L’effetto virtuoso della fatturazione elettronica
L’obbligo di fatturazione elettronica tra imprese private può far crescere la digitalizzazione nelle relazioni, migliorando l’efficienza complessiva di sistema. Già oggi secondo l’Osservatorio Fatturazione Elettronica & eCommerce B2b il 15% degli scambi nelle filiere avviene per via elettronica, ma restano da superare ostacoli culturali soprattutto all’interno delle PMI.
I dati diffusi dall’Osservatorio Fatturazione Elettronica & eCommerce B2b, della School of Management Politecnico di Milano, restituiscono un profilo a due facce dello stato della digitalizzazione dei processi presso le imprese italiane.
Da un lato un oggettivo ritardo della trasformazione digitale del sistema produttivo italiano: l’e-commerce B2B tra imprese residenti sul territorio italiano ha raggiunto infatti un valore di 335 miliardi, con un incremento dell’8% rispetto al 2016, in lieve contrazione rispetto agli anni precedenti, probabilmente perché le imprese si sono concentrate sugli obblighi della fatturazione elettronica.
«Una cifra significativa, ma che rappresenta ancora soltanto il 15% degli scambi complessivi fra le imprese italiane, pari a 2200 miliardi di euro», afferma Riccardo Mangiaracina, responsabile scientifico dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica & eCommerce B2b. Inoltre, se solo l’1% delle grandi aziende dichiara di non essere interessata alla digitalizzazione, un quarto delle PMI (l’ossatura del sistema produttivo italiano) non ritiene opportuno investire nella digitalizzazione. «In tal modo queste imprese si autoescludono dalla capacità di dialogo con l’ecosistema in cui sono inserite», nota Claudio Rorato, direttore del medesimo Osservatorio.
Figura 1 – La crescita dell’Edi
Fonte: School of Management Politecnico di Milano “Osservatorio Fatturazione elettronica & eCommerce B2B” 2018
Dall’altro lato però, sono 130mila le imprese che nel 2017 hanno adottato soluzioni di e-commerce B2B, in crescita dell’8% rispetto al 2016, connesse da 470 extranet che supportano le relazioni con clienti (40%), fornitori (56%) o entrambi (4%). Il 14% delle extranet attive è utilizzato anche per gli scambi commerciali con l’estero.
Cresce anche l’uso di sistemi EDI per lo scambio elettronico di documenti, con 165mila documenti (+10%) relativi al ciclo dell’ordine scambiati da 13mila imprese (+8%). Oltre quattro grandi aziende su dieci (42%) hanno implementato soluzioni collaborative per gestire la relazione con clienti e fornitori. Oltre il 96% delle imprese connesse appartiene a soli cinque settori: auto, elettrodomestici ed elettronica di consumo, farmaceutico, largo consumo e materiale elettrico. Il documento più scambiato è la fattura (il 30% del totale dei documenti in EDI, +10%), seguito dall’ordine (18%, +7%) e dall’avviso di spedizione (13%, +8%).
Grandi aziende e PMI
Più problematica è invece l’adozione di extranet da parte delle PMI a causa di alcune barriere che ne frenano l’implementazione, come la difficoltà a coinvolgere clienti e fornitori abituati a soluzioni tradizionali (indicata dal 27% delle PMI), l’esiguo volume di documenti che potrebbero essere scambiati con clienti e fornitori (23%), la scarsa percezione dei benefici ottenibili (19%), gli elevati costi di implementazione e gestione (17%) e la necessità di attivare programmi di change management per le persone che seguono l’operatività quotidiana (13%).
Nel 2017 il 42% delle grandi aziende italiane ha attivato progetti collaborativi per gestire e scambiare documenti, dati operativi, strategici e indicatori di prestazione con fornitori e clienti, interessando il controllo della supply chain, la comunicazione e il marketing (come il progetto Immagino di GS1 Italy nel largo consumo), lo sviluppo e l’introduzione di nuovi prodotti e la pianificazione della produzione.
Figura 2 - I principali progetti collaborativi
Fonte: School of Management Politecnico di Milano “Osservatorio Fatturazione elettronica & eCommerce B2B” 2018
Tre le esigenze principali che spingono ad adottare progetti collaborativi: la necessità di contenere i costi (30% delle grandi aziende), recuperare competitività (28%) controllare l’operato dei partner di business (25%). Non mancano gli ostacoli, come il timore di perdere la riservatezza delle informazioni e dei dati scambiati (15% delle aziende che non attivano progetti collaborativi), i costi di attivazione troppo elevati (10%), la mancanza di volontà da parte delle aziende a investire in tali soluzioni (il 25% non li ritiene una priorità). Tuttavia l’adozione di progetti collaborativi porta a benefici tangibili per l’intera supply chain. Quello dell’Optimal Shelf Availability (OSA) nel largo consumo, per esempio, porta a un risparmio di costi del 12%, mentre la pianificazione congiunta nel settore automobilistico del 15%, si legge nel rapporto di ricerca.
L’opportunità della fatturazione elettronica
Secondo l’Osservatorio, nel corso del 2017 sono state scambiate 166 mila fatture in formato elettronico con il sistema d’interscambio (SDI). Nei primi cinque mesi di quest’anno ne sono state scambiate 220 mila. Considerando l’obbligo di fatturazione elettronica tra imprese private, che scatterà il primo gennaio prossimo, sembrerebbe che solo il 5% delle grandi imprese e il 9% delle PMI non abbia ancora deciso come organizzarsi per adempiere all’obbligo normativo o non ne sia a conoscenza. Ancora più positive le aspettative: il 50% delle grandi imprese e il 34% delle PMI percepiscono l’obbligo come un’opportunità per ottimizzare i processi aziendali, mentre il 13% delle grandi imprese e il 14% delle PMI lo vedono come un aiuto per combattere l’evasione fiscale.
«Nel caso della fatturazione elettronica, l’innovazione è spinta dalla lotta all’evasione. Ma sarebbe riduttivo non cogliere questa occasione per favorire un effetto virtuoso sulla supply chain per una rapida fertilizzazione dell’intero processo. La fatturazione elettronica non è infatti solo un progetto amministrativo e IT, ma è invasivo di tutta l’azienda», sottolinea Silvia Gironi, responsabile servizi e processi amministrativi e finanziari Pirelli. «È un lavoro collaborativo che si innesta sul processo di trasformazione digitale, che nel nostro caso riguarda l’efficienza interna e la customer exprerience», aggiunge Federica Roscio, customer experience manager Fastweb.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Lorenzo De Filippi, Ict manager sistemi di approvvigionamento Eni, che dice: «L’obbligo è un adempimento di legge ma vi è un interesse per l’intero sistema aziendale. I benefici sono tanti: la dematerializzazione dei documenti, la riduzione di costi, l’acquisizione di dati strutturati. Questo è un elemento particolarmente importante: con un solo sistema d’interscambio si ha un tracciato univoco verso i clienti e verso i fornitori che porta alla contabilizzazione automatica delle fatture».
«L’obbligo di fatturazione elettronica tra privati è un’opportunità che le imprese devono cogliere per rivedere internamente i propri processi», afferma ancora Rorato. «Solo così sarà possibile sfruttare le potenzialità che si generano grazie al passaggio da una “gestione per documenti” a una gestione per “flussi di dati” e dalla dematerializzazione di un documento alla digitalizzazione dell’intero ciclo ordine-pagamento». L’Osservatorio ha stimato che il beneficio derivante dal passaggio alla fatturazione elettronica oscilla tra i 7,5 e gli 11,5 euro per fattura per coloro che emettono almeno tremila fatture all’anno, mentre è tra gli 1,8 e i 3,7 euro a fattura per le aziende che hanno volumi inferiori. E con la digitalizzazione dell’intero ciclo dell’ordine invece il risparmio è compreso tra 25 e 65 euro ogni ciclo.
Di certo la digitalizzazione dei processi (che l’Osservatorio studia da 15 anni) è, come afferma Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori digital innovation, un formidabile elemento di competitività per le imprese, le diverse supply chain e l’intero sistema paese. «L’obbligo di fatturazione elettronica tra privati, senza voler nascondere le difficoltà attuative, costituisce quindi dal nostro punto di vista un passo importante per accelerare il digital B2B. La speranza è che con l’obbligo crescano gli investimenti in digitale (oggi circa la metà delle imprese nazionali investe meno dell’1% del fatturato in progetti di digitalizzazione) e diminuisca il gap culturale e comportamentale tra grandi imprese e PMI, così da diffondere maggiormente un approccio di filiera basato sulla fiducia, la trasparenza e lo scambio dei dati di business. Passaggio essenziale, quest’ultimo, in un mondo in cui le imprese e le supply chain in cui sono inserite competono sulla capacità di valorizzare i dati stessi».