Ritratto di un’Italia “fratturata”
La XIV edizione di Flair racconta un paese dominato dalle differenze, i cui cittadini sentono il bisogno di ritrovare unità sociale e sono attenti agli acquisti, ma non sempre comprendono le informazioni in etichetta
Una società profondamente segnata dalle fratture sociali. È questa la fotografia che emerge da Flair 2024, la XIV edizione della pubblicazione realizzata da Ipsos con Centromarca. Lo studio racconta di un paese “divergente”, i cui abitanti oscillano “tra spinte solidali e brame egoiste”.
Il progetto ha come obiettivo l’analisi di valori, atteggiamenti e opinioni delle persone riguardo alla società e costituisce uno strumento per comprendere dinamiche sociali e trasformazioni in atto, in un mondo frammentato e in perenne transizione. In questa edizione, il 2023 è presentato come un anno caratterizzato dalle “policrisi”, qualcosa di più del semplice susseguirsi di eventi negativi, ma piuttosto il risultato della loro sovrapposizione.
Un paese diseguale
Il tema che emerge con maggior prepotenza dall’analisi del contesto è quello delle disuguaglianze: in Italia il 5% delle famiglie possiede il 46% della ricchezza e, con un 9,7% della popolazione che non ha accesso a un livello di vita dignitoso (15 anni fa era il 3%), la povertà è diventata strutturale. Il fenomeno colpisce particolarmente le famiglie di stranieri (36,1%), ma anche i minori e, se l’istruzione continua a essere un fattore tutelante, il lavoro non è più uno strumento sufficiente, visto che il 47% dei nuclei familiari in povertà assoluta ha almeno un occupato. Alla crescita degli occupati non consegue quindi necessariamente una riduzione delle disparità. «Gli stipendi – sottolinea Enzo Risso, direttore scientifico di Ipsos – aumentano in base alle dimensioni dell’azienda e sono ancora influenzati dal genere: le donne partecipano di meno alla vita lavorativa, lavorano meno ore degli uomini, hanno contratti meno stabili e non sono equamente presenti tra la base e il vertice delle organizzazioni».
La risposta, tra malessere e speranza
Le fratture sociali sono numerose e riguardano il genere, ma anche la provenienza geografica, le classi sociali, le età, il contesto ambientale e le competenze tecnologiche. Di fronte alla crescita delle disparità, del disagio per la violenza nella società e della preoccupazione per il futuro, se da un lato si fanno strada forme di malessere, dall’altro lievita un bisogno di esperienze positive. È qui che nasce l’esigenza di ritrovare «un senso emozionale e affettivo in quello che si fa e nella propria vita – chiarisce Risso –, di rintracciare fonti di calore sociale e personale di fronte alla freddezza dell’obbligo e della riduzione».
Tecnologie per un’etichetta senza confini
Gli uomini e le donne che abitano la penisola oscillano quindi tra questi due poli: considerandone il ruolo di consumatori e consumatrici, Flair rileva che sono persone concentrate “sulla naturalezza, sulla sostenibilità e sull’essere ben informati sui prodotti”.
Ed è proprio riguardo a queste informazioni che sono valutate le potenzialità della tecnologia QR code, uno strumento che consente di inserire contenuti aggiuntivi e di soddisfare le esigenze determinate delle nuove norme europee. Il codice bidimensionale, infatti, libera spazio, permette di ridurre gli imballi, di fare aggiornamenti in tempo reale e di collegarsi a pagine web. Flair cita a questo proposito i dati raccolti nel dossier “Italiani ed etichette” dell’Osservatorio Immagino edizione 2-2023 di GS1 Italy, che confermano l’importanza delle indicazioni sul pack ed evidenziano che la loro lettura avviene prevalentemente nel punto vendita. Una volta a casa, le etichette sono consultate prima dell’uso dal 15% dei consumatori e anche in una fase successiva da circa il 10%. I dati più ricercati sono le indicazioni sullo smaltimento, seguono i valori nutrizionali, la provenienza, la presenza di sostanze nocive, l’aderenza a valori personali e le certificazioni ambientali.
Circa sette persone su dieci, inoltre, hanno difficoltà nel reperimento delle informazioni o non le comprendono. A fronte di questa situazione, il codice QR offre delle opportunità, ma presenta anche delle incognite. Quali sono i contenuti da fornire? Dove e quando saranno consultati? In un paese che è fanalino di coda in Europa per l’alfabetizzazione digitale, non si rischia l’esclusione di alcuni consumatori? Un altro gap da colmare, un compito nel quale produttori e distributori hanno un ruolo, quanto meno di supporto attivo nei confronti delle istituzioni.
A cura di Chiara Cammarano