03. L’impatto economico
La mancanza di prodotto a scaffale si traduce in un effetto economico negativo tipicamente misurato dal KPI delle “vendite perse”, ovvero la stima di quanto in meno un prodotto ha venduto rispetto al giro d’affari atteso a causa dell’Out-of-stock.
Nel 2022 il tasso di vendite perse per il largo consumo confezionato conferma e amplifica la tendenza già mostrata dall’indicatore di out-of-stock e si è attestato al 5,1%, influenzato anch’esso dall’effetto inflattivo di cui già si è detto. La variazione del prezzo medio dei prodotti è stato un elemento determinante nell’incremento del KPI, che si riporta a livelli pre-pandemia con significativo impatto sul conto economico.
Figura 9 - Percentuale vendite perse Fonte: “Barometro GS1 Italy – Circana”. Dati giornalieri di ipermercati e supermercati. Totale largo consumo confezionato
Anche nel confronto mensile si può apprezzare come dopo i primi mesi dell’anno l’onda lunga dell’efficienza di filiera si sia arrestata e il livello di vendite perse sia cresciuto per tutti i mesi primaverili ed estivi rimanendo superiore al dato della media degli anni precedenti (al netto del 2020).
Figura 10 - Percentuale vendite perse mensili Fonte: “Barometro GS1 Italy – Circana”. Dati giornalieri di ipermercati e supermercati. Totale largo consumo confezionato
In questo scenario di tensione e di necessità di aumentare il controllo sulla capacità di approvvigionamento continuativo del sistema, proviamo a comprendere se l’effetto dell’out-of-stock abbia colpito maggiormente i prodotti ad alto valore misurando il rapporto tra vendite perse e tasso di out-of-stock: ovvero l’effetto economico dell’incidenza media di un punto di mancanza di disponibilità di prodotto a scaffale (se >1 i prodotti impattati dall’OOS sono quelli a valore superiore al valore medio della categoria, quindi prodotti di marca o premium).
Figura 11 - Indice di conversione vendite perse/out-of-stock Fonte: “Barometro GS1 Italy – Circana”. Dati giornalieri di ipermercati e supermercati. Totale largo consumo confezionato
Se nel 2021 questo valore era stato pari a 1,34, con variabilità molto alte tra i diversi reparti, nel 2022 l’indicatore ha toccato il valore di 1,38, con un incremento del 2,6% - inferiore alla crescita dell’inflazione, segno che l’out-of-stock ha continuato ad interessare prodotti di gamma medio-alta sostanzialmente in linea rispetto all’anno precedente.
Ciò conferma come un’offerta profonda con significativo contributo di prodotti premium, con minori rotazioni e potenziale maggiore probabilità di “fuori-stock” (rottura di stock) è divenuta lo standard nei format ipermercati e supermercati, accompagnata da un assortimento ampio e presidiato di marca del distributore che riduce il contributo all’out-of-stock di categoria ed espone altri attori con minore spazio a scaffale ai potenziali rischi di vendite perse.