Patto contro lo spreco alimentare
Presentato al Green Retail Lab. Distribuzione e Industria insieme per condividere le azioni messe in atto e per educare e sensibilizzare i consumatori
Metà del suolo abitabile della Terra è destinato alla produzione agricola, ma 1,4 miliardi di ettari produce cibo che non viene utilizzato. Il cibo sprecato ha comunque generato il 10% dei gas serra globali e ha richiesto il 25% di acqua dolce disponibile. Il 14% delle perdite di cibo si generano nella fase produttiva e di trasformazione, ma gran parte dello spreco, il 17%, si realizza nella distribuzione e soprattutto nella fase di consumo. Dati impressionanti su cui intervenire.
Proprio partendo da questi presupposti numerici, alla quinta edizione del Green Retail Lab, l’evento di Retail Institute Italy, che si pone l’obiettivo di indagare le azioni da attuare per intraprendere la via della sostenibilità e della circolarità nel largo consumo alimentare, è stato presentato il Patto contro lo spreco alimentare.
NONSPRECOILCIBO.IT
Il progetto nonsprecoilcibo.it è realizzato da Retail Institute Italy, Italia Circolare e l’Università di Pollenzo e si propone come un patto di filiera con lo scopo di coinvolgere tutti gli attori in azioni concrete per contrastare lo spreco nel settore del food & beverage.
«In Italia sono presenti 26 mila punti di vendita della distribuzione moderna, frequentati ogni settimana da 58 milioni di consumatori che vi trovano raggruppate marche grandi e piccole dell’Industria» osserva Paolo Marchesini, direttore di Italia Circolare. «Quindi alle insegne e alle marche che firmano questo Patto viene chiesto di unire gli intenti e di condividere sul portale, presto online, nonsprecoilcibo.it tutte le azioni messe in campo per ridurre lo spreco di cibo durante la fase di trasformazione e di distribuzione, e di fornire ai consumatori indicazioni e suggerimenti affinché anche loro contribuiscano all’obiettivo comune».
Un passaggio obbligato per centrare gli obiettivi 2030
La riduzione dello spreco alimentare va ottemperata da tutti i paesi che si sono impegnati a raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU (l’Organizzazione delle Nazioni Unite). È prevista in maniera diretta nell’obiettivo n. 12 Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo, nel quale si invita il mondo produttivo a mettere in atto nuovi modelli per un utilizzo più efficiente delle risorse naturali e l’azzeramento degli scarti alimentari. Va da sé che la riduzione degli sprechi contribuisca anche al raggiungimento degli altri obiettivi di sviluppo sostenibile (in inglese, Sustainable Development Goals (SDGs), ndr), come rievoca il logo del Patto che riprende i colori di tutti i 17 obiettivi e mette al centro il n. 17 “Partnership per gli obiettivi”, invitando alla necessità di un agire comune.
La relazione con il consumatore
«Abbiamo la responsabilità di attuare la sostenibilità nutrizionale e ambientale – afferma Giorgio Santambrogio, vicepresidente di Federdistribuzione – dobbiamo riportare il piacere di fare la spesa nel punto vendita chiacchierando con il gastronomo o il macellaio o il responsabile della pasticceria che avranno il compito di raccontare le filiere, di spiegare il perché della differenza di prezzo tra un prodotto e l’altro e di indicare ai consumatori le giuste quantità da acquistare in base al numero dei componenti della famiglia o all’esigenza. Sarebbe coraggioso vedere anche delle rotture di stock nelle ore serali, motivate dal cartello che spiega, per esempio, che se si fosse panificato tutto l’assortimento a quell’ora molto del pane sarebbe andato invenduto. Le insegne creano relazione con il cliente e possiamo comunicare ciò che stiamo facendo al nostro interno e le collaborazioni attivate con la filiera, sia con i grandi brand che con le tante PMI con cui lavoriamo. Siamo consapevoli della responsabilità sociale rilevante che abbiamo insieme all’industria e uno strumento come il portale nonsprecoilcibo.it può essere condiviso da Federdistribuzione, da Adm Associazione Distribuzione Moderna, da Centromarca ma anche da GS1 Italy per raccontare e rendere più consapevole e responsabile anche il consumatore finale».
Anche la ricerca può dare un contributo al settore per attivare politiche e azioni antispreco: attraverso l’analisi del ciclo di vita del prodotto. «Dall’educazione alimentare inoltre – commenta Gabriele Cena, responsabile relazioni esterne e partnership dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo – passa la sensibilità di impostare la propria alimentazione settimanale in ottica antispreco».
A cura di Jessika Pini