distribuzione

Retail e sostenibilità: lavori in corso

La MDD si conferma per i retailer uno strumento importante di attuazione e di comunicazione dei criteri ESG. A che punto è l’evoluzione sostenibile e cosa stanno facendo concretamente distributori e aziende nell’ultima edizione del Green Retail Lab

GreenRetailLab_22_Articolo.jpg

Oggi si parla molto di sostenibilità ed è sempre più forte la consapevolezza che sia una necessità immediata. Proprio per questo Retail Institute Italy ha scelto come focus dell’edizione 2022 del Green Retail LabLe strategie del retail per un presente sostenibile, allo scopo di indagare cosa stanno facendo e che contributo i retailer possono dare in termini di ripensamento dei prodotti, della logistica, dei punti vendita e dei servizi.

La sostenibilità sta entrando nei piani strategici di molte aziende, ma ancora non esistono criteri condivisi per una misurazione oggettiva dei tre fattori che la determinano (ambientali, sociali e di governance) riassunti con l’acronimo ESG (Environmental, Social, Governance). «Se non definiamo uno standard condiviso a livello globale – osserva Luca Dal Fabbro, presidente del consiglio direttivo di ESG - European Institute – è alto il rischio di incorrere in operazioni di green washing. La base di partenza condivisa sono i 17 goals dell’Agenda 2030 dell’ONU e gli elementi comuni dei principali standard di misurazione esistenti».

Il passaggio all’economia circolare

Fabio Iraldo, professore ordinario della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, sottolinea inoltre che alla base della transizione ecologica c’è il passaggio da un’economia lineare a un’economia circolare che il mondo produttivo è ancora lontano da compiere, anzi «negli ultimi anni – osserva – il consumo delle materie prime e dei metalli sta aumentando, ma l’incremento della curva della produzione dei rifiuti è più che proporzionale all’aumento del Pil; dei 60 metalli usati dall’Industria solo un terzo ha un tasso di riciclo superiore al 25%. L’economia circolare, che pesa appena l’8,7% di quella mondiale, è una necessità competitiva sia per l’Industria che per il Retail poiché valorizza anche i costi sostenuti per acquistare ciò che sarebbe diventato uno scarto».

Figura1_GreenRetailLab_22.pngFigura 1 - I possibili benefici di una economia circolareFonte: Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, 2022

Il “green washing inconsapevole”

Essere aziende sostenibili genera fiducia nei consumatori e migliora il percepito del brand, ma, secondo più di una ricerca, gli shopper non sono disposti a pagarne il costo. «Solo un terzo delle aziende dichiara di avere una strategia in materia di sostenibilità da diverso tempo, ma per tante è ancora un’attività sporadica – afferma Andrea Alemanno, partner di Ipsos Strategy – questo può generare il fenomeno del “green washing inconsapevole”, nel senso che l’87% delle aziende sanno di dover comunicare la sostenibilità, ma solo il 35% ha un vero progetto organico da diffondere. Il consumatore chiede un equilibrio tra gli elementi ESG, nota se un’azienda ha delle incongruenze e facilmente assume atteggiamenti scettici».

Figura2_GreenRetailLab_2022.pngFigura 2 - Strategia aziendale in materia di sostenibilitàFonte: Ipsos Strategy, 2022

I trend del retail sostenibile

Tanto si sta cercando di fare, ma il percorso verso una reale economia sostenibile è ancora molto lungo. Il retail è uno dei protagonisti di questa evoluzione, Pia Schlemmer, innovation advisor di Trendone, delinea le nuove tendenze che i retailer stanno mettendo in atto: eticità dei consumi per limitare gli scarti e i rifiuti; connesso a ciò ci sono la ricerca di materiali alternativi e l’eco design, cioè la progettazione dei prodotti nell’ottica di potergli dare una seconda vita. La centralità del pianeta si traduce nella progettazione degli store con materiali naturali riciclabili o riciclati e tecnologie energy saving per ridurre l’impronta carbonica. In Olanda Tomo è il primo circular department store tutto pensato nell’ottica dell’economia circolare (prodotti, processi e smaltimento dei rifiuti). Altri due trend riguardano l’attenzione alla diversità, aspetto che deve essere presente anche nelle campagne di marketing, e la salute mentale: alcuni retailer hanno messo a disposizione dei propri clienti degli psicologi fuori dalle casse per combattere l’isolamento.

Figura3_GreenRetailLab_2022.jpgFigura 3 - Nuove tendenze del retail sostenibileFonte: Trendone, 2022

Cosa fanno i retailer in Italia

In linea con questi trend internazionali si stanno muovendo anche i retailer in Italia. Tutti hanno lavorato sulla MDD (Marca del distributore) sia nella costruzione di filiere etiche sia nei packaging, sia nella formulazione nutrizionale. «Sul fronte dello spreco alimentare nel punto vendita, Carrefour Italia ha l’obiettivo di ridurlo di un ulteriore 50% – afferma Marta Casella, CSR manager nazionale di Carrefour –. In questo ci vengono in supporto la digitalizzazione, attraverso cui si possono controllare meglio i prodotti in vendita e mettere in promozione quelli in scadenza, e la partnership con l’app To Good To Go, che in due anni ci ha permesso di salvare 500 mila pasti. VéGé si è attivato per contrastare l’obesità e i disturbi alimentari degli adolescenti: «In Italia un adolescente su 4 è obeso e i disturbi alimentari durante la pandemia sono aumentati di oltre il 30% – spiega Lorenzo Monzo, digital marketing manager di VéGé – e nel post pandemia un’associazione sportiva su 10 non ha riaperto e molte sono in sofferenza. Da settembre parte un’attività di donazione di materiale sportivo e attrezzature per oltre 2 mila associazioni e per farlo abbiamo coinvolto Decathlon».

Sulla sostenibilità Selex in tre anni si è data quattro pillar e i relativi obiettivi da raggiungere: «Sui fornitori – spiega Luca Vaccaro, direttore marche di Selex – abbiamo voluto verificare che trattassero i dipendenti secondo norma di legge. A quelli del settore ortofrutticolo, per esempio, abbiamo chiesto l’iscrizione alla Rete del lavoro agricolo di qualità. Il secondo pilastro ha riguardato la revisione degli ingredienti dei nostri prodotti: abbiamo sostituito le uova di galline allevate in gabbia con quelle di galline allevate a terra, eliminato i parabeni dal mondo detergenza e cura persona, ci siamo affidati a olii di palma certificati, ecc. Abbiamo verificato il ciclo di vita degli imballaggi delle nostre 7.500 referenze per renderli riciclabili e stiamo eliminando l’over pack. Il quarto punto riguarda l’educazione alimentare su cui abbiamo aperto un sito senza alcuna finalità commerciale. E non abbiamo finito».

Conad ha in corso 55 progetti, di cui circa 28 dedicati alla cura dell’ambiente: «Siamo arrivati al 70% di packaging ecosostenibile – afferma Giuseppe Zuliani, marketing director di Conad – la filiera MDD, che vale 5 miliardi di euro di fatturato, viaggia su quattro hub di concentrazione delle merci e nel 2021 ha prodotto un indice di efficienza che ha generato un 3% di risparmio di impronta ambientale, inoltre, su 1,8 miliardi di euro stanziati per il piano innovazione rete, circa 1,2 miliardi sono per riprogettare i negozi in chiave di sostenibilità. A ciò si aggiungono i progetti di fidelizzazione e sensibilizzazione dei clienti sul tema».

Le filiere integrate

Le marche industriali stanno coinvolgendo nei propri piani di sostenibilità la filiera, che rappresenta anche la parte più complessa da monitorare. «Granarolo ha coinvolto i 600 allevatori soci – spiega il presidente Gianpiero Calzolari – in un processo di screening sui dati oggettivi: dimensione della mandria, come viene gestita la stalla e i vari consumi per definire l’impronta carbonica attuale. Insieme alle Università di Bologna, Brescia e Milano è stato messo a punto un protocollo di azioni di contenimento dell’impatto: riduzione del consumo idrico, gestione dei reflui e produzione di energia. Abbiamo inoltre alzato il livello del benessere animale oltre la soglia di legge: un animale che sta bene produce di più in quantità e qualità e non ha bisogno di farmaci a vantaggio di tutti e dell’ambiente».

Anche il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha iniziato a lavorare su una mappatura dell’indice CReNBA (Centro di Referenza Nazionale per il Benessere Animale) del benessere animale introducendo degli obiettivi di miglioramento per i quali ha stanziato 12 milioni di euro di incentivi: In due anni – commenta Carlo Mangini,  responsabile marketing, comunicazione e sviluppo commerciale – siamo passati da un indice di 67 su 100 a uno di 75 su 100».

Loris Pedon, amministratore delegato di Pedon, porta la propria esperienza di filiere integrate per la produzione di legumi e cereali. «Le colture vanno coltivate nei luoghi più idonei, anche questo è un approccio sostenibile perché si riducono gli scarti e si ottengono massima resa e qualità. Quando i paesi di produzione sono aree poco sviluppate del mondo, come la nostra filiera dei fagioli navy beans in Etiopia, è importante coinvolgere la comunità locale per dare loro un’opportunità di lavoro e la giusta remunerazione».

La sostenibilità è un concetto molto nobile, ma per essere effettivamente realizzata richiede un approccio sistemico, parte integrante del piano di sviluppo aziendale. Il percorso verso l’economia sostenibile è appena iniziato.

A cura di Jessika Pini - seguila su LinkedIn