Servizi in banchina: dalla definizione delle attività alle best practice
Nel computo dei costi logistici sostenuti dalle imprese del largo consumo, i “servizi in banchina” non figurano fra le voci più onerose. In un’ottica di controllo della spesa e lotta agli sprechi, di trasparenza e di gestione operativa e amministrativa corretta ed efficiente di questa componente di costo, tali servizi sono però meritevoli d’attenzione.
Cogliendo l’esigenza delle imprese di definire con più precisione i contorni operativi dei servizi in banchina e di valutarne i costi effettivi così da facilitare un benchmarking, il 19 maggio scorso Indicod-Ecr, nel corso di uno specifico seminario svoltosi a Milano, ha presentato a una nutrita platea di rappresentanti delle imprese associate i risultati del lavoro svolto da un apposito gruppo di lavoro Ecr Italia composto da manager di 33 imprese (26 industriali e sette distributive) che ha affrontato questo tema nei dettagli.
«Il gruppo di lavoro», ha spiegato in apertura dei lavori Stefano Bergamin, responsabile dei progetti Ecr Supply Side, «è giunto a formulare una raccomandazione contenente da un lato alcuni approfondimenti e alcune acquisizioni concettuali sul tema, soprattutto di carattere definitorio, e dall’altro un modello teorico di valutazione dei costi; quest’ultimo si articola su diversi scenari e vuole essere uno strumento operativo, messo a disposizione delle aziende perché possano comprendere meglio le tariffe che vengono loro applicate».
Entrando nel vivo della questione, Giuseppe Luscia, Ecr Project Manager, ha sgombrato il campo da possibili dubbi interpretativi, chiarendo i concetti di contratto franco sponda, nel quale l’obbligazione del produttore si estingue con la messa a disposizione dei prodotti a sponda camion (e per sponda si deve intendere l’intero pianale del mezzo), e di contratto franco banchina, in cui invece sono a carico del produttore le due operazioni tipiche che rientrano nei servizi in banchina: lo scarico delle sagome e la desovrapposizione dei pallet.
Fare chiarezza in quest’ambito è oggi quanto mai necessario, dal momento che le operazioni scarico delle merci, nella stragrande maggioranza dei casi, sono svolte da soggetti terzi (siano essi operatori logistici o cooperative di facchinaggio) rispetto al produttore e al distributore, cioè ai due firmatari del contratto di fornitura delle merci.
Quali sono, dunque, le raccomandazioni Ecr Italia in tema di servizi in banchina?
«Innanzitutto», ha detto Giuseppe Luscia, «è consigliabile una più puntuale formalizzazione delle obbligazioni delle parti all’interno degli accordi commerciali fra produttori e distributori». E, per quanto il contratto franco sponda, almeno dal punto di vista del produttore, sia quello preferibile (andrebbe idealmente corredato dall’autorizzazione al personale del punto di scarico a salire sul mezzo), quello franco banchina appare tuttora il più diffuso. «Stando così le cose», ha proseguito Giuseppe Luscia, «è importante che il distributore controlli il livello qualitativo dei servizi in banchina e le condizioni economiche alle quali sono prestati per suo conto dalle cooperative di facchinaggio; è inoltre opportuno che attivi delle procedure specifiche per consentire una formale accettazione, da parte del produttore, delle condizioni contrattuali alle quali sono effettuate presso i propri punti di consegna. Fatta comunque salva la possibilità per il produttore d’effettuare lo scarico in autonomia, ossia senza avvalersi dei servizi delle cooperative di facchinaggio, ovviamente nel pieno rispetto delle normative sulla sicurezza sul lavoro».
Per consentire, poi, un più puntuale controllo della congruità degli importi addebitati, le fatture per la prestazione di servizi in banchina dovrebbero contenere come minimo informazioni quali il numero e la data del documento di trasporto cui si riferiscono e il numero delle sagome scaricate in banchina (eventualmente anche il numero dei pallet desovrapposti).
Come anticipato, il gruppo di lavoro Ecr Italia ha redatto un modello per la quantificazione dei costi dei servizi in banchina che valorizza tali attività a prescindere dal soggetto tenuto a svolgerle. Un modello che tiene conto di variabili significative: i costi delle attrezzature (muletto o transpallet), quelli dell’energia, della manodopera (operaio specializzato con muletto o non specializzato con transpallet), amministrativi e il mark up. Ed anche variabili ambientali, come la distanza fra le aree d’attesa e le baie di scarico e le dimensioni delle aree di manovra, e quelle legate al tipo di organizzazione e alla saturazione del lavoro.
Sempre in ambito logistico, con un occhio al futuro prossimo, sviscerata la tematica dei servizi in banchina, Ecr Italia si sta già concentrando su altri filoni: da febbraio scorso ha infatti attivato al suo interno un gruppo di lavoro sulle piattaforme multiproduttore. E presto affronterà anche la questione degli slot di scarico.
Per informazioni, visita il sito Indicod-Ecr.
A cura di Luisa Contri