La minirivoluzione degli acquisti di Natale
Spese natalizie con il vento in poppa, dopo la debole parentesi di novembre, a seguito dei fatti di Parigi e solida espansione dell’e-commerce, in particolare nel dettaglio non alimentare. È quanto certifica l’ultima edizione dell’Osservatorio Acquisti CartaSi, che rileva un incremento degli acquisti del 6,1%, leggermente sotto la media annuale di +6,5%, con il Nord su variazioni superiori alla media (+6,7% nel Nord Ovest e +6,8% nel Nord Est), il Centro in linea con la media e il sud e Isole ampiamente al disotto (+3,6%). Da sottolineare, inoltre, che per tutto il corso del 2015, a fronte di un’inflazione prima negativa e poi positiva di qualche decimo di punto, il valore dello speso ha avuto tassi di crescita mensili (sullo stesso periodo dell’anno precedente) nettamente maggiori.
Due sono però gli aspetti positivi di questa dinamica rilevati dall’Osservatorio. Il primo è che l’effetto indotto dai fatti di novembre non ha generato un impatto negativo sugli acquisti, con la sola eccezione del settore trasporti. Il secondo motivo è che il dato positivo consolida il +7,6% del dicembre 2014, che aveva segnato una consistente inversione dopo sei anni di crisi, indicazione rafforzata dal fatto che sono tornati a crescere anche gli acquisti dei basso spendendti (+15,4%).
Dall’analisi dei settori emerge quella che l’Osservatorio definisce una piccola rivoluzione nei comportamenti d’acquisto natalizi.
Figura 1 – Il trend per settori, Dicembre 2015 (Valori di spesa, variazione % con il periodo corrispondente)
“Grazie all’esplosione dei grandi store online – si legge nell’Osservatorio - il dettaglio non alimentare è diventato infatti il primo settore (15,2%), prima dei servizi vari (14,8%). Sono balzate dunque al top le voci di spesa che, grazie a evoluzioni di canale (l’online) o di pagamento (apertura degli enti pubblici ai pagamenti digitali), mostrano da qualche tempo tassi a doppia cifra”. È significativo rilevare al riguardo come nel dicembre 2014, a parità di stagionalità dunque, i primi due settori fossero invece abbigliamento e calzature (14,1%) e alimentari (14,0%), due segmenti considerati da sempre cardine degli acquisti pre-festivi.
Questa minirivoluzione si rileva anche guardando ai trend di crescita: +19,3% del dettaglio non alimentare, (che da solo spiega poco meno della crescita complessiva), +15,7% dei servizi vari e +11,8% di Informatica e beni digitali. Nel non alimentare (dove è esploso l’ecommerce: +69,3%) si sono posti in evidenza gli acquisti connessi con la gratificazione affettiva e relazionale: giocattoli (+7,2%), gioiellerie (+10,2%), animali e accessori (+16,5%), piante e fiori (+7,7%). Nei servizi (accanto ai «soliti» Enti pubblici e Assicurazioni), hanno preso decisamente corpo le donazioni (+30,5%), i servizi per la persona (+18,7%), le attività ricreative (+9,7%). Nell’informatica, come già l’anno scorso, sono apparse molto più in vista le spese «soft» (beni digitali: +17,9%) rispetto a quelle prevalentemente hardware (+4,6%, dato accanto al quale spicca il debole +0,6% degli elettrodomestici).
Quanto ai viaggi e trasporti (-2,8%), si rilevano due trend antitetici, che possono essere interpretati da un lato come un effetto generato dai timori per gli episodi di terrorismo diffuso (-6,0% delle linee aeree e -3,3% delle agenzie) e dall’altro come segnale di una lenta modificazione delle abitudini connesse alla mobilità (+13,7% dei noleggi e +3,2% della bigliettazione non aerea), cui fanno riscontro comunque il +5,7% dei pedaggi, il +7,3% degli alberghi e l’impennata (+11,8%) dei ristoranti, a indicare una preferenza, quest’anno, per una mobilità minore, comunque a minor raggio.