01. Nell’e-commerce la parola chiave è adattabilità
In un mercato che ancora cresce, la sfida è tenere il passo con i cambiamenti. In Italia raggiunto il plateau per numero di acquirenti, ma la spesa pro-capite è ancora bassa
e-commerce in Italia
La capacità di adattamento al nuovo contesto. È questo il tema centrale della diciannovesima edizione di Netcomm Forum, che si è svolta nelle scorse settimane a Milano.
«In uno scenario di continuo e rapido cambiamento – ha sottolineato in apertura della due giorni Roberto Liscia, presidente di Netcomm – le imprese devono lavorare ancora più duramente e intensamente rispetto agli anni precedenti».
L’adattabilità, ribadisce Liscia, è un requisito fondamentale di fronte ai tanti fattori che influenzano il nuovo contesto: dalle tecnologie emergenti, come l'intelligenza artificiale, che rivestono un ruolo strategico nella ridefinizione dei modelli di business, alla rivoluzione normativa, dalla geopolitica, che non solo condiziona i mercati di sbocco ma anche quelli di approvvigionamento, alla sostenibilità ambientale, vista non solo come un imperativo etico ma anche come un'opportunità per le imprese.
Le imprese italiane dell’e-commerce
Un’opportunità, come dimostrano i dati dell’Osservatorio Netcomm in collaborazione con Cribis e secondo il quale le imprese italiane che hanno attivato un proprio e-commerce hanno un punteggio di innovazione molto più elevato rispetto a quelle che non lo hanno fatto.
Parliamo di una platea costituita da 88 mila realtà, la maggior parte delle quali (18,6%) si trova in Lombardia, seguita dal Lazio (12,1%) e Campania (12%).
E qui, sottolinea ancora Liscia, si inserisce un elemento importante: «Un quarto delle aziende che ha un proprio sito e-commerce registra un grado di internazionalizzazione alto e medio-alto contro il 9,7% delle altre registrato a livello nazionale». Il contraltare di questa riflessione è naturalmente rappresentato da tutto il resto della platea che ancora mostra un grado di internazionalizzazione basso o medio-basso.
L’ecommerce in Italia: +6% nel 2024
Ma quanto vale l’e-commerce nel nostro paese?
Secondo i dati dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm del Politecnico di Milano, presentati a Netcomm Forum, nell’anno in corso la crescita attesa dovrebbe attestarsi sul 6%, fino a toccare i 38,6 miliardi di euro, con comparti come arredamento e home living, auto e ricambi e food & grocery che registrano tassi superiori compresi tra il +8 e il +12%.
Ed è di nuovo Roberto Liscia a sollevare l’allarme.
«La spesa in commercio digitale in Italia si attesta sui 1.112 euro, contro i 2.120 euro della Germania. È evidente il ritardo nell'acquisto da parte degli italiani e una frequenza di acquisto basso, probabilmente dovuto anche al fatto che mancano imprese che vendono online. C’è un innegabile ritardo nell’offerta che condiziona i risultati».
Il punto, sottolinea Liscia, è che gli acquirenti non mancano. «Siamo arrivati al plateau: ad aprile di quest’anno sono 33,7 milioni gli italiani che acquistano online: sono sempre meno gli anziani che non acquistavano online, mentre aumenta la generazione Z, ovvero la fascia di coloro che hanno gli strumenti per poter acquistare».
Figura 1 - Gli acquisti e-commerce B2C di prodotto in ItaliaFonte: Politecnico di Milano “Osservatorio eCommerce B2c Netcomm” 2024
Sviluppare l’offerta
C’è dunque da lavorare sul fronte dell’offerta.
«Dalle nostre analisi emerge come il 63% degli acquisti in Italia sia fatto su quelle che un tempo definivamo “dot-com”, ovvero imprese che sono nate sul digitale. I retailer tradizionali hanno ancora un ritardo importante su questo fronte», prosegue Roberto Liscia
Non solo. C’è un tema di concentrazione dell'offerta sul quale non si può non riflettere.
«Fa effetto constatare come sui primi 15 siti d'acquisto degli italiani, i primi nove non siano italiani. Questo vuol dire che il consumatore compra, però lo fa prevalentemente sui siti di acquisto internazionali, in particolare cinesi. Il primo player italiano in classifica è Esselunga. Parallelamente, e questo è un fenomeno che incide sul panorama dell’offerta, assistiamo alla crescita delle farmacie online. Oggi in Netcomm abbiamo molti associati del settore farmaceutico perché è un settore che abbiamo aiutato a crescere, che abbiamo guidato e abbiamo aiutato a sviluppare».
Investire in tecnologie
Ma c’è un ulteriore fronte sul quale l’Italia mostra ritardo ed è l’investimento in tecnologie.
«L'accelerazione tecnologica, soprattutto nell'intelligenza artificiale, è stata notevole. Ma su questo fronte, l’Europa mostra un ritardo importante rispetto a Stati Uniti e Cina. L'Italia, in particolare, ha investito molto meno rispetto ad altri paesi europei» sottolinea il presidente di Netcomm.
L’assioma, tuttavia, rimane lo stesso: “le imprese che non si dotano di strumenti innovativi perdono competitività”.
Le imprese italiane, è questa la conclusione di Liscia, dovrebbero investire di più, «non per imitare pedissequamente i modelli esistenti, ma trarre ispirazione dalle altre esperienze per creare qualcosa di unico e distintivo».
A cura di Maria Teresa della Mura
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