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La crescita del mercato italiano dell’agricoltura 4.0
È di circa 400 milioni di euro il valore generato da 309 soluzioni offerte da 114 provider (di cui il 20% startup) nel campo dell’agricoltura 4.0, intesa come “utilizzo di un mix di tecnologie digitali per migliorare l’efficienza, la resa e la sostenibilità delle coltivazioni, la qualità del processo produttivo e del prodotto e le condizioni di lavoro degli addetti”. È quanto rileva l’ultima edizione dell’Osservatorio Smart Agrifood presentato oggi dalla School of Management del Politecnico di Milano.
Il 71% delle soluzioni sfrutta i dati (in qualche caso i big data) e il 44% l’Internet of Things, a conferma della sempre maggiore rilevanza dei dati in agricoltura. Tuttavia il 45% degli agricoltori non ha (ancora) chiaro come valorizzarli. In particolare emerge una visione chiaramente orientata alla creazione di valore nella singola azienda, piuttosto che all’interconnessione e integrazione di filiera, prospettiva che deve ancora essere adottata dagli agricoltori italiani.
Figura 1 – Le tecnologie abilitanti le soluzioni di agricoltura 4.0 (309 soluzioni)
Fonte: Osservatorio Smart Agrifood 2019, School of Management Politecnico di Milano
L’osservatorio ha anche analizzato l’utilizzo dei dati per la tracciabilità e la qualità alimentare. Sono già 133 le soluzioni tecnologiche per la tracciabilità presenti sul mercato italiano e il 38% di esse ha migliorato l’efficacia del processo stesso e il 32% l’efficienza, riducendone tempi e costi.
Una maggiore efficienza della supply chain è stata riscontrata dal 42% delle aziende. Nello specifico il 30% delle imprese che adottano soluzioni digitali di tracciabilità rileva una riduzione degli errori di inserimento dei dati e del rischio di manomissione, il 27% nota una diminuzione dei costi richiesti all’attivazione delle procedure di rintracciabilità e il 21% un risparmio di tempo per la raccolta dei dati. I benefici maggiormente riscontrati sono la riduzione dei costi di gestione delle scorte (15% dei casi), la riduzione degli sprechi alimentari (14%) e il consolidamento dei rapporti di filiera (13%). Il 13% delle aziende ha anche riscontrato un aumento delle vendite, mentre il 14% evidenzia la necessità di puntare su soluzioni per migliorare i processi di certificazione.
Le filiere più orientate a sperimentare l’utilizzo della tracciabilità digitale sono quelle tradizionalmente più a rischio: carne (21%) e prodotti ittici (13%). Tra i prodotti delle filiere agroalimentari (produzione di materia prima e prima trasformazione) il settore vitivinicolo ha avviato interessanti sperimentazioni (9%), con progetti che prevedono l’applicazione di tecnologie RFID (identificazione a radiofrenqueza), sensoristica e blockchain.
Le 133 soluzioni tecnologiche per la tracciabilità alimentare disponibili sul mercato italiano intervengono nei processi di identificazione univoca, acquisizione del dato, registrazione, analisi, integrazione e trasmissione. Il 59% di queste soluzioni sono ancora “tradizionali” (trasformano il dato in digitale richiedendo un importante contributo umano) e le più diffuse sono piattaforme software per registrazione, integrazione ed elaborazione del dato (62%), seguite da soluzioni che combinano strumenti hardware e software (30%) e da strumenti hardware come sensori IoT e lettori codici a barre (8%). Fra quelle più avanzate (42%), invece, le più utilizzate sono RFID (Radio-Frequency Identification, 20%), cloud (19%), i big data analytics (14%) e i sensori IoT (10%).
Figura 2 – I benefici riscontrati dalle aziende che hanno adottato soluzioni digitali per la tracciabilità alimentare
Fonte: Osservatorio Smart Agrifood 2019, School of Management Politecnico di Milano
Cresce anche l’interesse per l’applicazione delle tecnologie blockchain e distributed ledger nella filiera alimentare: sono 42 i progetti internazionali e italiani mappati dal 2016 al 2018, più che raddoppiati nell’ultimo anno. Si tratta di iniziative che, nel 24% dei casi, trovano applicazione in diversi ambiti, nel 21% sono dedicate alla filiera della carne, nel 17% all’ortofrutta e nel 10% al cerealicolo. Nel 50% dei casi è stato riscontrato un forte ruolo guida da parte degli attori della distribuzione e della trasformazione.
Per approfondimenti su questi temi si può prendere visione delle soluzione standard GS1, bene note al tavolo di lavoro Smart Agrifood.