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Nuove strategie per l’Internet of Things

In crescita il mercato degli oggetti connessi grazie a una maggiore consapevolezza delle aziende e a nuovi modelli di business basati sui servizi per generare valore. In ritardo le piccole e medie imprese. Per l’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, buone prospettive dallo sviluppo delle infrastrutture 5G e dall’integrazione con l’intelligenza artificiale

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Dopo la flessione registrata nel 2020, il mercato dell’Internet of Things in Italia riprende la sua corsa in linea con gli anni precedenti la pandemia: 7,3 miliardi di euro, + 22% rispetto al 2020, 111 milioni di connessioni IoT attive (poco più di 1,8 per abitante). Sono in estrema sintesi i dati contenuti nell’ultimo rapporto dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, che ha GS1 Italy tra gli sponsor.

Il risultato ha un doppio valore positivo. Infatti è del tutto paragonabile con la crescita tra il 15% e il 25% registrata negli altri paesi occidentali ed è decisamente superiore a quella dell’intero mercato digitale italiano, che secondo i dati dell’ultimo Rapporto Anitec-Assinform si situa a +5,5%.

Per quanto riguarda le tecnologie utilizzate, i ricercatori dell’Osservatorio rilevano che a fine 2021 si registrano 37 milioni di connessioni IoT cellulari (+9%) per un valore di 3,4 miliardi di euro (+6%) e 74 milioni di connessioni abilitate da altre tecnologie di comunicazione (+25%), che valgono complessivamente 3,9 miliardi di euro (+30%).

Figura 1 – Il mercato Internet of Things in Italia 2015-2021
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Fonte: School of Management Politecnico di Milano “Osservatorio IoT” 2022

Elemento chiave della crescita del mercato è una maggiore consapevolezza delle aziende sull’opportunità di gestire da remoto dispositivi smart, favorevoli al lancio di nuove strategie e modelli di business basati sullo sviluppo dei servizi integrati all’offerta di oggetti connessi e alla raccolta dei dati da essi generati. L’Osservatorio stima infatti che i servizi raggiungano quota 3 miliardi di euro pari a quasi il 40% del totale, con una crescita del +25% sul 2020.

Tutti i maggiori settori sono coinvolti in questo processo di servitizzazione. Nell’industrial IoT, per esempio, l’80% delle grandi aziende coinvolte dall’Osservatorio offre servizi a valore aggiunto basati sull’Internet of Things, come l’invio di servizi informativi (87%), la gestione dell’energia (50%) con il monitoraggio dei consumi e la previsione di picchi di richiesta e i servizi, destinati ad aumentare in prospettiva, di manutenzione preventiva (39%) e predittiva (20%) basata sull’intelligenza artificiale. «Si tratta di servizi attivati perché si riscontra un beneficio tangibile, suffragato da tempi di payback di circa due anni», annota Angela Tumino, direttrice dell’Osservatorio Internet of Things.

Proprio in ambito Industrial Iot, l’Osservatorio ha condotto un'indagine che ha coinvolto 95 grandi imprese e 302 PMI italiane, dalla quale emerge che il 96% delle grandi imprese ha avviato almeno un progetto Iot, contro il 27% delle PMI, anche grazie alle opportunità previste dagli incentivi e dal Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza, che contiene 30 miliardi di euro per progetti basati su tecnologie IoT). In larga misura si tratta di progetti nell’ambito della smart factory (ottimizzazione della produzione, energy management e tutta l’area della manutenzione). Più indietro rimangono le applicazioni legate alla supply chain (tracciabilità dei beni e logistica).  Ancora embrionali quelle per la gestione più ampia del ciclo di vita del prodotto.

Figura 2 – Le applicazioni IoT più diffuse

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Fonte: School of Management Politecnico di Milano “Osservatorio IoT” 2022

Se da un lato quindi le grandi aziende hanno ben chiare le potenzialità di tali misure (il 70% ritiene che il Pnrr porterà grandi opportunità per investire in tecnologie IoT), dall'altro le PMI non sanno fornire un parere in relazione a tale tematica (28% del campione), dimostrando ancora una certa distanza rispetto al tema. La dimensione aziendale determina anche il livello di conoscenza delle applicazioni di Industrial IoT. Infatti il 96% delle grandi aziende che hanno partecipato all'indagine dichiara di conoscere le soluzioni IoT per l'Industria 4.0, ma solo il 46% delle PMI ne ha sentito parlare. Rispetto al 2020 si registra una lieve riduzione del gap esistente tra grandi imprese e PMI in termini di conoscenza (-3%) e a un lieve aumento per quanto riguarda la diffusione dei progetti (+3%), segnali che evidenziano come le imprese minori non riescano ancora a dare una svolta decisiva verso l'innovazione in ottica 4.0.

Anche per quanto riguarda la smart home i servizi sono la chiave dello sviluppo sia dal punto di vista dell’arricchimento dell’offerta sia sul versante dei consumatori,sempre più interessati a utilizzarli (vedi anche: La smart home riparte dai servizi). Nel settore automotive, infine, i produttori di auto potranno contare sempre più sulla componente hardware già installata in fase di produzione per puntare su servizi abilitati dalla connettività come differenziale competitivo.

Guardando alle prospettive future, Giovanni Miragliotta, responsabile scientifico Osservatorio Internet of Things, rileva come il tratto comune dei vari ambiti di applicazione, pur a un diverso stadio di diffusione e di sfruttamento del valore, sia la mancanza di interoperabilità dei dati e di linguaggi standard.

Figura 3 – Il livello di maturità dell’Internet of Things in Italia

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Fonte: School of Management Politecnico di Milano, Osservatorio IoT 2022

«Smart asset, smart metering gas ed elettrico sono le applicazioni con il maggior livello di diffusione e hanno sfruttato gran parte del loro potenziale. Vi sono quattro ambiti di applicazione (smart factory, home, city e retail) che ritengo potranno avere grande rilevanza. In particolare – spiega Miragliotta – il mondo del retail, che sta cambiando profondamente. L’accelerazione avvenuta nell’online con la pandemia dovrà essere inevitabilmente colta anche dall’offline con nuove soluzioni e nuovi investimenti. Ma per il futuro non dobbiamo dimenticare che l’Internet delle cose sarà più forte contando su alcuni grandi alleati: l’infrastruttura 5G, in fase ancora embrionale e l’intelligenza artificiale e il cloud, attraverso i quali avremo oggetti intelligenti capaci di essere integrati in servizi sempre più intelligenti. A fare da collante ci sarà la convergenza tra online e offline, vero moltiplicatore di informazioni che diventeranno la spina dorsale del futuro dell’Internet delle cose».

A cura di Fabrizio Gomarasca @gomafab