Digitalizzazione asset del retail per affrontare le sfide future
Il presidente Alberto Frausin ne parla al 12° Consumer & Retail Summit
Big data, realtà virtuale e realtà aumentata, beacon e riconoscimento facciale, pagamenti biometrici e finanziamenti via Pos, e, sopra a tutto, l'e-commerce: le nuove tecnologie e la digitalizzazione stanno cambiando profondamente la distribuzione, oltre che le nostre abitudini di vita e di consumo. Una rivoluzione epocale di cui si è discusso lungamente il 4 ottobre scorso al 12° Consumer & Retail summit organizzato da 24ORE Eventi in collaborazione con Il Sole 24 Ore.
Punto di vendita fisico finito? No, trasformato
«Non dobbiamo avere un atteggiamento manicheo verso fisico ed e-commerce. Se il punto vendita rimane una mera location non ha futuro»– ha detto Giorgio Santambrogio, presidente di Adm. «Se diventa bello, caldo, gradevole, se è in grado di fare riscoprire al cliente il gusto di fare la spesa coinvolgendo i suoi cinque sensi, concentrandosi su quei prodotti che possono sviluppare un rapporto empatico, rimarrà».
L’assortimento dovrà essere sempre più personalizzato e mirato sulle esigenze della clientela locale, grazie all’analisi dei big data. Il futuro insomma non è il punto vendita fisico o l’e-commerce, è un punto vendita che evolve. E il personale, liberato da compiti ripetitivi, deve essere coinvolto in prima linea con la clientela.
Liberare risorse per lo storytelling, grazie al doppio digitale
Si perderanno dunque posti di lavoro? Più che un’ecatombe ci sarà un rimescolamento. Il personale liberato dalle funzioni di back office avrà più tempo per spiegare i prodotti, le filiere, gli abbinamenti e gli allergeni, la provenienza e il produttore. Anche perché questo chiede il consumatore: esiste una domanda crescente e globale di prodotti con un’identità geografica, dal caffè della Colombia al blue cheese nordeuropeo al vino cinese.
Un aiuto fondamentale in questo senso viene dal gemello digitale, la copia digitale del prodotto fisico. Come ha spiegato Alberto Frausin, presidente GS1 Italy nel suo intervento.
«Siamo il più grande ente di standardizzazione al mondo, con 5 miliardi di prodotti inseriti, in Italia raggruppiamo 35 mila aziende prevalentemente del largo consumo. Il punto di partenza è il codice a barre, creato 60 anni fa, ma lavoriamo sugli standard del futuro come l’RFID, un chip che racchiude in sé tutte le informazioni del prodotto e consente di creare un gemello digitale, oltre che di lavorare sulla famosa blockchain».
Sistema da digitalizzare, 2,2 miliardi da recuperare
Sotto la lente l’arretratezza dei rapporti di filiera e l’inefficienza del sistema del largo consumo italiano, che generano 2,2 miliardi di sprechi l’anno. «Abbiamo ancora troppa forza lavoro impegnata in attività di basso valore, nell’amministrazione e nella logistica, quando i sistemi attuali consentirebbero di liberarla e impiegarla nei punti vendita a contatto del cliente. Non si tratta di creare disoccupazione, ma valore» ha detto Alberto Frausin.
Un lavoro lungo, quello di aiutare le aziende a diventare data-driven, ma non più rimandabile. «Dobbiamo arrivare al consumatore insieme in maniera totalmente diversa da come abbiamo fatto finora, con troppi tempi e soldi buttati via, concentrando gli sforzi verso un’unica piattaforma: questa è il cambio profondo che è necessario».
Intanto, è stato tagliato il traguardo dei 100 mila prodotti digitalizzati grazie a Immagino, in cui c’è tutto: storie e benefit incrociati con i dati tradizionali. «Siamo all’80%, puntiamo ad arrivare al 90%».
Infine, Allineo «la grande sfida che ci consentirà di lavorare su un progetto digitale completo toccando da vicino quei 2,2 miliardi di sprechi, perché tutti i processi diventeranno digitali e non avremo meccanismi incapaci di gestire il prodotto. Entro il 2019 tutta la GDO sarà operativa, entro due anni puntiamo ad avere una percentuale molto consistente dell’intero business italiano».
Durante il summit, Interbrand ha presentato i dati della 19a edizione di Best Global Brand, la classifica delle aziende che hanno toccato il tetto del mondo nel 2018.
Ad aprire i lavori la relazione di Alessio Agostinelli, partner and managing director di The Boston Consulting Group, che ha sottolineato come la migrazione verso l’online nel commercio sia un processo irreversibile. Il canale fisico in obiettiva difficoltà «non scomparirà mai, ed è anzi una risorsa verso il consumatore».
A cura di Anna Muzio