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Così distanti, incredibilmente vicini con il digitale

La pandemia ha impresso un deciso impulso ai processi digitali tra le imprese. I dati dell’Osservatorio Digital B2b indicano che ci sono le basi per la digitalizzazione massiccia della supply chain nei prossimi anni

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Dalla pandemia è arrivato un forte impulso ai progetti di digitalizzazione dei processi B2B per il 48,6% delle imprese italiane, spingendo il 23% di loro a considerare di investire in soluzioni digitali, in particolare sulla gestione della firma (6,8% delle imprese), sulla digitalizzazione dei processi interni (6,2%) e sulla conservazione dei documenti (5,5%). Ma già nel 2020 il 18,4% delle aziende ha avviato progetti di digitalizzazione e in generale il 38,5% ha dichiarato di voler investire nei prossimi due anni in questi progetti. Secondo l’Osservatorio Digital B2b della School of Management del Politecnico di Milano, la pandemia ha cambiato radicalmente la percezione e la consapevolezza sia delle persone sia delle organizzazioni verso l’innovazione digitale, gettando così le basi per un’adozione massiccia nei prossimi anni del digitale a supporto dei processi B2B, potendo anche contare sul contributo dei 30,57 miliardi destinati dal PNRR alla digitalizzazione, innovazione e competitività nel sistema produttivo.

Figura 1 – L’impatto del Covid-19 sulle imprese per la digitalizzazione dei processi B2B

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Fonte: School of Management Politecnico di Milano “Osservatorio Digital B2b” 2021

Guardando ai numeri generali, l’e-commerce B2B (lo scambio del ciclo dell’ordine tramite strumenti digitali) ha risentito nel 2020 solo lievemente degli effetti della pandemia, in particolare nei primi mesi del lockdown, con un calo del 4% sull’anno precedente a 406 miliardi di euro con un aumento al 20% dell’incidenza sul transato B2B italiano (era del 19% nl 2019). Un contributo importante è arrivato dagli obblighi normativi degli ultimi anni, che hanno portato il digitale all’interno delle imprese, forzandole a rivedere i propri processi interni e di relazione con i partner del proprio business. I riferimento è ovviamente ai 2 miliardi di fatture elettroniche scambiate, di cui abbiamo già pubblicato le evidenze più importanti.

Processi digitali non ancora maturi

La ricerca sottolinea il rapporto esistente tra performance aziendali e il digitale: il 45% delle imprese italiane che avevano adottato almeno una tecnologia per la digitalizzazione dei processi prima del Covid-19 hanno ottenuto fatturati stabili o in aumento e l’81% di quelle che non avevano ancora fatto nulla hanno registrato fatturati in calo. «Ma – afferma Paola Olivares, direttore dell’Osservatorio Digital B2b – le iniziative avviate solo in risposta all’emergenza o solo per singole attività o processi non hanno impatti sulle performance economiche di breve periodo. Una piena trasformazione digitale richiede infatti tempo e una profonda revisione dei processi». Per questo motivo non si può ancora considerare di essere nella piena maturità dei processi digitali: l’apposito indice elaborato dall’Osservatorio registra infatti un aumento del valore di maturità da 0,24 a 0,35 su una scala da zero a uno.

Dall’efficienza all’efficacia nei rapporti di business

L’evoluzione è però in atto. Lo si vede a livello delle tecnologie abilitanti l’e-commerce B2B, che l’Osservatorio classifica in base alla modalità di coinvolgimento limitato a partner di business già esistenti o aperto a nuovi clienti e fornitori e all’interazione diretta o intermediata da un aggregatore di domanda e offerta. Nel caso di sistemi chiusi a interazione diretta spicca l’EDI, nato con l’obiettivo di rendere efficienti i rapporti di filiera, utilizzato da 19 mila imprese, dei portali B2B e delle soluzioni XML based, come il Nodo smistamento ordini in Sanità. I sistemi aperti con interazione diretta sono i siti di produttori, distributori e rivenditori, mentre le soluzioni aperte intermediate si riferiscono ai marketplace B2b, il cui transato è cresciuto del 67% tra il 2019 e il 2020, e le piattaforme B2b in grado sia di rendere efficienti la relazione con i partner di business esistenti sia di fungere da canali per la ricerca di nuovi clienti e fornitori. “La tendenza in atto è quella di affiancare ai sistemi chiusi, generatori di efficienza, degli strumenti aperti in grado di migliorare l’efficacia e di coinvolgere l’intero ecosistema in cui le imprese sono inserite”, si legge nel rapporto di ricerca.

Ne conviene Enrico Parisini, direttore sistemi informativi Conserve Italia: «Con la fatturazione elettronica per parte nostra abbiamo completato tutto il processo di dematerializzazione nei rapporti B2B. Ma esistono ancora dei problemi. Per esempio abbiamo visto che le diciture obbligatorie previste dalla fatturazione elettronica sono ben lontane in termini di maturità digitale. Bisognerebbe tenerne conto. Un altro problema è il doppio flusso con l’EDI, che crea confusione tra noi e i nostri clienti, perché alcuni vorrebbero eliminare l’EDI in favore della fattura elettronica scritta in altro modo. Credo che queste problematiche andrebbero governate. GS1 Italy, peraltro, ci sta dando una mano a gestire meglio questi processi con i formati standard. Ricordo che lo standard è un elemento importante, tant’è che oltre allo scambio EDI abbiamo anche un’attività sullo scambio dei dati di prodotto con il catalogo elettronico, un elemento fondamentale della digitalizzazione di cui troppo spesso ci scordiamo. Per quanto riguarda le tecnologie, è tempo di passare alle piattaforme, attraverso le quali confrontarci con i clienti, semplificando i meccanismi di scambio, perché sono abilitanti anche per il miglioramento della cultura digitale».

L’automazione del ciclo dell’ordine

La fatturazione elettronica ha spinto molte aziende a interessarsi alle tecnologie per l’automazione dei processi, ritenute la priorità di investimento entro il 2022 dal 16% delle imprese italiane. L’Osservatorio ha censito 33 applicazioni internazionali di Rpa (Robotic process automation, semplice o intelligente) dei processi amministrativi e di supply chain, il 67% dei quali si focalizza sul ciclo ordine-consegna-fatturazione-pagamento e più nello specifico sulla fase di fatturazione (21 casi).

Anche l’Artificial intelligence sta attirando parecchio interesse da parte delle aziende. I progetti censiti sono, in questo caso, 120 di cui il 58% già operativo, in particolare con il presidio di processi di pianificazione, rifornimento e monitoraggio della supply chain (48% dei casi). Il resto delle applicazioni riguarda progetti a supporto del ciclo dell’ordine (7%) e applicazioni trasversali a più processi differenti (45%).

Figura 2 – Le nuove tecnologie applicate alla supply chain

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Fonte: School of Management Politecnico di Milano “Osservatorio Digital B2b” 2021

 «L’obbligo di fatturazione elettronica è stato l’innesco, la miccia per accelerare nella digitalizzazione e nell’automazione – spiega Renato Spina, IT & Business Process Manager, Temporary (agenzia per il lavoro del gruppo Attal) – con l’obiettivo di migliorare la customer value proposition. Abbiamo quindi dematierializzato l’intero processo di fornitura individuando le fasi in cui intervenire con l’integrazione di processo, per gestire tutto in maniera organica e integrata, con una compliance documentale particolarmente efficiente, soprattutto in alcuni settori come quello della logistica. I benefici dell’automazione dei processi digitali? Recupero di efficienza, di quote di mercato e incremento del vantaggio competitivo».

La customer experience omnicanale B2B

L’integrazione dei processi è alla base anche della necessità di una maggiore vicinanza con i clienti, messa in evidenza dalla pandemia, anche nell’ambito del B2B. Per questo l’Osservatorio ha concentrato l’attenzione sulle strategie di customer experience omnicanale, per la cui realizzazione è necessario lavorare su strategia, organizzazione interna, gestione dei dati e sviluppo tecnologico. Una survey su 25 aziende ha però messo in luce come non vi siano a oggi realtà con un elevato grado di maturità rispetto ai pilastri di una strategia omnicanale. «La maggiore parte delle imprese adotta infatti un approccio tattico che prevede lo sviluppo di alcune progettualità e l’utilizzo di soluzioni tecnologiche di gestione dei dati e marketing automation da parte di singole business unit o team interni all’azienda. Solo poche aziende più evolute stanno creando funzioni dedicate alla customer experience, sviluppando una vista unica sul cliente e si stanno dotando di competenze di analisi dei dati a supporto delle altre unità di business», commenta Marta Valsecchi, direttore dell’Osservatorio Omnichannel customer experience.

«Le imprese che avevano vissuto gli adempimenti normativi come opportunità per digitalizzare i propri processi – Riccardo Mangiaracina, responsabile scientifico dell’Osservatorio Digital B2b – hanno saputo fronteggiare meglio la situazione di emergenza che, anche in ambito B2B, ha avuto impatti importanti. Ha innanzitutto accelerato il processo di avvicinamento delle aziende ai propri clienti riducendo la distanza tra livelli successivi della supply chain, ha promosso un miglior utilizzo dei dati e una maggiore automazione dei processi e ha amplificato la necessità di sviluppare processi maggiormente collaborativi. Con questa evoluzione molto probabilmente nei prossimi anni assisteremo a una forte crescita della pervasività degli strumenti digitali nei processi aziendali».

A cura di Fabrizio Gomarasca @gomafab