L’evoluzione degli standard GS1
Nel presente e futuro degli standard GS1 una rivoluzione a sostegno della trasformazione digitale
L’uso di un linguaggio condiviso è il primo requisito di una comunicazione efficiente ed efficace, e questo vale tanto nei dialoghi umani quanto negli scambi informativi aziendali. E proprio per garantire l’efficienza e l’efficacia di questi ultimi sono stati sviluppati e si sono diffusi gli standard GS1.
Gli standard GS1, le loro evoluzioni e come abbiano mantenuto nel tempo il loro ruolo di linguaggio univoco nella filiera, sono stati i protagonisti dell’evento "La tracciabilità nell'era della fabbrica flessibile: come applicare gli standard nei processi digitali della supply chain" organizzato dall’Accademia Italiana AIDC (Automatic Identification and Data Capture) di Alfacod, in collaborazione con OMRON e GS1 Italy, lo scorso 23 maggio.
La storia dello standard GS1 è iniziata 50 anni fa con l’introduzione del codice a barre nei supermercati, e il passare degli anni lo ha visto evolversi, con lo sviluppo e la diffusione di nuovi standard, supportati dal progresso tecnologico e resi necessari dalle sempre maggiori esigenze informative e per rendere efficienti, e più digitalizzati, i vari processi di filiera.
Tra questi prendiamo, per esempio, la gestione della tracciabilità e della rintracciabilità, un processo che coinvolge attori diversi, e per il quale il linguaggio condiviso proposto dallo standard è fondamentale per agevolare gli scambi informativi.
A partire dall’identificazione, per cui le chiavi di identificazione GS1 consentono di riconoscere in modo inequivocabile e globale merci, attori e spedizioni.
L’uso, poi, di data carrier specifici, come i codici a barre GS1-128, il GS1 DataMatrix e il QR code standard GS1 o i tag RFID con standard EPC, consentono di veicolare e rendere catturabile, mediante device elettronici, l’identificazione delle merci, associata alle informazioni di tracciabilità (per esempio il numero di lotto o il numero seriale).
Infine, la condivisione dei dati associati alla tracciabilità, è supportata da altri standard, come l’EDI che mediante il DESADV (Despatch Advice o Avviso di spedizione), un messaggio elettronico strutturato, consente ad un fornitore di descrivere nei dettagli la spedizione che sta inviando ad un cliente, o l’EPCIS per la raccolta e la condivisione di informazioni relative ad un prodotto, sulla sua vita e sul percorso nella filiera.
Figura 1 - Standard GS1 per la tracciabilità e rintracciabilità
E sono anche altre le strade che l’evoluzione dello standard sta prendendo, a supporto della trasformazione digitale.
Da questo punto di vista, il GS1 Digital Link riveste un ruolo centrale. Il GS1 Digital Link è un url costruito secondo una sintassi standard che include i codici di identificazione GS1, e il suo utilizzo apre le porte dello standard all’uso dei QR code, più precisamente al QR code standard GS1; consentendo non solo di adottare il QR code per gli utilizzi per i quali già oggi è diffuso (ad esempio il collegamento a una pagina web, per fornire agli utenti ulteriori risorse di interazione con un prodotto e ulteriore spazio per le informazioni da comunicare), ma anche di sfruttarlo come strumento per l’identificazione automatica in tutti i processi in cui avviene la scansione, proprio come avviene oggi per i barcode tradizionali, ma anche come veicolo di dati a supporto di altri processi (tornando nuovamente alla tracciabilità, ma anche alla sostenibilità e alla sicurezza di prodotto), sempre utilizzando regole e sintassi condivise.
E questo pone le basi per una vera e propria rivoluzione: la possibilità di sostituire il codice a barre lineare con un QR code standard GS1, come previsto dal programma di migrazione al codice a barre 2D, secondo il quale a partire dalla fine del 2027, alle casse dei punti vendita sarà possibile leggere anche i QR code standard GS1, in alternativa ai tradizionali EAN-13.
A cura di Emanuela Casalini, senior standard specialist di GS1 Italy