01. Consumi e famiglie

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Il secondo trimestre dell’anno è stato segnato da una contrazione del Pil dell’economia italiana.

La spesa delle famiglie è rimasta stagnante rispetto al trimestre precedente; tale dato riflette andamenti differenziati per le diverse voci. In particolare, sono cresciute rispetto al primo trimestre del 2023 le spese per beni durevoli e per servizi (rispettivamente +0,7 e +2,4%), mentre si sono contratte le spese per beni non durevoli e semi-durevoli (rispettivamente -2,5 e -1,7%), costituiti principalmente da beni alimentari e di abbigliamento.

I dati Istat sulle vendite al dettaglio, inoltre, mostrano un rallentamento della spesa delle famiglie anche in estate: nel mese di luglio il volume delle vendite si è contratto dello 0,5% rispetto al secondo trimestre.

Dal quadro appena descritto emerge una congiuntura caratterizzata da una contrazione nei consumi di beni, mentre sembra tenere la domanda di servizi, anche se con una dinamica in rallentamento rispetto a quanto osservata lo scorso anno. Di fatto, sembra essersi esaurita la spinta offerta dalle riaperture dopo la pandemia, anche perché la spesa delle famiglie per servizi si è ormai riportato in prossimità dei livelli del 2019.

Turismo.png Un altro aspetto da sottolineare è quello relativo al turismo, che nel 2023 sta registrando andamenti inferiori rispetto alle attese. I dati Istat relativi agli arrivi turistici segnalano un peggioramento rispetto allo scorso anno già nei mesi primaverili. In particolare, in aprile e maggio si evidenzia, da un lato, una marcata crescita degli arrivi dall’estero ma, dall’altro, un’ampia contrazione del turismo interno: gli arrivi di turisti italiani nelle strutture ricettive sono stati il 12,4% in meno rispetto agli arrivi registrati in aprile e maggio 2022 (-1,23 milioni di turisti in valore assoluto), nonostante la primavera del 2023 abbia anche avuto una calendarizzazione delle festività più favorevole. Solo in parte tale contrazione è stata dovuta alla ripresa dei flussi di viaggiatori italiani diretti all’estero (+727 mila secondo i dati della Banca d’Italia).

Sul versante dei prezzi prosegue la fase di rallentamento dell’inflazione, risultata pari al 5,4% nel mese di agosto. A contribuire maggiormente alla discesa dell’inflazione è il rientro dei prezzi dei prodotti energetici, e di conseguenza delle utenze domestiche e del costo dei servizi di trasporto. Al contrario, rimane ancora su livelli molto elevati l’inflazione relativa ai beni alimentari e per alcune categorie di servizi, come ad esempio quelli di alloggio e ristorazione. Ne deriva che si mantiene ancora molto elevata la cosiddetta inflazione del carrello della spesa” (9,4% ad agosto), relativa cioè ad un paniere di prodotti costituito da beni alimentari, per la cura della casa e della persona, che quindi costituiscono i beni a maggior frequenza di acquisto da parte delle famiglie.

La lentezza del processo di rientro dell’inflazione pone quindi una serie di rischi circa la tenuta dei consumi delle famiglie nei mesi autunnali, specialmente per le fasce a reddito più basso, che sono state colpite maggiormente dai rincari.

Va inoltre considerato che - nonostante alcuni segnali di crescita dei salari in seguito ad alcuni rinnovi contrattuali – la crescita delle retribuzioni in termini reali rimane ancora di segno negativo. In generale, il mercato del lavoro aveva sostenuto il reddito disponibile delle famiglie nei mesi scorsi, compensando tramite il maggior numero di occupati la riduzione del potere d’acquisto delle retribuzioni. Il mese di luglio, tuttavia, ha visto un primo calo del numero di occupati (-73 mila unità rispetto a giugno) dopo un lungo periodo di espansione. Se da una parte è vero che l’occupazione resta ancora sui massimi storici, dall’altra va anche considerato che le attese delle imprese circa le nuove assunzioni si stanno ridimensionando già da qualche mese, e questa prima contrazione potrebbe quindi rappresentare l’inizio di una fase di rallentamento dell’occupazione.

I risultati delle indagini congiunturali condotte dall’Istat presso le famiglie mettono bene in risalto le criticità sopra descritte. L’indicatore complessivo del clima di fiducia dei consumatori è in ripresa rispetto ai minimi dello scorso anno, ma i saldi relativi ad alcune delle sue componenti restano su livelli deludenti. In particolare, restano molto bassi i saldi relativi ai giudizi delle famiglie sull’adeguatezza dei bilanci familiari e sull’opportunità di compiere acquisti a lungo termine. Inoltre, i giudizi relativi all’attuale livello dei prezzi rimangono sui massimi storici, nonostante le aspettative sull’andamento nei prossimi mesi si siano ormai bruscamente ridotte da diversi mesi.

Figura1_RefRicerche_set23.pngFigura 1 - Inflazione al consumo / Figura 2 - Clima di fiducia dei consumatoriFonte: elaborazioni REF Ricerche su dati Istat, settembre 2023

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