Innovazione e sostenibilità nell'e-commerce: le nuove frontiere
L'importanza di intelligenza artificiale e automazione per migliorare efficienza e sostenibilità secondo l’Osservatorio e-commerce B2C del Politecnico di Milano
Un’innovazione guidata dall’AI (intelligenza artificiale) e dall’automazione e che ha come obiettivo non solo l’efficienza, ma anche la sostenibilità e l’attenzione al consumatore.
È quanto emerso, in sintesi estrema, dall’incontro "Le innovazioni nell'e-commerce B2C: facciamo il punto", organizzato nei giorni scorsi dall'Osservatorio e-commerce B2C del Politecnico di Milano, e del quale GS1 Italy è partner.
Un mercato che lo scorso anno ha raggiunto i 36,4 miliardi di euro e che prevede per il 2024 una ulteriore crescita di +6%, guidata da quasi tutti i settori di prodotto, eccetto l'editoria, ha un fortissimo bisogno di innovazione. Perché, come ribadito dagli analisti del Politecnico, il futuro dell'e-commerce si giocherà proprio su un utilizzo più maturo e diversificato delle innovazioni digitali.
Ma di quali innovazioni si parla?
Sicuramente molti degli investimenti si concentrano su:
- Attività di backend.
- Potenziamento della struttura operativa.
- Servizi multicanale.
- Platform thinking.
Poi, però, emergono prepotenti le nuove tendenze, intelligenza artificiale (IA) in primis, seguita da extended e virtual reality (realtà virtuale e aumentata).
La mappatura delle applicazioni tecnologiche nel mondo dell'e-commerce B2C ha evidenziato come l'IA possa essere adottata in diverse fasi del processo d'acquisto, così come nella gestione dello stesso sito e-commerce. Analogamente, anche l'extended reality, che combina realtà aumentata e virtuale, trova applicazioni significative, spesso orientate al front end: un censimento su 301 progetti di extended reality in Italia ha rivelato che il 28% è stato sviluppato nel settore retail.
Figura 1 – Il commercio del futuro: l’uso dell’innovazione digitaleFonte: Politecnico di Milano “Osservatorio e-commerce B2C” 2024
Le tecnologie come risposta a tre bisogni fondamentali delle imprese dell’e-commerce
Ed è Roberto Liscia, presidente di Netcomm, che spiega quale direttrice sta assumendo il moto di innovazione. «Le nuove tecnologie rappresentano una risposta a tre bisogni fondamentali delle imprese: aumento dell’efficienza, efficacia e personalizzazione, nuovi modelli di business».
Il primo bisogno è, dunque, l'aumento dell'efficienza. L'e-commerce sta diventando sempre più costoso e affronta problemi di sostenibilità economica. Le nuove tecnologie possono migliorare la produttività e l'efficienza in vari ambiti, come la logistica, i magazzini e la gestione dei contenuti.
Per quanto riguarda il secondo fenomeno, quello della personalizzazione, Liscia sottolinea come con l'evoluzione delle tecnologie, la gestione dei contenuti e il riconoscimento delle immagini stiano diventando cruciali. I consumatori cercano servizi sempre più su misura, e le aziende devono adattarsi a queste nuove esigenze, per garantire maggiore efficienza e una migliore interazione con il cliente.
Infine, le tecnologie stanno cambiando il modo in cui le aziende operano e interagiscono con i clienti e proprio queste nuove modalità di relazione finiscono per impattare anche sui modelli di business.
«Infine – ha sottolineato Liscia – non possiamo non tener presente il
contesto geopolitico e normativo che interessa oggi il mondo dell’e-commerce. Di fronte all’ingresso in massa di prodotti cinesi a basso costo sul mercato europeo, dal punto di vista della normativa è essenziale che questi prodotti rispettino le stesse normative di compliance e pricing di quelli europei. Ma è altrettanto essenziale imparare a utilizzare la leva delle tecnologie, IA in primis, per promuovere le eccellenze locali, come il Made in Italy, migliorando la qualità e la personalizzazione dell'offerta».
Le stesse tecnologie, conclude Liscia, devono essere utilizzate anche per tracciare e informare i consumatori sull'origine e sulla filiera dei prodotti, «promuovendo di fatto la sostenibilità economica, sociale e di governance».
Logistica e magazzini: l’e-commerce in cerca di sostenibilità
In un momento in cui l'Europa si sta sempre più orientando verso una maggiore sostenibilità e trasparenza, tematiche come la progettazione delle reti distributive, le operation all'interno dei magazzini e la consegna dell'ultimo miglio richiedono una nuova attenzione.
Così, nel corso dell’incontro è stata presentata un’analisi che ha messo a confronto l'impatto ambientale degli acquisti online rispetto a quelli offline. Utilizzando dati specifici, si è dimostrato che gli acquisti online, associati alla consegna a domicilio, producono significativamente meno emissioni di CO2 rispetto agli acquisti in negozio.
Dall’analisi è emerso che una parte significativa delle emissioni per gli acquisti offline è generata dall'infrastruttura dei negozi stessi, mentre la consegna dell'ultimo miglio per gli acquisti online, spesso accusata di essere fonte di importanti emissioni, è in realtà meno impattante rispetto al viaggio dei clienti ai negozi.
L’analisi ha preso in considerazione molteplici variabili, a partire dalle classi merceologiche, passando per le località, per arrivare ai mezzi utilizzati per gli spostamenti: seppur con qualche scostamento, il minor impatto dell’e-commerce resta confermato in tutti i casi presi in esame.
Sul fronte della logistica di magazzino, l’acceleratore sta spingendo sull’automazione, con un’adozione sempre più diffusa di soluzioni che spaziano dai sistemi puzzle based, ovvero sistemi di stoccaggio compatti, ai robot mobili fino agli shuttle, ovvero le navette utilizzate nei magazzini per trasportare i pallet.
Non esiste una soluzione preferibile alle altre: dipende dal contesto e dalle necessità.
Appare comunque chiaro come la logistica nell'e-commerce sia in continua evoluzione, con l’obiettivo di raggiungere l’equilibrio perfetto tra sostenibilità ed efficienza.
Il ruolo degli standard e della trasparenza nella raccolta dei dati
Nel corso dell’incontro, è intervenuto anche Andrea Ausili, standard & innovation director di GS1 Italy, partner del Politecnico su questi tavoli di lavoro.
Ausili concorda con la necessità di dare la giusta attenzione alle tematiche legate all’intelligenza artificiale, anche se «l'uso dell'IA nelle aziende dell’e-commerce e del retail non è una novità. Le applicazioni di intelligenza artificiale tradizionali, come i sistemi predittivi di logistica e l'automazione nei magazzini, sono già ben consolidate». Diverso è il caso dell’intelligenza artificiale generativa, tecnologia innovativa e promettente, che richiede tuttavia un periodo di apprendimento e adattamento e soprattutto la giusta cautela, per evitare scelte affrettate.
Soprattutto, ed è qui il primo consiglio di Ausili, «la chiave per trarre vantaggio dall'IA è disporre di dati robusti e affidabili. Sia l'IA tradizionale sia quella generativa per funzionare efficacemente dipendono da informazioni e dati accurati. Per questo, le aziende devono concentrarsi sulla raccolta e gestione di dati di alta qualità per personalizzare e ottimizzare l'uso dell'AI in base alle loro esigenze specifiche».
Ancora più deciso è Ausili rispetto alle tematiche di sostenibilità.
«La sensibilità verso la sostenibilità sta crescendo sia tra le aziende sia tra i consumatori, mentre il quadro normativo europeo sta introducendo regolamenti sempre più stringenti, come il regolamento europeo ESPR (Eco Design for Sustainable Products Regulation) e le normative sulla deforestazione e sul packaging, il cui obiettivo è migliorare la sostenibilità dei prodotti e dei processi aziendali».
Ausili sottolinea come il concetto di "digital product passport", al centro del regolamento ESPR, rappresenti un sistema di trasparenza e informazione sui prodotti destinato a tutti gli stakeholder, inclusi i consumatori.
«Per conformarsi a queste nuove normative, le aziende avranno bisogno di standard di riferimento robusti per la raccolta, la pubblicazione e l'accessibilità dei dati. Questo non solo faciliterà la compliance, ma migliorerà anche la trasparenza e la fiducia nei confronti dei prodotti».
Analogamente, anche la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive, la direttiva europea sul reporting di sostenibilità delle imprese, ndr) richiede alle aziende di redigere bilanci di sostenibilità e di raccogliere dati sull'impatto ambientale lungo tutta la filiera.
In conclusione «è una sfida significativa, soprattutto per le aziende con filiere frammentate e meno strutturate. Per questo è importante poter lavorare su dati accurati, trasparenti, raccolti seguendo standard rigorosi: è l’unica strada per affrontare le sfide future e rispondere alle crescenti aspettative dei regolatori e dei consumatori».
A cura di Maria Teresa della Mura