04. Nuovi rapporti di filiera
L’eccezionale crescita dei prezzi degli ultimi due anni ha cambiato in profondità anche gli assetti della filiera alimentare. Nel 2022 l’incremento dei prezzi delle materie prime e l’impennata dei costi energetici hanno fatto esplodere i prezzi alla produzione, mentre le difficoltà della domanda finale hanno obbligato i retailer a contenere l’impatto finale sui prezzi al consumo. Con ricadute pesanti sui bilanci di entrambi gli operatori della filiera.
L’analisi annuale di Mediobanca evidenzia come nel 2022, per entrambi gli attori, si sia verificata una significativa diminuzione del valore aggiunto e, a cascata, della marginalità operativa. Un impatto negativo che non cambia però il differenziale positivo delle performance a favore degli operatori industriali. In sostanza, le imprese dell’industria alimentare – e segnatamente quelle di maggiori dimensioni – evidenziano una redditività strutturalmente superiore a quella della grande distribuzione alimentare. E anche nel difficile frangente del 2022 la redditività dei mezzi propri dell’Industria fa segnare una diminuzione meno pronunciata di quella della Distribuzione.
Nel 2023 invece, pur a fronte di un rapido rientro sui valori storici dei costi delle commoditie alimentari e di un altrettanto noto rientro dei costi energetici, non si è manifestata alcuna significativa riduzione dei listini dell’industria alimentare. Anzi, si è assistito ad ulteriori loro aumenti, addirittura superiori a quelli del 2022 e nello stesso periodo l’ulteriore logoramento del potere d’acquisto delle famiglie ha nuovamente impedito invece agli operatori della distribuzione di poter riversare al consumo l’intero incremento.
In questo modo, la comparazione tra l’andamento dei prezzi industriali e quelli al consumo continua ad evidenziare un differenziale negativo che non ha eguali negli ultimi decenni. In sostanza, per la distribuzione i prezzi all’acquisto restano strutturalmente superiori a quelli praticati alla vendita.
Figura 6 – Prezzi al consumo e alla produzioneFonte: Rapporto Coop, 2023
Questo doppio passo sta condizionando anche l’esito del patto anti-inflazione del Ministero delle imprese e del Made in Italy (MIMIT), che dovrebbe portare a un paniere di prodotti certificati a prezzo calmierato nell’ultimo trimestre dell’anno, al quale ha aderito la Distribuzione mentre si attende una risposta definitiva da parte delle imprese industriali. «La vera domanda è però un’altra: che cosa possiamo fare insieme Industria e Distribuzione per sostenere i volumi. Quella del ministero non sarà un’iniziativa risolutoria – spiega Pedroni – ma speriamo che tutte le imprese del largo consumo possano aderire per dare un segnale di collaborazione: considerando il peso economico della filiera, le sinergie tra Industria e GDO sono una necessità per l’Italia. Certo al Governo chiediamo azioni molto più concrete, non per noi ma per gli italiani: in primis di mettere più soldi nelle tasche dei lavoratori attraverso il taglio del cuneo fiscale e con la detassazione degli aumenti salariali, poi di aiutare la parte più debole del paese non solo attraverso la social card per gli indigenti ma anche attraverso il sostegno all’introduzione del salario minimo, un fatto non solo economico ma di giustizia. Con un’inflazione che erode più del 15% del potere di acquisto la metà delle famiglie è in difficoltà, la domanda interna è destinata a ridursi ed i risparmi non potranno a lungo sostenere un livello significativo dei consumi. Un grande paese come il nostro ha il dovere di reagire. È interesse anche delle imprese, di tutte le imprese».
A cura di Fabrizio Gomarasca @gomafab