
Benvenuto Paolo. Grazie per questo spazio.
Grazie a voi per l’opportunità che mi offrite di approfondire il tema dei nuovi settore in GS1 Italy.
Domanda: Partiamo dall'inizio. Cosa intendiamo in GS1 Italy quando parliamo di Industry Engagement?
Risposta: Con questo termine noi in GS1 Italy intendiamo tutte le azioni che svolgiamo per coinvolgere attivamente aziende e filiere che non fanno riferimento al settore del largo consumo - che rappresenta il punto di partenza della storia della nostra organizzazione - nell'adozione nell'utilizzo del sistema globale GS1.
La nostra attività non riguarda solo il mondo degli standard e delle soluzioni GS1, che sappiamo servono a ottimizzare i processi di filiera, a migliorare la trasparenza della supply chain e in generale a favorire l’adozione di un linguaggio comune per identificare i prodotti e strutturare i dati e le informazioni correlate: l'obiettivo ultimo è la condivisione di questi dati e di queste informazioni in maniera efficace lungo la filiera con i partner e gli stakeholder.
Quello che noi cerchiamo di fare, come Industry Engagement, è lavorare come facilitatori, come aggregatori di imprese e di associazioni, con il fine di promuovere un confronto e un dialogo capaci di affrontare le sfide comuni. Come lo facciamo? Mettendo a disposizione delle filiere la nostra competenza sui temi della digitalizzazione, dell'efficienza operativa e non da ultimo della compliance normativa.
Rappresentiamo insomma una sorta di ponte tra la collaborazione e l'innovazione, con il fine ultimo di portare e creare valore per il sistema.
D: Da dove inizia la storia dell’Industry Engagement? Come si è sviluppata, anche in relazione alla storia di GS1 Italy?
R: L'introduzione di una funzione specifica, e quindi di un team dedicato all'Industry Engagement, nasce come decisione strategica di medio-lungo periodo. Questa scelta riflette la consapevolezza di un crescente interesse nel sistema GS1 da parte di settori che andavano appunto al di là del largo consumo. Diciamo che questa evoluzione, e questo maggiore interesse, sono stati guidati da tre driver principali.
C'è un tema legato ai cambiamenti tecnologici, quindi al fatto che c'è sempre maggiore necessità di avere dei dati che siano strutturati, affidabili e forniti in maniera continuativa.
C’è poi un aspetto legato a fattori legislativi: negli ultimi anni il quadro normativo è diventato via via sempre più complesso, tanto a livello globale quanto in particolare a livello europeo, con particolare attenzione ai temi della sostenibilità, dell'e-commerce, della sicurezza dei prodotti e della loro tracciabilità. Parliamo di regolamentazioni che vanno a impattare direttamente le supply chain: per riuscire a gestire queste esigenze normative c'è bisogno di maggiore collaborazione da parte degli attori della filiera.
C’è infine il tema dell'efficienza di filiera, che ha portato nuovi settori a interessarsi a GS1 e a quello che il sistema GS1 può fare per loro.
Se vogliamo però provare a rispondere in maniera più precisa alla domanda, l’Industry Engagement prende avvio da due settori principali. Si tratta di due settori molto distanti fra loro, che spiegano bene come GS1 sia in grado di spaziare notevolmente fra le diverse supply chain.
Il primo settore è quello dei dispositivi medici, che ha abbracciato GS1 per rispondere a un’esigenza di compliance normativa e in particolare all'introduzione del sistema UDI. Parliamo quindi in questo caso di un regolamento europeo.
Il secondo settore è quello bancario. In questo caso invece la decisione è stata guidata da una necessità di efficienza: si percepiva il bisogno di semplificare i flussi informativi tra i diversi attori di questo sistema, che sono la Banca Centrale Europea, la Banca d'Italia e le altre banche commerciali nazionali. Queste organizzazioni hanno trovato una risposta ai loro bisogni nelle soluzioni globali e condivise degli standard. La base è sempre da un lato l’identificazione - in questo caso delle banconote e delle monete - e dall’altro un flusso informativo elettronico standard, che riesca a tracciare la movimentazione del contante e lo scambio dei dati tra i diversi attori della filiera.
Questi sono i due esempi che in qualche modo raccontano meglio il percorso che GS1 e GS1 Italy hanno intrapreso per coinvolgere e supportare le imprese e le istituzioni nel raggiungimento dei propri obiettivi specifici.
D: Passiamo al presente, adesso. Al 2025. Perché questo è un anno così importante per l’Industry Engagement in GS1 Italy? Quali sono i progetti sul tavolo e qual è la direzione che l’area sta prendendo?
R: Io qui vedo due aspetti. Il primo è un risultato ottenuto - una milestone, diciamo - che riguarda la rilevanza e la reputazione di GS1 e di GS1 Italy all'interno di settori diversi dal largo consumo. Faccio riferimento, per esempio, a quello che siamo riusciti a costruire insieme al mondo dei farmaci con prescrizione a fronte del decreto legislativo che ha recepito in Italia la direttiva europea anticontraffazione. Questo traguardo è frutto della nostra capacità di essere riconosciuti come partner affidabili e di essere riusciti a coinvolgere i diversi attori della filiera. Abbiamo instaurato un dialogo aperto, costruttivo, e siamo stati in grado di fare sintesi di bisogni e di esigenze diversi. Questo è il primo traguardo del 2025.
Il secondo aspetto guarda più all’interno di GS1 Italy. Con il 2025 il nostro team ha raggiunto una maturità significativa, sia in termini di organico, e quindi di persone, sia in termini di approccio. Vogliamo essere sempre più proattivi, non solo nel cogliere le opportunità che si possono manifestare ma anche nella capacità di coltivarle, o, perché no, di sfruttarle per creare a nostra volta nuovi spazi di collaborazione.
D: In questo percorso ci sono stati degli spunti che avete colto da organizzazioni GS1 di altri paesi? Quanto è importante poter contare su un network così ampio e così omogeneo per trarre esempi e best practice?
R: Faccio un passo indietro. Sappiamo che GS1 è organizzata come una federazione globale che conta oggi 118 membri, e che GS1 Italy è uno di questi. Alcune di queste organizzazioni nazionali hanno adottato un posizionamento cross settoriale più strutturato: in Europa per esempio penso a Regno Unito, Francia e Germania. Se poi allarghiamo lo sguardo c'è sicuramente GS1 US che fa spesso da apripista. Per noi insomma far parte di questo network significa accedere a un punto di osservazione privilegiato rispetto a quello che succede negli altri paesi. Ci dà accesso a idee e best practice consolidate e ci consente di riuscire a vedere quelle che sono le iniziative che hanno avuto successo. Non c’è solo questo, però: è molto importante anche il confronto continuo, perché il nostro network ci permette di interagire direttamente con le altre GS1 e di arricchire quindi le nostre competenze e le nostre conoscenze.
Non da ultimo, poi, ci sono gli effetti legati al fatto che le imprese multinazionali che adottano il nostro sistema in determinati paesi diventano in qualche modo ambasciatrici delle soluzioni GS1 e le promuovono affinché vengano poi implementate anche altrove: queste aziende hanno un grande incentivo nell'aiutarci ad aprire una discussione, un dialogo costruttivo, e dunque a rimanere in ascolto di ciò che viene fatto all’estero.
D: Ci sono stati invece esempi in cui è stata GS1 Italy a fare da driver, e quindi insomma casi in cui siamo stati noi ad aprire la strada?
R: Sì, certamente, e anche di recente. Penso all’ultimo evento organizzato da GS1 in Europe. In quell’occasione siamo stati chiamati a condividere le nostre attività legate al settore del foodservice, evidenziando come fossimo riusciti a costruire una community attiva, coinvolta e che sta portando dei risultati concreti in termini di diffusione del sistema GS1. È sicuramente un processo a due vie: riceviamo e diamo. Non c'è un paese, una GS1, che in qualche modo può essere considerata la stella polare del nostro ecosistema. Ogni GS1 ha le proprie specificità e contribuisce all’evoluzione globale del network. Ancora una volta, quindi, ribadisco l’importanza dello scambio, del confronto, della collaborazione, che non reinventa la ruota ma fa tesoro delle esperienze altrui. È importante capire che tutti noi, come singoli e come network, traiamo vantaggio dai successi ottenuti dalle altre GS1.
D: Nello specifico, quali sono le filiere di cui si parla, quando in GS1 Italy si parla di Industry Engagement? E quali sono, se ce ne sono, le priorità dell'area?
R: Non risponderei tanto in termini di priorità ma dando piuttosto un'indicazione sul grado di maturità dei settori e sul nostro ruolo al loro interno. A oggi ci sono sei settori principali su cui abbiamo investito e in cui ci stiamo rafforzando.
Il primo, a cui ho già accennato, è quello sanitario. Siamo attivi da tempo sui dispositivi medici e da quest'anno lo siamo anche sui farmaci: abbiamo quindi un ruolo a tutto tondo nel sistema imprese del mondo healthcare. Quest'anno poi miriamo a estendere la presenza della nostra tecnologia anche nel settore di quelli che vengono chiamati healthcare provider, vale a dire gli ospedali.
Ho già parlato anche del settore bancario, su cui lavoriamo da anni ma che è in continua evoluzione.
C’è poi il mondo del foodservice, che è un altro settore che abbiamo approcciato in maniera strutturata ormai diversi anni fa, facendo anche in questo caso tesoro delle relazioni già consolidate di chi già faceva parte del sistema GS1: penso ai produttori del settore food&beverage che storicamente utilizzano e apprezzano il nostro sistema.
A questi tre aggiungo il mondo dell'e-commerce, dei marketplace. In questo caso abbiamo beneficiato dell’avvento di Amazon, che fu il primo a richiedere l'identificativo univoco GS1 sui prodotti che venivano catalogati e venduti sulla propria piattaforma. Negli ultimi anni - e il 2025 lo conferma - abbiamo visto come l'Italia sia diventata sempre più appetibile per i grandi attori del marketplace, che stanno via via aprendosi ai nostri consumatori. I riferimenti recenti sono molti: TikTok Shop, che ha aperto poche settimane fa, Kaufland che sta arrivando, Adeo che è arrivato l'anno scorso. L’Italia quindi sempre di più sta diventando una piazza consolidata e questi attori hanno una certa consapevolezza e conoscenza del sistema GS1: tutti richiedono, per poter vendere dei prodotti sulle proprie piattaforme, l'adozione degli identificativi GS1. Ecco perché è importante esserci, dare supporto, e questo tanto alle aziende che vogliono essere presenti sui marketplace quanto ai marketplace stessi nel momento in cui sbarcano nel nostro paese, per aiutarli e supportarli in questo percorso.
Il quinto settore è il tessile, l’abbigliamento, che cito insieme al sesto che è quello delle costruzioni. Li metto insieme, nonostante l’evidente diversità, perché in entrambi i casi ci sono dei requisiti normativi specifici che possono diventare il driver per consolidarci all'interno della filiera.
A questi aggiungo - anche se non è un settore in senso stretto, ma più un abilitatore - la nostra community di solution partner, che abbiamo lanciato due anni e mezzo fa e che oggi può contare di circa 40 provider accreditati: questi solution provider hanno proprio l'obiettivo di costruire una community capace di integrare e sviluppare soluzioni GS1, e di diventare qui un alleato in più nel momento in cui dobbiamo entrare in nuovi settori.
D: Qual è la strategia che GS1 Italy mette in campo per farsi conoscere, per avvicinare una nuova filiera e convincerla della bontà dei propri standard e delle proprie soluzioni? Su quali valori e su quali attori fa leva in questo processo?
R: Da un punto di vista dell’approccio, noi cerchiamo di seguire un processo in tre fasi. La prima è una sorta di analisi preliminare del settore, che significa comprenderne il funzionamento, chi sono i principali attori, com’è costruita la supply chain. Questa prima analisi viene fatta alla scrivania, e include anche la ricerca di quelli che possono essere dei partner affidabili che godono all’interno di quel settore di una certa reputazione, o che hanno un ruolo in termini di rete, di relazione, di rilevanza all'interno del settore. In questa prima fase, insomma, proviamo a individuare il campo da gioco.
Con la seconda fase inizia il nostro coinvolgimento diretto. Entriamo in contatto con la realtà del settore e con i suoi principali attori. L'obiettivo è individuare le sfide comuni, costruire un primo network con le aziende, con le associazioni e con gli stakeholder, e iniziare a definire meglio come si combinano il nostro sistema e le nostre soluzioni con quelle che sono le esigenze della filiera.
La terza fase è quella più pratica, concreta, potremmo dire di go-to-market. Dopo che abbiamo chiarito dove vogliamo giocare e come ci posizioniamo, ora costruiamo una value proposition coerente con i bisogni delle imprese. In questa fase attiviamo dei gruppi di lavoro con le aziende, dei progetti pilota, monitoriamo i risultati e da lì andiamo a, diciamo, integrarci in modo sempre più sinergico nei processi del settore.
All'interno di questo processo ovviamente la comunicazione gioca un ruolo strategico, tanto nella costruzione della value proposition quanto poi per promuovere una maggiore conoscenza del sistema GS1 e per aggiornare la community sui risultati raggiunti, al fine di allinearla ma anche di motivarla.
D: Prima hai parlato della maturità di questo progetto e del team che ne fa parte. Se dovessi provare a fare una sorta di punto della situazione, quali sono i margini di miglioramento e di espansione, se ce ne sono, del progetto Industry Engagement?
R: Questo è un domandone. Allora, innanzitutto va chiarito che noi siamo all'inizio di questo percorso. Pensare di sederci sui risultati raggiunti o di accontentarsi di quello che abbiamo raggiunto sarebbe veramente un errore. Il progetto, come dicevo, è di medio-lungo periodo. Anche laddove abbiamo già raggiunto dei risultati concreti c’è la necessità di consolidarli e di ampliarne la portata. I margini di crescita sono tantissimi.
D’altra parte, poi, i risultati che abbiamo raggiunto sono significativi sia in termini di partecipazione delle imprese e delle associazioni alle nostre attività, iniziative, gruppi di lavoro ed eventi, sia in termini di ampliamento del numero di imprese che entrano a far parte di GS1 Italy: parliamo qui di imprese che vanno oltre il mondo del largo consumo, che fanno parte di settori nuovi per il mondo GS1. Aziende, insomma, che guardano all’area di Industry Engagement. Questo conferma la bontà della nostra scelta strategica e l'interesse da parte di altre filiere nel nostro ruolo di presidio all'interno dei loro processi.
D: Quale pensi che sia e sarà nel futuro il beneficio più significativo che GS1 Italy potrà offrire grazie a questo progetto?
R: Nella mia veste di direttore dell’area Industry Engagement, se guardo avanti immagino un futuro in cui grazie al nostro ruolo, al ruolo di GS1, le filiere saranno sempre più digitali, sostenibili, efficienti, con grandi benefici a cascata per consumatori e pazienti. Mi aspetto che questo processo prosegua e si rafforzi. L’auspicio insomma è che del nostro lavoro beneficino certo le filiere, le imprese, ma anche e forse soprattutto le persone.
Grazie mille Paolo!
Grazie a voi. A presto!