Efficienza di filiera al primo posto
l'opinione di
Il 2017, dopo anni di crescita mondiale al lumicino, ha mostrato finalmente un segno positivo, ma non possiamo trascurare la tendenza di fondo: le economie avanzate registrano ancora un livello troppo basso di risalita dei prezzi e una crescita moderata. In Italia, come in Europa del resto, la debolezza della domanda, nonostante le iniezioni di liquidità della Bce, gioca un ruolo centrale nella scarsa dinamicità dell’economia.
Anche per questo – lo ribadiamo ancora una volta - è fondamentale sterilizzare l'aumento dell'Iva previsto dal 2019. Osserviamo con soddisfazione che le associazioni dell’Industria dei beni di consumo e quelle della Distribuzione condividono questo nostro orientamento. Se l’incremento dovesse verificarsi, avremmo svantaggi netti per i consumi e per il reddito disponibile delle famiglie, senza peraltro garantire il gettito atteso.
Abbiamo inoltre bisogno di stabilità. Di mettere al centro l’occupazione che per le persone significa: dignità, reddito, benessere, fiducia nel futuro.
Su scala più ampia, a livello europeo la necessità di una svolta in direzione della competitività è confermata da una dinamica che è sotto gli occhi di tutti. L’attenzione dei governi è stata finora rivolta prevalentemente alle manovre finanziarie da discutere con Bruxelles, non sulle strategie da adottare, anche a livello comunitario per far fronte ai grandi cambiamenti in atto a livello mondiale.
Perché le imprese siano stimolate a investire abbiamo bisogno di stabilità politica e di accelerare sulla strada delle riforme.
L’elenco delle cose da fare è quello che conosciamo: ridurre la burocrazia, migliorare il funzionamento della giustizia, favorire la concorrenza, abbassare la pressione fiscale, migliorare il sistema educativo.
Le positive condizioni esogene di crescita globale - per esempio il basso prezzo del petrolio o l’aiuto della Banca Centrale Europea attraverso il quantitative easing non saranno eterni.
Per questo abbiamo bisogno di una politica economica che crei condizioni favorevoli all'attività produttiva, tenga conto del ruolo strategico dei consumi per il paese e introduca provvedimenti capaci di restituire dinamicità a una domanda dall'andamento ancora troppo debole e discontinuo.
Il largo consumo settore strategico
Il nostro sistema d’imprese costituisce un macrosettore strategico per l’economia nazionale.
Oltre 30 mila aziende, che sviluppano il 22% della produzione industriale, il 24% del valore aggiunto, il 24% dell’occupazione complessiva, il 5% del prodotto interno lordo. Siamo una componente significativa dell’economia reale. Abbiamo conservato la nostra vocazione manifatturiera. Di fronte alle sfide della globalizzazione non ci siamo tirati indietro.
Abbiamo puntato sull’innovazione, accettato il cambiamento, investito anche in anni di crisi, rafforzato le nostre posizioni sui mercati esteri pur operando da un paese in cui sono presenti numerosi fattori strutturali che penalizzano chi vuole fare impresa, competere, crescere.
I dati della nostra anagrafica dicono che siamo stati protagonisti di una selezione delle imprese da cui usciamo rafforzati. Le industrie dei beni di consumo che presentavano problemi oggettivi di competitività sono state espulse dal mercato, mentre quelle che hanno mostrato di saper intercettare le nuove tendenze e rispondere all’evoluzione della domanda hanno registrato tassi di crescita importanti nelle esportazioni e sul mercato interno.
È confortante osservare che soprattutto nelle piccole e medie imprese, cioè nell’ossatura della nostra base associativa, la ripresa prende consistenza. Certo non si sono ancora recuperati i livelli di redditività pre-crisi, ma la crescita, lo dicono i recenti dati diffusi anche da Istat, vede un nuovo ciclo di investimenti che produrrà risultati nei prossimi anni.
Sono risultati importanti, anche se non omogenei in tutti i settori, soprattutto se consideriamo il numero ancora limitato di imprese pienamente internazionalizzate e le condizioni di contesto meno favorevoli di quelle in cui operano i competitor.
Penso, per esempio, alla cronica carenza di infrastrutture - che secondo un’indagine di PricewaterhouseCoopers per Ibc è al primo posto fra le problematiche segnalate dalle nostre imprese, ma anche al costo del lavoro o dell’energia... Di questi dati di fatto Ibc tiene costantemente conto nella sua attività politico-istituzionale e nelle relazioni con gli stakeholders.
Una filiera ancora troppo costosa
Anche sul fronte del raccordo tecnico di filiera, Ibc elabora congiuntamente con le imprese della moderna distribuzione aderenti ad ADM proposte di indirizzo per GS1 Italy tese al miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia operativa delle relazioni tra i comparti industriale e distributivo. Il piano d’azione di Gs1 Italy recepisce queste indicazioni e coerentemente sviluppa soluzioni standard per l’identificazione dei prodotti e dei servizi negli ambienti tecnologico-digitali. Contribuisce così alla modernizzazione del paese e alla più efficace proiezione delle sue industrie sui mercati globali.
Non dimentichiamo che nel contesto internazionale i produttori italiani dei beni di consumo si trovano in posizione di svantaggio competitivo. In primo luogo perché la nostra filiera è la più costosa a livello europeo.
La messa a punto e la diffusione su vasta scala di soluzioni di sistema per l’efficienza di filiera è quindi prioritaria. Ibc vi ha contribuito sin dall'origine e punta ora ad una implementazione più ampia, profonda e veloce di tutti i sistemi di raccordo tecnico ed informativo. Per centrare questo obiettivo ci siamo impegnati nella creazione di piattaforme condivise per assicurare correttezza, tempestività e precisione alle informazioni di prodotto. Mi riferisco per esempio al servizio Immagino e alla piattaforma Allineo che rappresentano tappe fondamentali verso il cosiddetto “gemello digitale”, cioè l’insieme di dati con cui rappresentare i prodotti negli ambienti digitali, a partire dalle più diffuse piattaforme di vendite online.
I risultati che abbiamo conseguito sono anche il frutto di un periodo di proficuo lavoro della nostra associazione con ADM in sede GS1 Italy. La nostra attenzione verso l’efficienza di filiera si accompagna all'impegno continuo a favore di un maggior ordine ed equilibrio nei rapporti tra le imprese industriali e la Distribuzione Moderna. Siamo infatti convinti che la correttezza e la lealtà nelle relazioni verticali sia una condizione fondamentale anche per l’efficienza di filiera.
In Italia, per esempio, abbiamo sperimentato che la regolamentazione normativa determinata dall’ articolo 62 non sterilizza la competizione verticale né impedisce un confronto negoziale duro, quando necessario. Ci preoccupano, però, le segnalazioni di imprese industriali nostre associate, sottoposte a richieste pressanti da parte dei loro grandi clienti, spesso inquadrati in alleanze di acquisto internazionali.
Su questo fronte, quindi, continueremo a tenere alto il nostro impegno a favore della attuazione della normativa nel suo senso più pieno e fattuale.
*dalla relazione presentata all’assemblea annuale Ibc, Associazione delle Industrie Beni di Consumo, del 12 aprile 2018.