03. Le opinioni

Come valutano i risultati dell’Osservatorio polarità 2014 gli ospiti del seminario Dove va lo shopping? Una ricerca che conferma la multipolarità degli italiani, ma che sorprende quando evidenzia la marginalità di internet come canale d’acquisto, a fronte di un ruolo importante come fonte d’informazioni. E quando fa risaltare il rilevante peso del commercio diffuso.

Le impressioni degli stakeholder

«Ho dovuto rivedere alcune mie convinzioni», ha detto Ermanno Canali, presidente dell’omonima agenzia. «È una ricerca che stimola a porsi molte domande», ha affermato Pietro Malaspina, presidente del Consiglio Nazionale Centri Commerciali. «I centri commerciali comunque ne escono bene. Sono una polarità con una forte attrattiva in uno scenario distributivo no channel in quanto ormai privo di canali o sulla strada per diventare tale, con tutte le implicazioni che ciò comporta. I nostri operatori stanno lavorando per affrontare la nuova realtà. Compito non semplice perché non è definita, non è organizzata per canali, ma secondo quella che potremmo definire una seamless shopping experience».

«Mette in luce come l’innovazione sia sempre una risorsa e un’opportunità», ha riconosciuto Paolo Mora, dirigente dell’Assessorato al commercio di Regione Lombardia, «e ci costringe a ripensare alcune scelte di programmazione. Per contro ci dà ragione nel momento in cui abbiamo puntato sullo shopping come fattore d’attrattività e di qualificazione del territorio urbano».

L’analisi di GS1 Italy | Indicod-Ecr

«È una ricerca d’impostazione nuova», ha osservato Marco Cuppini, Research and Communication Director di GS1 Italy | Indicod-Ecr, «che, superando la logica dei canali come compartimenti stagni, fotografa un’Italia agli inizi di un processo di profonda trasformazione. I social network; internet e le tecnologie mobile, che hanno portato i consumatori digitali a essere maggioranza; la crisi; lo spostarsi dei consumi dalle cose ai servizi e la crescita dei consumi obbligati, che sottrae potere d’acquisto alle famiglie, stanno rivoluzionando il commercio, così come lo fece 60 anni fa l’avvento degli ipermercati».

Non sottovalutiamo internet

Cuppini esorta a non sottovalutare il ruolo di internet. Già oggi in Italia è considerato il canale ideale per scovare le ultime novità. E raccoglie il voto più alto fra quelli dati dai consumatori alle polarità commerciali. «Un giudizio che avrebbe potuto essere ancora migliore», ha fatto notare, «se i ricercatori avessero chiesto al campione di dare un voto a internet anche per aspetti come la comodità d’accesso, gli orari d’apertura, la prossimità».

Uno sguardo oltre confine

Il mercato britannico, dove lo shopping on line di prodotti grocery ha 14 anni di storia, è senz’altro più evoluto di quello italiano. Il gap fra Italia e UK quanto a consumatori con accesso a internet è però ridotto: sono il 67,5% da noi contro l’83,6% nel Regno Unito. E potrebbe essere colmato in tempi brevi. Non è vero infatti che in Italia non succeda nulla.

«Le file davanti a due format innovativi come il Brian&Barry Building e l’Eataly Smeraldo che hanno aperto poche settimane fa a Milano», ha detto Cuppini, «dimostrano che il consumatore italiano ha fame d’innovazione. S’aspetta d’essere ingaggiato dai retailer e dall’IDM con prodotti e servizi pensati espressamente per lui».

Le soluzioni per i retailer

«Per tener testa alla concorrenza di internet, per esempio», ha aggiunto Cuppini, «i negozi fisici dovrebbero investire in ciò che l’e-commerce non ha: la relazione face-to-face col cliente». Accanto agli investimenti nella formazione del personale e su soluzioni che facilitino il contatto e la prova dei prodotti da parte del cliente, retailer e IDM potrebbero agevolmente dar vita a servizi che sfruttano le potenzialità di tecnologie di cui il consumatore già dispone (smarthpone e tablet): dalle app utili, alla pubblicità e cuponing e ai pagamenti via smartphone.

«Internet», ha concluso Cuppini, «oggi come 7 anni fa, è ancora uno specchio della realtà. E in Italia potrebbe riflettere come l’offertà del retail saprà rispondere alla domanda di cambiamento dei consumatori. Cambiamenti non da subire, ma su cui lavorare perché ci consentano di raggiungere gli obiettivi commerciali che ci proponiamo».