
Il tema della sostenibilità nel settore agroalimentare è sempre più urgente e rilevante. Se ne occupa anche l’Osservatorio Food Sustainability promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano, che mira a contribuire alla trasformazione sostenibile del sistema agroalimentare. Un obiettivo perseguito attraverso attività di ricerca e sensibilizzazione che pongono al centro il ruolo dell’innovazione e coinvolgono tutti gli attori della filiera. Non a caso, il recente convegno di presentazione dei risultati della settima edizione ha visto ricercatori, imprese, istituzioni e terzo settore confrontarsi su esperienze e progetti tesi a costruire un sistema agroalimentare più sostenibile, puntando proprio sulla leva dell’innovazione.
Nell’ultimo anno l’Osservatorio si è concentrato su quattro ambiti:
- Le pratiche di economia circolare nel settore primario, con un focus sull’agricoltura rigenerativa.
- La sostenibilità delle filiere corte.
- La misurazione della sostenibilità.
- L’innovazione delle metodologie per misurare la sostenibilità del packaging alimentare, con particolare riferimento all’analisi del ciclo di vita (LCA).
«Le pratiche di economia circolare sono molto diffuse in agricoltura (73,8%), in particolare quelle rigenerative (52,9%). Quando le aziende le adottano, ne praticano spesso più di una: la sinergia è molto evidente tra le pratiche rigenerative e l’uso di input circolari. Nel riuso donazione, vendita diretta e trasformazione sono centrali».
Paola Garrone, professoressa di Business and Industrial Economics e Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Food Sustainability
L’economia circolare in agricoltura
Il mondo agricolo vive una fase caratterizzata da sfide di carattere economico, sociale e ambientale. Per questo gli agricoltori si stanno dotando di strumenti che combinano l’innovazione tecnologica e il recupero di pratiche tradizionali aggiornate al nuovo contesto. In questo senso, l’economia circolare gioca un ruolo da protagonista: circa due terzi delle 1.200 aziende agricole coinvolte nella survey condotta dall’Osservatorio adotta una pratica circolare. Tra quelle di agricoltura rigenerativa, spiccano le strategie di agricoltura integrata (45%), di agricoltura conservativa (38%), per la tutela della biodiversità (20%) e dirette al mantenimento degli ecosistemi (16%).
«L’agricoltura rigenerativa si può fare solo insieme: per noi è fondamentale intraprendere una rete che mette insieme filiere diverse e crea un network, come dimostra il progetto lanciato e implementato nel petfood sulla filiera dei cereali e delle proteine vegetali», ha sottolineato Marta Schiraldi, Safety, Health, Environment e Sustainability Head di Gruppo Nestlè Italia e Malta.
Figura 1 - L’adozione delle pratiche di economia circolare da parte degli agricoltori

Come gestire le eccedenze
Una sessione del convegno è stata dedicata alla gestione delle eccedenze alimentari in ambito urbano. «Abbiamo attivato diversi progetti sulla città di Milano, tra cui un cantiere sulla food policy e contribuiamo tra l’altro allo sviluppo della rete degli hub di quartiere per il recupero delle eccedenze alimentari», ha affermato in apertura Alessandro Perego, vicerettore per lo sviluppo sostenibile e impatto del Politecnico di Milano.
Carolina Gomez, ECR project manager GS1 Italy, ha posto l’accento sull’importanza di promuovere un approccio collaborativo tra i player del largo consumo: «Lo spreco alimentare non rappresenta solo un problema, ma un’opportunità per le aziende lungo la filiera. Consideriamo, infatti, la sua triplice valenza: economica, per i fattori produttivi e le risorse impiegate; sociale, in relazione alla crescente povertà alimentare; ambientale, legata al consumo di risorse scarse e all'impatto sul clima». In questi anni GS1 Italy ed ECR Italia hanno supportato produttori e retailer in progetti volti, in ottica di ciclo di vita, a ottimizzare la sostenibilità della filiera e sviluppare strategie di prevenzione delle eccedenze. Basti pensare alla sensibilizzazione del consumatore nelle fasi di consumo e utilizzo, alla collaborazione nei piani promozionali e alla riduzione della gamma prodotti per impedire al cibo in eccesso di trasformarsi in spreco.
«La chiave per la riduzione degli sprechi alimentari va ricercata in una visione di sistema: lavoriamo per portare benefici agli attori della filiera in termini sia di riduzione dell’impatto ambientale sia di miglioramento della gestione dei prodotti. In questo senso, gli standard GS1 sono particolarmente utili».
Carolina Gomez, GS1 Italy
Filiere corte e LCA
Sono state inoltre approfondite alcune case history relative a modelli di filiera corta, tra cui F.lli Beretta e Consorzio del Prosciutto di Parma. Spazio, infine, alle pratiche di misurazione della sostenibilità, fondamentali per favorire una transizione sostenibile. Tra queste spicca la metodologia LCA per valutare gli impatti ambientali e sociali. Qui un’attenzione specifica è stata dedicata al ruolo del packaging e al suo contributo per filiere circolari e sostenibili. A discuterne sono stati chiamate realtà del calibro di Conai, Barilla e Granarolo.
L’Osservatorio sottolinea dunque la necessità di strumenti solidi, dati affidabili, collaborazione tra attori e una visione che integri ambiente, economia e società. In questa direzione si muovono anche le politiche europee: basti pensare al Green Deal e al Packaging and Packaging Waste Regulation (PPWR), che invitano a ripensare l’imballaggio in chiave circolare.
Rendi sostenibile la supply chain : scopri le soluzioni per raggiungere una filiera più sostenibile sul sito GS1 Italy