03. I mancati consumi e il cibo
Il Rapporto Coop 2023 fotografa un paese certamente inquieto (il 30% si dichiara tale, +6% sul 2022) e dove crescono i timori (dal 20% al 32%), ma che complessivamente vede rafforzarsi i sentimenti di fiducia (36%), serenità (29%), accettazione (23%) e aspettativa positiva (28%). Un ostinato, pacato, ottimismo che costituisce certamente uno dei grandi punti di forza del sistema paese ma che al contempo pone interrogativi circa la sua sostenibilità futura e la possibilità che in realtà si stiano incubando reazioni al momento sopite.
Questa serenità convive con il paradosso che l’inflazione lentamente cala ma i prezzi aumentano e si moltiplicano le rinunce quotidiane. Calano le compravendite immobiliari (-14,5% 2023 su 2022 e in prospettiva sul 2024 -4%), si riducono gli acquisti delle auto nuove, cadono gli acquisti dei beni tecnologici. In particolare, le vendite di smartphone nuovi si riducono in quantità del 10% negli ultimi 12 mesi (sono oltre 1,3 mln di telefoni venduti in meno). In uno sforzo di sopravvivenza – e forse di sostenibilità - l’usato o il ricondizionato sostituiscono il nuovo (sono 33 milioni gli italiani che nell’anno passato hanno venduto o acquistato beni usati).
E, dopo aver riguadagnato nel primo semestre i livelli prepandemici, gli italiani si sono ancora concessi pranzi e cene con estrema oculatezza durante l’estate, ma, passeranno nuovamente l’autunno in casa (il 51% dichiara di ridurre il numero di occasioni conviviali fuori casa nei prossimi 12/18 mesi).
Sembra cadere anche l’ultimo baluardo degli italiani sotto l’incalzare dell’inflazione che ha rincarato di oltre il 21% il costo dei beni alimentari e che non promette di arrestarsi prima dei prossimi due anni (il 72% dei manager del settore ritiene che l’inflazione alimentare non tornerà sotto il 2% prima del 2025): l’alimentazione come identità e la qualità di ciò che mangiamo. Nell’ultimo anno sono raddoppiati quanti – oramai un italiano su cinque soprattutto baby boomer e appartenenti alla fascia più modesta – dichiarano di aver perso ogni riferimento identitario abbandonando anche i dettami della cultura tradizionale, delle tipicità e del territorio. Una deriva che potrà continuare nei prossimi mesi e metterà in discussione il concetto di alimentazione italiana e dieta mediterranea, a partire dal consumo di frutta e verdura (-15,2% il consumo negli ultimi due anni e per il 17% degli italiani si ridurrà ancora).
I carrelli degli italiani diventano leggerissimi. La variazione delle vendite a prezzi costanti nei primi sette mesi dell’anno è al -3% e, in previsione 2024 su 2023, il 60% dei manager intervistati si aspetta un ulteriore seppur modesto calo (-0,5%). Dopo la riduzione delle quantità acquistate, con l’arrivo dell’autunno – e l’ulteriore aumento dei prezzi – gli italiani sembrano pronti a cambiare nuovamente strategia grazie ad un quotidiano impegno per contenere gli sprechi, alla rinuncia ai prodotti non strettamente necessari e a quelli a maggiore contenuto di servizio.
Figura 4 – Le strategie degli italiani contro l’aumento dei prezziFonte: Rapporto Coop, 2023
Di conseguenza:
- La spesa diventa più frequente.
- L’attenzione al risparmio fa piazza pulita della fedeltà al canale di acquisto.
- Discount e MDD (Marca del distributore) sembrano ancore di salvezza (otto italiani su dieci indicano nel primo il modo per mitigare l’effetto dell’inflazione, altrettanti acquisteranno più marca del distributore a discapito della marca industriale).
«Dietro la crescita delle vendite in volumi del canale discount registrata in agosto (+1,2% contro il -0,2% della GDO) – sottolinea Maura Latini, presidente Coop Italia – vi è il ricorso a una formula di spesa semplificata che non è in sintonia con la varietà della produzione italiana e nasconde seri rischi per l’agroindustria del nostro paese. Per come la vedo io, c’è la necessità di un confronto serio e costruttivo con l’Industria proprio per dare una risposta a larga parte della popolazione italiana in difficoltà. Ritengo possa essere un solido obiettivo comune lavorare per recuperare volumi di vendita che al momento i clienti stanno dirottando sui discount».
Non manca certamente nelle fasce minoritarie della popolazione il consenso alle nuove tendenze a tavola: il senza zucchero, i prodotti plant based, la predilezione per le proteine e per l’healthy, la dieta sostenibile. Oggi, 5,1 milioni di italiani dichiarano di alimentarsi a spreco zero, 2,8 si definiscono reducetariani (dieta con ridotta quantità di carne) e 1,4 sono i cosiddetti climatariani (ovvero coloro che usano prodotti a basso impatto C02).
Figura 5 – Il declino dell’identità alimentareFonte: Rapporto Coop, 2023
A farne le spese è soprattutto la carne, il 39% del campione dichiara di essere disposto a ridurne il consumo. D’altronde sulla tavola di un futuro nemmeno troppo lontano, della carne rimarrà solo il sapore: nella top 5 dei nuovi cibi che secondo gli italiani compariranno in tavola nei prossimi dieci anni figurano i prodotti a base vegetale con il sapore di carne (31%) e la carne sintetica prodotta in laboratorio (28%).
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