economia

Il settore food & beverage italiano si oppone al Covid

Nel 2020 il settore food & beverage ha limitato i danni causati dalla pandemia. Secondo uno studio di The European House Ambrosetti, la perdita del valore è stata contenuta, mentre le esportazioni agroalimentari hanno segnato un nuovo record con una crescita dell’1,8%

Il Covid morde l’economia, ma il food & beverage resiste. I numeri lo confermano: l’industria agroalimentare ha saputo reggere l’urto violento della pandemia dentro i confini nazionali, mentre è addirittura cresciuta sul fronte export. A riportarlo sono i primi dati contenuti nel rapporto The European House Ambrosetti sugli scenari e le sfide per il settore agroalimentare che saranno i temi portanti della quinta edizione del forum “La Roadmap del futuro per il Food & Beverage: quali evoluzioni e quali sfide per i prossimi anni”, programmato a Bormio per il 4 e 5 giugno 2021.

L’industria agroalimentare si è quindi confermata, anche in tempo di crisi, un pilastro della nostra economia: lo scorso anno, rileva lo studio, ha generato un valore aggiunto pari a 64,1 miliardi di euro, di cui 31,2 miliardi generati dal settore industriale, in leggero calo dell’1,8% rispetto al 2019, e 32,9 miliardi provenienti dal comparto agricolo. Un andamento che ha accusato gli effetti della pandemia, ma segnando pur sempre una performance generale migliore rispetto al dato di contrazione avvertito sul Pil nazionale (-8,9%).

 “Preceduto solo dalla Spagna (4%), l’Italia è il secondo paese in Europa per incidenza del settore agroalimentare sul Pil (3,8%), più alta di quella che si registra in Francia (3,0%) e Germania (2,1%)», afferma Valerio De Molli, managing partner e ceo di TEH Ambrosetti «Con 64,1 miliardi di Euro di valore aggiunto generato nel 2020, il settore agroalimentare si conferma al primo posto tra le “4A” del made in Italy, 1,9 volte l’automazione, 2,8 volte l’arredamento e 3,2 volte l’abbigliamento. Il valore aggiunto generato dal settore agroalimentare italiano vale 3 volte il settore automotive di Francia e Spagna e più del doppio della somma dell’aerospazio di Francia, Germania e Regno Unito».

Figura 1 – Il primato del settore agroalimentare

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Fonte: TEH Ambrosetti su dati Istat, 2021

Inoltre, nonostante le oggettive difficoltà legate allo spostamento delle merci da un paese all’altro e alle restrizioni che hanno penalizzato molti canali di vendita, le esportazioni dei prodotti agroalimentari italiani hanno segnato lo scorso anno una crescita dell’1,8%, raggiungendo un valore record di 46,1 miliardi di euro. Le bevande rappresentano la categoria più venduta al di fuori dei confini e generano oltre un quinto del fatturato (20,6%), mentre Germania, Francia e Stati Uniti rimangono i paesi di maggiore approdo dell’export made in Italy.

L’export regge e cresce, ma c’è comunque del terreno da recuperare rispetto ai principali competitor europei dell’Italia che esportano di più a livello di food & beverage, vale a dire Germania (75,2 miliardi), Francia (62,5 miliardi) e Spagna (54,8 miliardi). Un gap che il Bel Paese potrebbe colmare cercando ulteriori spazi in mercati in crescita, in primis quello cinese che non rientra ancora nei primi dieci bacini di approdo delle merci italiane. Una sfida per questo 2021 che dovrà anche vedersela con i possibili ed indesiderati effetti della Brexit che potrebbero pesare quest’anno sull’export nostrano. Un timore da non sottovalutare, visto che, il Regno Unito, conta per il 12% sull’intero fatturato dai prodotti agroalimentari italiani commercializzati nell’Unione Europea.

Sulla base di questi dati, la discussione e l’analisi si sposterà a Bormio, dove si punterà la lente sualimentazione, salute e sport. La corretta alimentazione dovrà guidare le scelte per contrastare l’avanzata di patologie e fattori di rischio causa di obesità che coinvolge oggi il 45,5% degli italiani adulti e quasi il 30% dei bambini, dati che, molti studi prevedono in aumento a causa del perdurare della pandemia.