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02. IDM e GDO: strategie in un’Italia al palo

L’ottava edizione del Consumer & Retail Summit, organizzata a Milano il 9 ottobre scorso da Il Sole 24 Ore e da Mark Up e GDOWeek, è stata lo specchio dell’Italia di oggi. Un’Italia timorosa di fare una scelta di cambiamento, di rottura, pur avendo coscienza dell’inefficacia della politica dei piccoli passi, o meglio, del passo in avanti e mezzo indietro con cui procedono da noi le riforme, e della debolezza delle ricette all’insegna della continuità col passato.

È toccato a Gregorio De Felice, head of research e chief economist d’Intesa Sanpaolo, cercare segnali positivi nella situazione economica italiana. «Il quadro internazionale non è così male», ha detto De Felice. «E sul fronte interno c’è qualche segnale che può farci vedere un po’ più rosa: l’euro debole, il sostegno all’export messo in campo dal governo, la possibile ripresa degli investimenti nei prossimi anni». In un eccesso d’ottimismo il dirigente d’Intesa San Paolo s’è spinto fino a parlare d’una liquidità in Italia mai così abbondante e d’un sistema bancario che, entro i limiti delle valutazioni di credito, è desideroso di fare credito di qualità accettabile. Affermazioni che sono state salutate da un brusio di scetticismo in sala.

Sia come sia l’opinione di Giacomo Archi, amministratore delegato di Henkel, è che l’Italia «necessita di riforme strutturali più incisive di quelle fatte in passato. Da un confronto europeo emerge chiaramente che paesi in sofferenza come Grecia e Spagna, ma che sono riusciti a fare riforme significative, oggi mostrano i primi segni di miglioramento».

Mentre Vito Gulli, presidente di Generale Conserve, s’è detto convinto che «da questa situazione drammatica usciremo solo se faremo l’unica scelta possibile: quella di cambiarne il mix dei consumi, riorientandoci verso prodotti italiani. In questo modo potremo attrarre investimenti dall’estero».

Aldo Sutter, presidente IBC e dell’azienda di famiglia, sostiene che la stagnazione dei consumi dipende dal fatto che il reddito disponibile degli italiani è eccessivamente drenato da spese obbligate. Proprio nei troppi cartelli e monopoli che tuttora imbrigliano il paese IBC e un’ADM oggi rafforzata dalla recente adesione di Federdistribuzione, Ancc e Ancd, hanno individuato il nemico da combattere. Rendendo pubblici i costi di questi cartelli per la società e faranno un’attività congiunta di lobby presso le istituzioni per smantellarli. La modernizzazione e sburocratizzazione del paese e quello di cui più hanno bisogno le imprese italiane oggi, anche secondo Francesco Pugliese, presidente di ADM e amministratore delegato di Conad. «La burocrazia», ha convenuto Mario Resca, presidente di Confimprese e di Mondadori Direct, «è e rimane il più grande ostacolo agl’investimenti stranieri in Italia perché, come dice la stessa Corte dei conti, è una macchina antiquata, inefficiente e corrotta». In linea con loro Graziano Fiorelli, vice presidente di Confcommercio e presidente di Assofranchising fautore della modernizzazione delle 550 mila imprese del commercio indipendente.

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