
L’incubo dell’intelligenza artificiale (IA) sta pian piano svanendo. Le attese legate all’applicazione di questa tecnologia sembrano ormai superare i timori, per lo meno quando si tratta di logistica. Tante aziende in Italia guardano all’IA come a uno strumento per fare meglio quel che si è sempre fatto, ma soprattutto per fare cose mai fatte prima. Per alcune (non molte, a dire il vero) l’intelligenza artificiale è inoltre già oggi più di una suggestione futuristica. La recente indagine “Radar IA” realizzata dal Centro sulla Logistica e la Supply Chain (i-LOG) dell’Università LIUC, in collaborazione con Columbus Logistics, descrive dove e come in Italia l’intelligenza artificiale viene applicata nei trasporti, in magazzino e più in generale nella gestione della supply chain.
Un primo dato interessante è che circa un terzo degli oltre 600 direttori logistici ascoltati ha (o ritiene di avere) una qualche forma di IA all’interno dei sistemi IT adottati in ambito logistico.
Tuttavia, «il divario tra quanto si parla di intelligenza artificiale e quanto effettivamente venga adottata nella logistica è grande, solo il 7% delle aziende dichiara di avere oggi una soluzione operativa di IA, e meno del 60% dei rispondenti sta valutando investimenti concreti. Questo ci dice che, al di là dell’hype, servono ancora consapevolezza e maturità digitale per passare dalle parole ai fatti», evidenzia Nicolò Trifone, ricercatore i-LOG che ha condotto la ricerca
Figura 1 - Il livello di adozione dichiarato di IA

Non sorprende invece che la previsione della domanda sia l’applicazione più diffusa (75%), oltre che quella ritenuta più promettente. Seguono con distacco le adozioni in ambito trasporto e distribuzione (39%) e gestione del magazzino (34%). «Nel demand planning (pianificazione della domanda, ndr) gli algoritmi di machine learning (sottoinsieme dell'intelligenza artificiale che permette ai sistemi di imparare dai dati, identificare modelli e prendere decisioni con un intervento umano ridotto, ndr) sono già utilizzati da tempo, anche se spesso senza essere etichettati come “intelligenza artificiale”» precisa Trifone. «Oggi però abbiamo l’opportunità di valorizzare questi strumenti con nuove tecnologie, e qui entra in gioco il tema degli agenti AI, una frontiera interessante che può mettere a sistema modelli predittivi, simulazioni, ottimizzazioni e suggerimenti analitici a supporto dei professionisti della supply chain».
Figura 2 - Le soluzioni IA più promettenti e diffuse

La ricerca Radar IA conferma infine che le aziende guardano all’intelligenza artificiale per migliorare decisioni complesse, anticipare criticità, aumentare la resilienza. Sono però frenate nell’adozione da tre fattori:
- Mancanza di competenze interne (55% delle risposte).
- Difficoltà di integrazione con i sistemi IT presenti in azienda (27%).
- Costi elevati delle soluzioni (18%)
Gli effetti dell’IA su processi e persone
I punti interrogativi per quel che riguarda l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale nella gestione logistica riguardano però anche, e forse soprattutto, gli impatti su processi e persone. A offrire qualche risposta ai dubbi più pressanti è una recente ricerca condotta da Politecnico di Milano e Amazon con il supporto di Caio Digital Parners, coinvolgendo diversi retailer attivi online e fornitori di soluzioni tecnologiche.
«Abbiamo analizzato le applicazioni di soluzioni di Intelligenza Artificiale e tecnologie digitali in una serie di aspetti strategici del processo logistico legato all’e-commerce, come ad esempio la previsione della domanda o l’ottimizzazione del trasporto, per capire gli effetti», illustra Riccardo Mangiaracina, docente del Politecnico, responsabile scientifico dell’Osservatorio eCommerce B2c e co-founder del B2C Logistics Center.
I risultati raccolti sono piuttosto incoraggianti in tutti gli ambiti analizzati:
- Previsione della domanda: le aziende con processi strutturati hanno visto un miglioramento dell'accuratezza tra il 5% e il 10%. La percentuale ha raggiunto il 95% per chi partiva da processi non strutturati.
- Efficienza e sostenibilità: un’azienda su due ha dimezzato gli sprechi, il 70% ha diminuito le spedizioni di emergenza grazie a una migliore pianificazione, il 40% ha recuperato fino al 20% di spazio in magazzino.
- Ottimizzazione del trasporto: metà delle aziende ha incrementato la saturazione dei veicoli, arrivando in alcuni casi ad aumentare la capacità di carico dell’85-95% e riducendo del 30% il numero delle spedizioni.
- Miglioramento dell’esperienza del cliente e supply chain: il 60% delle aziende ha aumentato la disponibilità degli articoli, il 40% ha ampliato l’offerta, la quasi totalità ha incrementato la visibilità della supply chain.
Figura 3 - Prodotti scartati prima dell’introduzione dell’IA

Figura 4 - Saturazione veicoli prima dell’introduzione dell’IA

«Ovviamente i risultati sono tanto migliori quanto più la situazione di partenza era “basica”» evidenzia Mangiaracina. «Per chi parte, ad esempio, da una gestione con Excel il passaggio a una soluzione IA è certamente complesso ma il beneficio è significativo. A stupirmi non sono la soddisfazione e lo stupore delle imprese che hanno adottato soluzioni di intelligenza artificiale – continua – quanto il fatto che, nell’apprezzare i risultati ottenuti, tanti hanno ammesso di poter fare ancora di più, riconoscendo in questo un potenziale non ancora sfruttato al massimo. Questa consapevolezza è molto incoraggiante per gli sviluppi futuri nel settore».
L’IA ruberà il lavoro all’essere umano?
La ricerca Politecnico e Amazon smantella infine anche un diffuso luogo comune: l’adozione dell’IA sembrerebbe favorire l’emergere di nuove opportunità piuttosto che sostituire la forza lavoro umana. Il 40% delle aziende intervistate nell’ambito dell’indagine del Politecnico registra un miglioramento delle competenze digitali del personale e l’80% ha riassegnato con successo i dipendenti a posizioni a maggior valore aggiunto, creando nuove figure professionali e migliorando i processi e la soddisfazione dei clienti dell’85%. Tra queste c’è anche Amazon.
Nei propri centri logistici, il colosso del commercio digitale già oggi impiega tecnologie per l’analisi predittiva dei dati con il duplice obiettivo di ottimizzare le operazioni e potenziare le capacità umane.
«Siamo passati dall’avere principalmente operatori che prelevano e imballano prodotti a oltre 60 tipologie di diverse mansioni: dai tecnici specializzati agli analisti dei dati. Solo nel 2024, 20 mila persone dell’ultimo miglio della nostra rete logistica in Europa sono state formate all’utilizzo di nuove tecnologie. Negli ultimi due anni Amazon ha aumentato del 50% il numero di tecnici specializzati in manutenzione e ingegneria (ruoli RME) in tutti i siti europei» conferma Stefano Perego, vp international operations di Amazon.