La logistica per l’e-commerce: lavori in corso
Servizio, multicanale, agile, rilevante, tecnologica: la logistica è smart e il settore conferma il trend di crescita dopo due anni di segno positivo. Le 79 mila aziende che compongono il settore della Contract Logistics sfiorano nel 2016 gli 80 miliari di fatturato (+1,2%, dopo il +2,6% del 2015 e +1,4% nel 2014). I dati sono dell’Osservatorio Contract Logistics della School of Management del Politecnico di Milano, che evidenzia alcuni importanti cambiamenti.
Nella distribuzione dell’ultimo miglio in città si affermano nuove iniziative green, come la consegna in bicicletta o con veicoli elettrici, abbinate a servizi aggiuntivi che rispondono a esigenze specifiche dei consumatori, mentre si espandono i network di distribuzione di fronte a ordini sempre più piccoli e alla necessità di una rete estesa e capillare. E la consegna a pezzi caratterizzerà in maniera crescente le attività logistiche nei prossimi anni.
Ma soprattutto continua la rivoluzione digitale del settore logistico. L'interesse delle aziende si concentra su soluzioni come smart glass, workflow scheduling, load building, RFID, sensoristica, dematerializzazione e digitalizzazione documentale per il trasporto, piattaforme collaborative e logistics app. In particolare, rileva l’Osservatorio, l'attenzione maggiore è rivolta verso la visibilità dell’intero processo di distribuzione, oggi resa possibile da soluzioni che permettono di ottenere maggiore tempestività e tracciabilità delle informazioni, oltre a migliorare efficienza e qualità del processo di distribuzione. Senza tralasciare i benefici per l'immagine aziendale (29% per le logistics app) e la conformità normativa.
Fig. 1 Innovazione tecnologica e digitale nella Logistica. I benefici attesi
Fonte: Osservatorio Contract Logistics
L’adozione delle soluzioni individuate risulta però frenata dalla complessità nella gestione della comunicazione tra sistemi e dai cambiamenti organizzativi richiesti, oltre che dalla resistenza al cambiamento del personale. Le soluzioni di più recente introduzione soffrono anche della difficoltà di valutazione dei benefici e dei tempi di ritorno degli investimenti oltre che dell’assenza di un’offerta adeguata e di standard tecnologici.
Fig. 2 Innovazione tecnologica e digitale nella logistica. Le principali criticità percepite
Fonte: Osservatorio Contract Logistics
Modelli da riconfigurare
Solo un anno fa l’Osservatorio Contract Logistics affrontava il tema del supporto della logistica alla strategia multicanale del retail. A un anno di distanza, lo scenario è cambiato e l’omnicanalità, caratterizzata dall’uniformità dell’esperienza di acquisto del consumatore attraverso tutti i canali di vendita integrati tra di essi, è la nuova sfida del retail e degli operatori logistici.
In un contesto di forte cambiamento in cui le vendite online mostrano una crescita in doppia cifra, lo sviluppo di una strategia omnicanale porta – secondo i ricercatori dell’Osservatorio - le aziende tradizionali a riconfigurare i modelli logistici spesso anche attraverso sinergie con i canali di vendita tradizionali, diventate sempre più necessarie perché le iniziative siano sostenibili economicamente.
L’Osservatorio ha indagato 114 iniziative di 3 settori - industria alimentare, gdo e retail non food - individuando i modelli logistici in riferimento alle seguenti aree strategiche: i servizi di consegna, la configurazione del sistema distributivo e le strategia di allestimento ordini.
Ne emerge un quadro vario, all’interno del quale vengono definite diverse variabili decisionali in seguito alle quali si differenziano i tre settori. A loro volta ciascuna di queste variabili è declinata in diverse opzioni.
Aree strategiche e variabili decisionali
L’impostazione del delivery service coinvolge quattro variabili decisionali: modalità di consegna, velocità di consegna, finestra di consegna, differenziazione di prezzo. I produttori utilizzano soprattutto la consegna a domicilio, mentre i retailer sfruttano i punti vendita per offrire modalità di consegna alternative. La velocità e la configurazione delle finestre di consegna sono invece elementi chiave di differenziazione per la gdo.
La configurazione del sistema distributivo coinvolge tre variabili decisionali: punto di allestimento, area di consegna, servizio di trasporto. La gdo sfrutta i negozi come punto di allestimento degli ordini online e punto di partenza per giri di consegna locali. I produttori e i retailer non food prediligono invece l’introduzione di picking warehouse (PW), all’interno o all’esterno del centro distributivo (Ce.Di), e la distribuzione in groupage.
L’impostazione della strategia di allestimento ordini coinvolge infine tre variabili decisionali: livello di automazione, livello di integrazione ed allocazione degli ordini.
L’indagine ha rilevato una tendenza ad adottare soluzioni manuali per la realizzazione dell’attività di picking, con politica di allocazione statica del punto di allestimento dell’ordine. I produttori e i retailer non food spesso ricercano l’integrazione tra canali di vendita nell’attività di picking con il coinvolgimento soprattutto del personale del punto vendita, mentre l’attività di packaging è una specificità del canale e-commerce B2C.
È particolarmente interessante approfondire il tema dell’allocazione degli ordini per le implicazioni specifiche sul processo omnicanale. «In un contesto con più nodi di evasione ordine - si legge nel rapporto dell’Osservatorio - occorre stabilire da quale nodo soddisfare la richiesta dei consumatori online. È possibile definire a priori il punto di allestimento (allocazione statica), rendendo visibile al consumatore solo la scorta disponibile presso tale nodo. Viceversa, si possono considerare disponibili tutte le scorte presenti all’interno della rete e definire dinamicamente le responsabilità di evasione degli ordini in base al trade-off tra costo e livello di servizio (allocazione dinamica). Ebbene, produttori alimentari e aziende della gdo decidono a priori il punto di allestimento degli ordini (100% delle iniziative), mentre diversi retailer non food, soprattutto quelli attivi sul canale e-commerce B2C da più anni, stanno sviluppando sistemi di allocazione dinamica degli ordini (40% delle iniziative)».
Per i tre settori considerati la ricerca sintetizza poi in un fenotipo di riferimento le opzioni adottate più frequentemente per ogni variabile decisionale.
Per quanto riguarda la modalità di consegna, le aziende della gdo offrono – in alternativa alla consegna a domicilio presidiata – il servizio click&collect, con raccolta dei prodotti in negozio o presso stazioni drive-through localizzate in prossimità del punto vendita.
I clienti si aspettano un processo di acquisto molto rapido: le aziende offrono consegna in 24 ore, con finestra definita. L’ampiezza della finestra di consegna attualmente adottata rappresenta una soluzione di compromesso tra livello di servizio e costo, variando tra due e quattro ore. Anche in questo caso, non si osserva una differenziazione del prezzo in base alla finestra di consegna selezionata. In una prospettiva di integrazione tra canali di vendita, le aziende della gdo sfruttano i punti vendita per l’allestimento degli ordini e-commerce B2C. Poiché il punto di allestimento ordini è il negozio, l’area di consegna è locale, e il servizio di trasporto prevalente è il sistema milk run. L’attività di picking è gestita manualmente, data l’incompatibilità dei sistemi automatici con i negozi esistenti. Gli ordini del canale e-commerce B2C risultano ben integrati nel processo di picking dei negozi tradizionali e, in alcuni casi, l’integrazione riguarda anche il processo distributivo (gli ordini online e gli ordini del canale tradizionale con consegna a domicilio sono gestiti utilizzando gli stessi veicoli).
Fig. 3 – I principali modelli logistici nell’omnicanalità
Fonte: Osservatorio Contract Logistics
«Dall’indagine - conclude Marco Melacini, direttore dell’Osservatorio Contract Logistics – si delinea un “un mondo tutto in costruzione”, con ricerca di sinergie in tutte le fasi del processo coinvolte: gestione delle scorte, gestione del magazzino e distribuzione. La complessità è elevata in quanto occorre considerare diverse tipologie di clienti e diverse fisicità degli oggetti. I volumi di vendita online però non sono ancora sufficienti a strutturare un network di distribuzione dedicato. Per questo, alcuni fornitori stanno sviluppando network ad hoc per supportare la crescita dell'e-commerce B2C, a partire dalle aree geografiche con maggior assorbimento di domanda. Segnatamente Milano, Roma, Torino, Bergamo e Napoli sono le aree che assorbono attualmente il 25% delle consegne e-commerce».
A cura di Fabrizio Gomarasca