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01. Consumi e famiglie

Economia del consumatore - Ref Ricerche settembre 24

I dati di contabilità nazionale riferiti al secondo trimestre dell’anno hanno evidenziato una crescita modesta dell’economia italiana, in linea rispetto alla media dell’area euro.

La stessa situazione di debolezza osservata per l’economia in generale ha interessato anche la spesa delle famiglie. Il secondo trimestre dell’anno, difatti, ha fatto registrare una crescita contenuta dei consumi (+0,2% rispetto al primo trimestre e -0,2 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).  Tale andamento riflette una crescita dei consumi delle famiglie per servizi (+1,3%), che quindi recuperano in parte le contrazioni subite nei due trimestri precedenti, a fronte di un’ulteriore diminuzione dei consumi di beni (-0,8%).

Più nel dettaglio, la contrazione ha interessato maggiormente la componente dei beni non durevoli, penalizzati dall’andamento cedente soprattutto dei consumi alimentari, che risentono dei prezzi ancora elevati su alcune categorie di prodotti e che continuano a rappresentare un freno alla spesa soprattutto delle famiglie a reddito più basso. Al contrario, le famiglie più abbienti potrebbero aver aumentato le spese “turistiche” nel corso degli ultimi mesi, ricorrendo maggiormente ai pasti fuori casa. Hanno tenuto invece nel trimestre i consumi per beni durevoli e semidurevoli, anche se tuttavia questi ultimi presentano una dinamica ancora ampiamente negativa nel confronto con lo scorso anno, dovuta principalmente alla caduta degli acquisti di beni di abbigliamento.

I primi dati sul terzo trimestre, relativi al volume delle vendite al dettaglio nel mese di luglio, evidenziano un primo segnale di ripresa degli acquisti da parte delle famiglie, per ora ancora molto modesta (+0,2% rispetto alla media dei tre mesi precedenti).

In generale, il quadro per le famiglie si avvia comunque verso un miglioramento.

Le condizioni del mercato del lavoro rimangono ampiamente positive: a luglio l’occupazione ha toccato un nuovo massimo storico, pari a oltre 24 milioni di occupati. Il tasso di disoccupazione si è ridotto ulteriormente toccando il 6,5%, il valore minimo dal 2008. Va anche considerato tuttavia che tale risultato ha riflesso, oltre che un aumento del tasso di occupazione, anche un aumento della popolazione inattiva.

Sul versante dei prezzi, si va consolidando il processo di rientro dell’inflazione (1,3% a luglio, in leggera risalita rispetto ai mesi precedenti), guidato principalmente dalla stabilizzazione dei prezzi sui mercati energetici.

Gli ultimi mesi, inoltre, sono stati anche caratterizzati da una moderata crescita dei salari, che si lega principalmente al rinnovo di alcuni contratti collettivi di vasta portata, come ad esempio quello del commercio. Le retribuzioni nette percepite dai dipendenti beneficiano inoltre degli sgravi contributivi previsti per quest’anno.

I salari si stanno quindi adeguando almeno parzialmente agli aumenti dei prezzi degli anni passati. La buona dinamica salariale e il rallentamento della crescita dei prezzi stanno quindi favorendo la ripresa del potere d’acquisto delle retribuzioni. 

Tale lettura è coerente con i risultati che emergono dalle indagini congiunturali condotte dall’Istat presso i consumatori. Il clima di fiducia dei consumatori è in ripresa, i timori di disoccupazione si mantengono su livelli molto bassi, ed il giudizio sul livello dei prezzi evidenzia una piena percezione da parte delle famiglie del rallentamento dell’inflazione in atto. D’altro canto, altri aspetti dell’indagine evidenziano che rimane ancora contenuta la quota di famiglie che ha effettivamente osservato un miglioramento della propria situazione economica rispetto ai mesi scorsi, motivo per cui i segnali di cambiamento delle decisioni di spesa restano ancora limitati.

Difatti, i segnali di ripresa del livello dei redditi non si sono riversati in un aumento apprezzabile della spesa per consumi, segno che le famiglie hanno dato in questa fase priorità alla ricostituzione di  un adeguato flusso di risparmio, sia perché molte– e specialmente quelle a reddito più basso – hanno attinto negli ultimi due anni ai risparmi accumulati per fronteggiare i rincari dei prezzi, ma anche perché i tassi di interesse ancora elevati continuano a incentivare il risparmio delle famiglie con livelli di reddito maggiori.

Figura1_RefRicerche_set24.pngFigura 1 - Salari reali/ Figura 2 - Clima di fiducia dei consumatoriFonte: elaborazioni REF Ricerche su dati Istat ed Eurostat, settembre 2024

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