01. Consumi e famiglie

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I dati Istat di contabilità nazionale hanno evidenziato una sostanziale stagnazione dell’economia italiana nel terzo trimestre dell’anno, con una crescita del Pil dello 0.1% rispetto al secondo. Tale andamento è in linea con i risultati delle altre principali economie europee.

Automobile.png Dal lato delle componenti della domanda, la spesa per consumi delle famiglie ha fatto registrare un andamento nel complesso positivo, risultando in aumento dello 0,7% rispetto al trimestre precedente. Tale aumento riflette dinamiche differenti per le principali categorie di spesa. In particolare, si è ulteriormente allargato il differenziale di crescita tra le spese delle famiglie per servizi (+1,4%) e i consumi di beni (-0.1%), proseguendo una tendenza già osservata nei trimestri precedenti. All’interno dei consumi di beni, sono risultati in contrazione i consumi di beni non durevoli, su cui pesano i minori consumi alimentari, e di beni semi-durevoli, principalmente a causa dei minori consumi delle famiglie per alcune categorie di beni di carattere meno essenziale, come ad esempio l’abbigliamento. Al contrario, sono cresciuti gli acquisiti di durevoli, perché sostenuti dalla ripresa delle immatricolazioni di auto.

I primi dati sulle vendite al dettaglio, inoltre, anticipano un consumo di beni particolarmente debole anche nel quarto trimestre: nel mese di ottobre il volume delle vendite si è infatti ridotto dello 0,3% rispetto al dato del terzo trimestre.

D’altra parte, invece, i maggiori consumi di servizi sono ascrivibili al processo di normalizzazione degli stili di vita delle famiglie in seguito alla rimozione delle misure di distanziamento introdotte con la pandemia, che avevano inciso particolarmente sui flussi turistici. Il contributo offerto da tale processo di normalizzazione è tuttavia destinato ad esaurirsi nei prossimi trimestri, anche perché i consumi di servizi si sono ormai riportati in linea con il trend del periodo pre-pandemia. In effetti, anche i dati relativi ai flussi turistici degli ultimi mesi, hanno mostrato una decelerazione della crescita. Se da un lato si è osservato una ripresa marcata del traffico aereo e dei flussi dall’estero, dall’altro il turismo interno ha deluso, anche perché in parte spiazzato dalla ripresa dei viaggi verso l’estero degli italiani.

Gli andamenti osservati nella spesa delle famiglie riflettono anche la contrazione del tasso di risparmio, che è in fase di normalizzazione dopo la crescita eccezionale registrata nei mesi centrali della pandemia, date le limitazioni imposte ad alcune voci di spesa dalle misure di distanziamento. Sotto questo aspetto, tuttavia, va considerato che, dato che le limitazioni hanno colpito principalmente i servizi più contact-intensive, a godere dell’extra risparmio accumulato negli scorsi anni sono principalmente le famiglie a reddito più alto, che hanno un paniere di consumo più incentrato sulle spese per servizi, rispetto a quello delle famiglie a reddito medio-basso, più incentrato sui consumi di base.

Sul versante dei prezzi, gli ultimi mesi hanno visto un rallentamento marcato dell’inflazione, che nel mese di novembre si è attestata allo 0,8%. Tale rallentamento si deve principalmente al rientro dei prezzi dei beni energetici, in contrazione del 24,5% rispetto al mese di novembre dello scorso anno. Anche la componente core dell’inflazione - vale a dire al netto dei beni energetici e dei beni alimentari non lavorati, che rappresentano le componenti più variabili dell’indice dei prezzi - è in rientro, ma a ritmi più lenti (3.6% a novembre). Nel complesso, resta più elevata l’inflazione dei servizi (+3,7%), mentre si è arrestata la crescita dei prezzi dei beni (-1,3%). Tuttavia, per alcune categorie di prodotti il livello dei prezzi cresce ancora a ritmi elevati: è il caso dei beni alimentari (+6.1% a novembre).

Un aspetto importante da considerare, inoltre, è che la composizione del processo di disinflazione sta favorendo adesso maggiormente proprio le famiglie a reddito più basso, data il maggior peso ricoperto dai consumi energetici (principalmente tramite le utenze domestiche ed i carburanti) sul rispettivo paniere di spesa. Secondo i dati Istat, già nel mese di settembre (ultimo dato disponibile) il differenziale di inflazione tra le famiglie del primo e dell’ultimo quintile della distribuzione della spesa si è ridotto drasticamente, risultando pari allo 0,6%, in discesa dai massimi (di oltre l’8%) toccati nell’autunno del 2022. Stando ai dati recentemente diffusi sull’inflazione, inoltre, è probabile che tale differenziale abbia assunto segno negativo già a partire dagli ultimi mesi di quest’anno.

I dati sul rientro dell’inflazione dei mesi autunnali sono incoraggianti; anticipano che probabilmente già dal quarto trimestre la crescita dei salari reali si riporterà in terreno positivo dopo una fase di ampia correzione. Nei prossimi mesi e nel prossimo anno, inoltre il potere d’acquisto delle famiglie sarà sostenuta anche dalla crescita delle retribuzioni nominali, man mano che i rinnovi della contrattazione collettiva incorporeranno l’inflazione passata e dalle misure di riduzione del cuneo fiscale introdotte nella Legge di bilancio.

I primi dati relativi al quarto trimestre dell’anno sono quelli desunti dalle survey condotte a cadenza mensile dall’Istat. Dalle indagini emerge un lieve recupero dell’indice composito del clima di fiducia dei consumatori, favorito dalla discesa dell’inflazione. Nel confronto storico, tuttavia, tale indicatore rimane su livelli piuttosto bassi. In particolare, la percezione dei consumatori circa l’attuale livello dei prezzi rimane su livelli molto elevati ed i saldi relativi alle intenzioni di acquisto lasciano intendere che le famiglie potrebbero ancora posticipare alcuni tipi di acquisti, principalmente quelli relativi ai consumi non essenziali. Una nota positiva, d’altra parte, è rappresentata dalle prospettive delle famiglie circa i rischi di disoccupazione, che si mantengono su livelli molto contenuti, in linea con il buon andamento dell’occupazione nei mesi scorsi.

In sostanza, il quadro congiunturale anticipa una dinamica ancora poco vivace dei consumi nell’ultima parte dell’anno, con una ripresa che avverrà solamente a partire dal 2024, quando il rientro del livello dei prezzi darà più ampio respiro al potere d’acquisto delle famiglie.

Figura1_RefRiecerche_dic23.jpgFigura 1 - Consumi delle famiglie / Figura 2 - Inflazione per classi di spesaFonte: elaborazioni REF Ricerche su dati Istat, dicembre 2023

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