01. Consumi e famiglie
Nel corso del 2022 il quadro economico è stato dominato dalle conseguenze della crisi energetica. L’inflazione che ne è derivata ha rappresentato il principale fattore che nel 2022 ha influenzato i comportamenti delle famiglie, che hanno subito un’importante erosione di potere d’acquisto. Il principale canale di trasmissione dello shock è stato rappresentato dalle utenze domestiche: in questa fase, infatti, la maggior parte dell’inflazione è ancora spiegata dalla componente legata ai beni energetici. Anche i beni alimentari hanno subito importanti rincari dei prezzi, acuiti a seguito del blocco di molte forniture di materie prime alimentari a causa della guerra.
Tuttavia, anche la componente di fondo dell’inflazione (al netto di beni energetici e alimentari) sta facendo registrare aumenti significativi. In sostanza, i rincari dei prezzi si stanno trasmettendo a cascata sulle altre categorie di prodotti, seppur con un certo ritardo.
Nel corso dell’anno le misure di sostegno del Governo a favore delle famiglie si sono concentrate in misura prevalente sulla riduzione del peso delle utenze domestiche e dei carburanti sui bilanci familiari, principalmente a favore delle classi più povere. È importante i che tali interventi siano mirati, fondamentalmente per due ragioni:
- Non è ottimale eliminare qualsiasi segnale di prezzo che si crea nel mercato energetico, che potrebbe spingere in maniera spontanea ad una riduzione dei consumi o a cercare fonti di approvvigionamento alternative. D’altra parte, però, se questi aumenti possono essere sostenuti senza troppe ripercussioni dalle famiglie del ceto medio-alto, è anche vero che molte famiglie delle classi meno abbienti avrebbero difficoltà a mantenere il loro tenore di vita.
- I rincari dei beni energetici e alimentari hanno un peso, in termini percentuali, di gran lunga maggiore sui bilanci delle famiglie a reddito più basso.
Secondo le stime dell’Istat, infatti, suddividendo le famiglie italiane per quintili di spesa equivalente, il differenziale di inflazione – misurata secondo l’indice Ipca – tra le famiglie del primo e dell’ultimo quintile di spesa era, a settembre, di oltre 4 punti percentuali (tassi di inflazione rispettivamente pari a 12.4% e 7.9%).
Nonostante l’erosione di potere d’acquisto delle famiglie verificatasi nel corso dell’anno, i dati di contabilità nazionale riferiti al terzo trimestre dell’anno hanno evidenziato un andamento positivo per i consumi, seppur con dinamiche differenziate per le diverse categoria di spesa. In particolare, un fenomeno largamente atteso è stata la ripresa dei consumi per i servizi nei mesi estivi, principalmente con riferimento alle attività legate alla filiera del turismo, come alloggio e ristorazione, che hanno ormai recuperato quasi interamente il gap rispetto ai livelli di spesa del pre-pandemia. Anche i consumi di beni hanno registrato un andamento positivo nei mesi estivi, con una crescita sia dei beni durevoli che di quelli semi-durevoli, a cui ha contribuito la ripresa dei consumi per l’abbigliamento. Risultano, invece, in leggera diminuzione rispetto al secondo trimestre dell’anno i consumi per beni non durevoli, anche a causa dei minori consumi alimentari, dettati dai rincari dei prezzi di alcuni prodotti ed alla progressiva ripresa dei pasti fuori casa.
Il pattern dei consumi a cui si è assistito nei mesi scorsi è stato determinato per lo più dalla normalizzazione degli stili di vita in seguito al superamento della crisi per l’emergenza Covid-19. L’impulso fornito da questi fenomeni ha quindi prevalso sull’erosione di potere d’acquisto delle famiglie causata dall’inflazione, con un effetto netto sui consumi positivo, almeno fino al terzo trimestre dell’anno. Il risultato di queste tendenze è quindi la riduzione del tasso di risparmio, che già nel secondo trimestre del 2022 era pari al 9.3%, valore di poco superiore ai valori medi osservati fino al 2019. I dati a partire dal terzo trimestre dovrebbero quindi mostrare livelli del tasso di risparmio inferiori al periodo pre-pandemico.
La riduzione delle quotazioni del gas nei mesi autunnali, dopo i massimi toccati in estate, ha comportato un miglioramento delle aspettative dei consumatori. In particolare, nel mese di novembre l’indicatore del clima di fiducia dei consumatori torna a crescere dopo i minimi storici toccati nei mesi estivi, pur mantenendosi però su livelli molto bassi. Un altro segnale importante deriva dal fatto che, nonostante l’indicatore sul giudizio attuale dei prezzi rimanga su livelli molto elevati, le aspettative delle famiglie circa i prezzi futuri mostrano un saldo in caduta. In sostanza, la maggior parte delle famiglie percepisce la fase attuale come il punto di massimo dello shock inflazionistico, destinato gradualmente a rientrare nel corso del prossimo anno.
Nonostante ciò, però, altri indicatori si mantengono su livelli più contenuti, come ad esempio quelli relativi ai giudizi sul bilancio familiare oppure all’opportunità di acquisto dei beni durevoli. In sostanza, nonostante l’ottimismo circa l’evolversi dell’inflazione, le famiglie potrebbero mantenere un atteggiamento cauto, data anche l’incertezza sul quadro economico nei prossimi mesi.
Le famiglie evidenziano anche consapevolezza della tenuta del mercato del lavoro. In particolare, il saldo relativo alle attese sulla disoccupazione, dopo gli aumenti registrati a partire dall’inizio del 2022, è tornato a scendere nel mese di novembre. Il 2022 in generale ha fatto registrare un buon andamento del mercato del lavoro, anche grazie alla crescita dell’attività nel comparto delle costruzioni ed alla ripresa dei settori legati al turismo.
Nel corso dell’anno, infatti, tanto gli occupati quanto le ore lavorate si sono riportate sui livelli pre-pandemia. Di conseguenza il tasso di disoccupazione è sceso su valori piuttosto bassi, addirittura inferiori ai valori medi registrati nel 2019, anche a causa dell’incremento della popolazione inattiva rispetto al periodo antecedente la pandemia.
Dal lato delle imprese, gli indicatori congiunturali segnalano che le aspettative circa le assunzioni nel comparto manifatturiero si sono mantenute su livelli discreti anche nel corso del 2022, seppur leggermente in calo dai valori elevati registrati nel corso del 2021. Nel comparto delle costruzioni, invece, le aspettative delle imprese circa le prossime assunzioni mostrano una dinamica in calo, segno del rallentamento dell’attività nel settore.
Un’altra tendenza che sta caratterizzando il mercato del lavoro è la difficoltà delle imprese a reperire le professionalità adeguate. A partire dal 2020, infatti, gli indicatori relativi ai posti vacanti ed alla difficoltà di reperimento del personale sono in aumento. Una delle cause è dettata dal fatto che la pandemia ha causato un importante fenomeno di riallocazione delle professionalità, mediante lo spostamento di molti lavoratori da alcuni settori (quelli soggetti a chiusure prolungate in seguito alle misure di distanziamento) ad altri, alterando così profondamente i precedenti equilibri del mercato del lavoro.
Figura 1 - Inflazione al consumo / Figura 2 - Clima di fiducia dei consumatoriFonte: elaborazioni REF Ricerche su dati Istat, dicembre 2022
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