02. La ricerca

L’Osservatorio polarità 2014, come ha premesso Massimo Viganò, partner di TradeLab, ha scandagliato i comportamenti di 3 mila consumatori in tre contesti territoriali: Milano, Roma e Catania, accomunati dalla piena accessibilità a un ventaglio di polarità commerciali completo e paragonabile.

Primato per centri commerciali e urbani

«Delle sei polarità considerate: centri commerciali, parchi commerciali, factory outlet center, centri urbani, e-commerce e commercio diffuso», ha detto Viganò, «due sono emerse come punti di riferimento dei consumatori: i centri commerciali e quelli urbani, tallonati da internet».

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Gli shopping center, pur frequentati in misura minore dagli over 65 per problemi di mobilità, risultano la polarità più democratica: ci vanno tutti a prescindere dal reddito. Hanno più successo a Catania e meno a Roma. Attirano di più i residenti nell’hinterland e meno quelli nel centro città e hanno ruoli diversi.

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La comodità guida la scelta

«Dovendo scegliere fra polarità differenti», evidenzia Viganò, «sono ancora fattori logistici: la comodità d’accesso, la prossimità, gli orari prolungati, a prevalere su componenti dell’offerta commerciale come convenienza, qualità e varietà delle marche e delle insegne. La possibilità di passare del tempo libero, di scegliere fra più formule di ristorazione, di divertirsi è una componente accessoria delle polarità, ma con una forte rilevanza per i giovani e le famiglie con figli e con reddito medio-alto».

Nel complesso il sistema dell’offerta delle polarità non presenta particolari punti di debolezza, salvo la carenza di leisure e d’animazione «Ciò spinge a riflettere», afferma Viganò, «se sia il caso di far leva su queste componenti per attivare percorsi di differenziazione ».

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Un’analisi più fina della valutazione che i consumatori danno delle polarità evidenzia che i centri commerciali sono considerati eccessivamente omologati, i centri urbani non sufficientemente comodi da raggiungere, poco convenienti e carenti sul fronte degli orari d’apertura e delle componenti accessorie (al pari dei centri commerciali). E che internet dovrebbe migliorare nella dimensione emozionale ed essere più fruibile per i meno giovani.

Come s’informano gli italiani

Per analizzare il rapporto fra italiani e shopping, TradeLab ha diviso il processo d’acquisto in due fasi: raccolta informativa e acquisto vero e proprio.

Il giro per negozi è risultato di gran lunga la principale fonte informativa propedeutica all’acquisto (lo fanno 8 italiani su 10), seguita da internet e dai classici volantini. Ciò a prescindere dal contesto geografico.

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Giro per negozi che il 62,7% degli italiani fa nelle polarità commerciali (il 41,5% nei centri commerciali, il 18,7% nei centri urbani), ma che un 15,8% degli italiani fa ancora presso il commercio diffuso.

La raccolta informativa per l’acquisto dei quattro cluster merceologici principali considerati da TradeLab evidenzia comportamenti differenziati.

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Dove acquistano gli italiani

Per gli acquisti veri e propri, risulta confermata la preferenza degli italiani per le polarità fisiche. Soltanto il 2,5% (il 4,5% degli under 45) compra su internet.

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«Mentre nella ricerca d’informazioni c’era una sostanziale omogeneità di comportamenti nei tre contesti geografici analizzati», puntualizza Viganò, «al momento dell’acquisto riemergono differenze. A Catania la bassa capacità attrattiva del centro urbano consente una forte affermazione degli shopping center. A Roma il commercio urbano e quello diffuso drenano più della metà dei consumi. Mentre a Milano la situazione è più equilibrata. Differenze sussistono anche nella scelta di dove acquistare i quattro cluster merceologici considerati».

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Multipolarità rilevante

«Se la multicanalità è un fenomeno dato per scontato», prosegue Viganò, «dal nostro osservatorio emerge che anche la multipolarità è un fenomeno rilevante: tre italiani su quattro ricorrono a più polarità. Un terzo ne utilizza almeno due e il 30% le usa tutte. Ciò con differenze territoriali: la multipolarità è meno accentuata a Roma rispetto a Milano e a Catania. È invece più forte presso chi vive in periferia rispetto a chi risiede nell’hinterland e in centro. E riguarda l’81,9% degli acquisti alimentari, il 77% di quelli d’abbigliamento e articoli per la persona, il 61,9% di quelli d’elettronica e telefonia e il 72,8% di quelli d’articoli per la casa».

Prevale l’opportunismo

A complicare il quadro l’ultima evidenza della ricerca. Gli italiani che scelgono una polarità per informarsi non sempre effettuano poi l’acquisto in quella stessa polarità.

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«Di qui l’importanza per gli operatori», conclude Viganò, «di non concentrare l’attenzione solo sulla loro polarità, format o brand. Rischierebbero di non cogliere le complesse dinamiche competitive»