consumi

Shock Covid-19 e consumi delle famiglie italiane

Le previsioni di Congiuntura REF

La crisi economica innescata dall’epidemia del Covid-19 presenta uno scenario inedito per le imprese e le famiglie. Anche le prospettive sono difficili da individuare, data la mancanza di precedenti storici e, soprattutto, le difficoltà a anticipare l’evoluzione dell’epidemia nei prossimi mesi.

Dal punto di vista delle famiglie non è assimilabile alle recessioni del passato, soprattutto per la profondità della caduta dei consumi, oltre che per la rapidità con la quale essa si è prodotta. 

RefCovid_Rid.jpgIl lockdown ha avuto effetti immediati, portando i consumatori a limitare le spese non procrastinabili.

In alcuni casi si tratta di acquisti persi definitivamente (soprattutto nei servizi). Ad esempio, la rinuncia a un viaggio quest’anno nel periodo di Pasqua non verrà recuperata l’anno prossimo raddoppiando il periodo delle vacanze. Per questi casi nell’ipotesi più ottimistica possiamo immaginare un ritorno sui livelli di attività pre-crisi, ma il “buco” del 2020 è perso definitivamente. 

in altri casi si tratta di spese che sono solamente posticipate, anche se non è detto che verranno poi effettuate in un secondo momento (si pensi agli acquisti di durevoli, come l’auto). I dati sulle immatricolazioni, una delle poche informazioni quantitative di cui disponiamo, hanno comunque evidenziato un crollo verticale a marzo.

A partire dalla struttura dei consumi delle famiglie, si possono distinguere le voci di spesa che hanno evidenziato una sostanziale tenuta, da quelle che hanno registrato le contrazioni più ampie.

Di fatto vi è meno di un quarto della spesa che sta aumentando: la parte della sanità acquistata dalle famiglie (mascherine, disinfettanti, e altri prodotti legati anche all’aumento dell’attenzione verso la cura della persona e delle casa); l’alimentare (in parte a seguito dello stoccaggio di prodotti, e in parte per la sostituzione della spesa per servizi di ristorazione) e le comunicazioni (dato il boom dei collegamenti, l’avvio dello smartworking e delle lezioni scolastiche via internet). Vi è poi una grossa fetta della spesa che resta sostanzialmente stabile, rappresentata dalle spese per l’abitazione (anche per via della presenza in questa voce dei fitti figurativi, che pesano per ben il 15% sul totale dei consumi delle famiglie).

Nel complesso, quindi, quasi la metà dei consumi presenta livelli invariati o crescenti della spesa. D’altra parte, la restante metà della spesa presenta tassi di contrazione in molti casi di entità eccezionale; per interi settori il lockdown porta quasi ad azzerare la domanda.

Pur nella difficoltà a proporre quantificazioni puntuali, si può indicativamente pensare a una contrazione dei consumi delle famiglie nelle settimane di lockdown dell’ordine del 25%. 

Figura 1 - Metà dei consumi delle famiglie crolla nel lockdown

Figura1_RefCovid.png

Fonte: REF Ricerche "Congiuntura REF" aprile 2020

L’andamento fortemente divaricato delle diverse voci della domanda è naturalmente un effetto delle restrizioni imposte dal lockdown. Da questo punto di vista, va sottolineato come si tratti di un andamento legato in misura solo parziale al potere d’acquisto dei consumatori.

Difatti, le famiglie che non hanno subito riduzioni rilevanti del rispettivo potere d’acquisto (si pensi alle pensioni, ai redditi delle persone dei settori ancora attivi, ai dipendenti pubblici) stanno aumentando il rispettivo flusso di risparmio, mentre quanti hanno registrato dei crolli dei redditi (soprattutto i lavoratori più flessibili, gli autonomi, quanti hanno subìto riduzioni dell’orario lavorativo, e quanti operano ai margini del sommerso) possono ritrovarsi con redditi inferiori ai consumi, dovendo quindi contrarre quanto più possibile le spese, oppure intaccare i propri risparmi o indebitarsi. In questa fase conta quindi molto la copertura offerta dagli ammortizzatori sociali, oltre che la possibilità di trasferimenti interni alle famiglie.

È certo però che il colpo indotto dal lockdown ha conseguenze in termini di sofferenza soprattutto sui ceti più deboli che, oltre a avere prevalentemente entrate legate direttamente all’attività lavorativa, non hanno risparmi. per cui la rispettiva capacità di spesa dipende solamente dalle entrate correnti.

Questo aspetto introduce il tema dei comportamenti di spesa che prevarranno una volta superata la fase più intensa delle chiusure. Conta da un lato l’impatto psicologico di questo genere di shock. Non abbiamo precedenti, ma è possibile ipotizzare che questo determini un aumento della propensione al risparmio legato a ragioni di natura precauzionale, soprattutto dovuto all’aumento dei timori di disoccupazione.

In secondo luogo, è probabile che una delle conseguenze della crisi sia una contrazione della ricchezza delle famiglie. Si tratta di un impoverimento generalizzato, che peraltro nel caso italiano giunge in una fase particolare. Difatti, se negli altri paesi i prezzi delle case durante gli anni scorsi avevano evidenziato una certa vivacità, in Italia l’inizio della ripresa è più recente, e circoscritto soltanto a alcune aree del paese.

Infine, le famiglie italiane ereditano da questa crisi un pesante lascito in termini di aumento dello stock di debito pubblico da finanziare. L’entità dell’aumento è tale da influenzare le aspettative sull’evoluzione futura della pressione fiscale, oltre che delle prestazioni sociali per gli anni a venire. 

Da questo punto di vista, ne potrebbe derivare un comportamento molto diverso da quello emerso durante il periodo post-2008. Se all’epoca le famiglie italiane ridussero il flusso annuo dei loro risparmi per limitare il deterioramento del rispettivo tenore di vita, questa volta è possibile che i consumatori si ritirino alla ricerca di un rifugio in comportamenti ultra-cautelativi, minimizzando i consumi per alimentare lo stock di ricchezza finanziaria.

Ci si deve dunque attendere non solo che i consumi da punto di vista quantitativo non torneranno dopo la crisi sui livelli del 2019, ma anche una relativa ricomposizione delle voci di spesa. Una volta terminato il lockdown osserveremo con buona probabilità tagli significativi alle spese non essenziali, e un generalizzato downgrade delle tipologie di prodotti acquistati.

A cura di Fedele De Novellis