02. Consumi e imprese
Dal lato delle imprese, la produzione industriale dei beni di consumo, si è mantenuta su un profilo crescente nei primi mesi dell’anno, recuperando pienamente i livelli del 2019. Tale andamento ha riflesso l’evoluzione dei consumi delle famiglie e quella dell’export; il pattern settoriale di entrambe le voci è stato comunque simile, in quanto la pandemia ha inciso sugli stili di vita in maniera analoga nei diversi paesi.
La dinamica rimane naturalmente piuttosto differenziata tra i settori.
In particolare, i settori che fanno registrare la crescita più vivace della produzione rispetto al 2021 sono quelli dell’abbigliamento e della pelletteria, che sono in fase di ripresa in seguito alla progressiva normalizzazione degli spostamenti ed alla diminuzione dello smart working. Tuttavia, il livello di produzione è ancora ben distante dai valori del 2019, dato che la domanda non si è ancora riportata sui livelli del pre-pandemia.
Un altro settore che non è ancora riuscito a recuperare i livelli di produzione del pre-crisi è quello dell’auto, per il quale le difficoltà sono molteplici. In primis, i lockdown imposti in Asia hanno creato ostacoli al corretto funzionamento di alcune catene globali del valore, principalmente con riferimento alla fornitura di microchip, la cui domanda, d’altra parte, è esplosa negli ultimi due anni. Inoltre, il settore dell’auto risente anche di un ridimensionamento della domanda, dettato dalla pandemia prima, che ha in parte modificato le preferenze dei consumatori in termini di mobilità e spostamenti, e dalla crisi energetica poi, dato che l’aumento del costo dei carburanti sta spingendo molto famiglie a rivedere le proprie prospettive sugli acquisti di automobili.
In positivo i settori dell’industria alimentare e quella delle bevande, che beneficiano certamente del cambiamento degli stili di vita, dato che l’affermazione dello smart working ha reso strutturale un maggiore consumo fra le mura domestiche, a scapito della spesa presso l’Ho.Re.Ca..
Più rosee le prospettive per le imprese dei servizi, e in particolare del turismo. Come si diceva poco sopra, ci si aspetta una ripresa vivace del settore nei mesi estivi. Difatti, l’indicatore del clima di fiducia delle imprese del turismo, dopo il calo registrato ad inizio 2022 in seguito alla nuova ondata della pandemia legata alla variante Omicron, è in crescita, e si è riportato di fatto sui valori osservati nella seconda metà del 2021.
È anche vero che le imprese del turismo stanno compiendo sforzi notevoli per riorganizzare l’attività dopo la prolungata chiusura, ed è possibile che alcune non abbiano ancora riaperto. È quindi fondamentale in questa fase che l’offerta riesca ad assecondare la domanda in rapida crescita, per limitare i problemi di saturazione che si ripercuoterebbero sui prezzi.
In generale, tanto per l’industria dei beni che per il settore dei servizi, le aspettative delle imprese sui prezzi per i prossimi mesi rimangono ancora fortemente al rialzo. Anche perché, un fenomeno a cui si è generalmente assistito nei mesi scorsi è la contrazione dei margini di profitto per le imprese, segno che queste hanno assorbito parte dei rincari dei costi senza ancora traslare del tutto gli aumenti sui prezzi di vendita. Tuttavia, il quadro da questo punto di vista potrebbe migliorare presto; dalla seconda metà di giugno diverse commodity hanno iniziato a mostrare segnali di rientro che, se confermati, attenuerebbero le pressioni sui costi di produzione.
Figura 3 - Produzione industriale dei beni di consumo / Figura 4 - Clima di fiducia imprese del turismoFonte: elaborazioni REF Ricerche su dati Istat, giugno 2022
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