01. Consumi e famiglie

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Il 2022 è stato caratterizzato da una serie di shock, che hanno influenzato in maniera marcata i comportamenti di famiglie e imprese. Sono due gli eventi principali che hanno segnato l’anno appena trascorso:

  1. La guerra in Ucraina, che ha portato ad importanti tensioni sui mercati energetici. L’inflazione che ne è derivata ha influenzato il comportamento delle famiglie nel corso dell’anno. Data la natura dello shock inflazionistico, il principale meccanismo di trasmissione ai consumatori è stato quello dei rincari delle utenze domestiche.
  2. Il superamento delle ripercussioni della pandemia, che ha favorito la ripresa dei consumi proprio per quelle voci di spesa che ne erano state maggiormente colpite. In particolare, nel 2022 sono cresciuti in maniera sostenuta i consumi delle famiglie per vestiario e calzature (+14,8% rispetto al 2021, a prezzi costanti), per servizi culturali e ricreativi (+19,6%) e per servizi di alloggio e ristorazione (+26,3%). Sono diminuiti invece del 3,7% i consumi alimentari.

IconeSpesaConsumatore_RefRicerche_mar23.png Nel complesso, la spesa per consumi delle famiglie sul territorio nazionale nel 2022 ha fatto registrare una crescita sostenuta, pari al 5,5% rispetto al 2021. La crescita dei consumi in un contesto di riduzione di potere d’acquisto rappresenta un evento di per sé anomalo. A sostenere la spesa per consumi delle famiglie sono stati principalmente i maggiori risparmi accumulati nel periodo pandemico. Inoltre, un sostegno a imprese e famiglie è derivato dagli aiuti predisposti dal governo per far fronte al “caro-energia”.

Guardando al profilo della spesa delle famiglie in corso d’anno, in effetti, la ripresa dei consumi si è già arrestata nell’ultimo trimestre del 2022, quando l’inflazione ha iniziato a cambiare in maniera più sostanziale le abitudini di acquisto dei consumatori. La contrazione ha interessato tanto le spese per servizi quanto i consumi di beni. In particolare, con riferimento a questi ultimi, il calo più marcato si è avuto per i beni durevoli (-1,9% sul terzo trimestre), mentre la riduzione è stata minore (-0,1%) per i beni semi-durevoli, il cui andamento beneficia ancora della ripresa dei consumi per l’abbigliamento. In calo dell’1,3% il consumo dei beni non durevoli, che risentono molto dei minori consumi alimentari.

Il quadro per il 2023 sta mutando rapidamente. Il principale evento di rilievo osservato nei mesi a cavallo della fine dell’anno è stato il rientro delle quotazioni del gas naturale. I dati di febbraio mostrano già un’inflazione in calo, ma ancora su livelli molto elevati: 9,2%, a fronte del picco del 12% toccato l’autunno scorso. Il calo è stato molto più marcato se si guarda alla sola componente delle spese per utenze domestiche, con un’inflazione a febbraio pari al 24,5%, a fronte del 57% raggiunto nel mese di ottobre.

Questo fenomeno rappresenta un punto importante. Va difatti considerato che la diversa composizione del paniere di consumo delle famiglie di diverse classi di reddito ha fatto sì che nei mesi scorsi i rincari dei prezzi gravassero in misura maggiore proprio sulle famiglie a reddito più basso, data la maggior quota di redditi familiari destinata a coprire le spese per le utenze domestiche.

In maniera analoga, se il rientro delle quotazioni energetiche dovesse proseguire nei prossimi mesi, sarebbero proprio le famiglie economicamente più svantaggiate a beneficiarne in misura maggiore. Già nel mese di dicembre (ultimo dato disponibile), difatti, secondo le stime Istat il differenziale di inflazione tra famiglie appartenenti al primo ed all’ultimo quintile di spesa equivalente, ha mostrato un primo segnale di rientro, risultando in calo dall’8,1 al 6,9%.

Un altro fattore da considerare è che l’inflazione core (vale a dire al netto dei beni energetici e alimentari) sta continuando ad aumentare (6,4%a febbraio). In sostanza, per molte tipologie di prodotti è ancora in corso la trasmissione dei maggiori costi di produzione ai prezzi finali di vendita.

Tali tendenze hanno riscontro in maniera abbastanza chiara nei risultati delle indagini congiunturali condotte dall’Istat presso le famiglie. In particolare, nei primi mesi dell’anno prosegue il miglioramento del clima di fiducia dei consumatori iniziato dalla fine del 2022, pur rimanendo però su livelli bassi, se confrontati con quelli precedenti l’inizio della guerra in Ucraina. A risollevare il mood delle famiglie hanno contribuito il miglioramento delle aspettative sulla disoccupazione, sulle possibilità future di risparmio e, soprattutto, le attese sul livello dei prezzi, letteralmente crollate a partire dagli ultimi mesi dello scorso anno. Tuttavia, gli indicatori sulla condizione attuale delle famiglie, come ad esempio le intenzioni di acquisto di beni durevoli e i giudizi sul bilancio familiare, rimangono su livelli molto bassi. In sostanza, quelle che emerge dalle survey è che le famiglie hanno piena contezza del quadro economico più favorevole per il 2023, ma non ne hanno ancora osservato direttamente gli effetti, che saranno invece più evidenti a partire dal secondo trimestre, quando le minori quotazioni energetiche si tradurranno in una riduzione dei costi delle bollette.

Figura1_RefRicerche_mar23.pngFigura 1 - Inflazione al consumo / Figura 2 - Clima di fiducia dei consumatoriFonte: elaborazioni REF Ricerche su dati Istat, marzo 2023

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