni o su codici di condotta volontari.
Per questo motivo è fondamentale che - così come avviene per qualsiasi altra forma di pubblicità - esistano regole chiare a tutela dei consumatori, che li aiutino a distinguere quando un contenuto nasce in modo spontaneo e quando, invece, è il frutto di una collaborazione commerciale tra influencer e brand.
La trasparenza non serve solo a proteggere i follower, ma anche a preservare la credibilità dei creator, a rafforzare il rapporto di fiducia tra l’influencer e il suo pubblico, e ad accrescere la reputazione complessiva del settore.
Le linee guida sono perfettibili? Probabilmente sì.
Ci saranno influencer che proveranno ad aggirare le regole? Forse.
Ma è indubbio che questo sia un segnale importante di attenzione verso etica e trasparenza in un settore cresciuto in modo esponenziale e finora poco regolamentato.
Gli episodi di cronaca come il Pandoro-gate - e non solo - hanno dimostrato quanto fosse urgente un quadro normativo chiaro, che tuteli il consumatore e, allo stesso tempo, elevi la professionalità di chi opera nel settore.
Per le aziende, queste novità significano:
- Maggiore chiarezza nella gestione delle collaborazioni con gli influencer.
- Necessità di adeguare le strategie di comunicazione e compliance.
- Opportunità di costruire relazioni di lungo periodo basate sulla fiducia e sulla trasparenza.
In un mercato che vale centinaia di milioni di euro, regole chiare non devono essere viste come un vincolo, quanto come un investimento nella credibilità futura del settore.