economia

Insieme e dal basso, un nuovo modello per la ripresa

La seconda edizione del survey di TradeLab conferma il rafforzamento del senso civico, di responsabilità e di solidarietà degli italiani alle prese con l’emergenza Covid-19

Coronavirus_TradeLab_rid.pngCresce tra gli italiani la preoccupazione sulle conseguenze dell’emergenza sanitaria, ma si affaccia anche una voglia di normalità, di ritorno alle routine quotidiane, fatte di caffè al bar, di serate in pizzeria o per l’aperitivo con gli amici. Si rafforza anche il giudizio positivo sulle istituzioni, in primis la sanità pubblica e il ruolo dell’informazione, nel quadro di un miglioramento del senso civico e di responsabilità degli italiani.

A distanza di tre settimane dalla prima rilevazione, il survey condotto da TradeLab in collaborazione con Metrica Ricerche su un campione di 1000 casi, rappresentativo della popolazione italiana, si concentra su come gli italiani stanno vivendo l’emergenza e sui fattori di cambiamento determinati dal mutato scenario, inserendo alcune domande più mirate, con l’obiettivo di “provare a costruire un nuovo modello di sviluppo economico-sociale per un paese più evoluto e più capace di rispondere alle nuove sfide della modernità”.

IL VISSUTO DELL’EMERGENZA

Impatto economico devastante

Il dato principale è che dal 9 al 30 marzo (le date delle due rilevazioni) aumenta significativamente la preoccupazione sull’impatto economico dell’emergenza sanitaria: a fronte di una preoccupazione sull’impatto a livello personale e nazionale che qualche settimana fa faceva registrare valori del 51% e del 77%, l’ultima indagine evidenzia una loro crescita rispettivamente al 67% e all’84%. In particolare il Centro-Sud denota una consapevolezza maggiore degli effetti a livello nazionale (+14% al Sud) e personale (+21% al Centro).

Voglia di una nuova normalità

Appena possibile, però, si vuole ritrovare la normalità, la ripresa delle dinamiche sociali del lavoro e dello studio (53%), ma anche fare sport (43%), andare a teatro e al cinema (41%) e fare shopping (36%).

Manca, a questo riguardo, quanto possono offrire agli italiani i centri commerciali e in particolare, in questo momento di forzata chiusura, lo shopping nelle gallerie (il 57% dei frequentatori dei centri commerciali), la possibilità di passare piacevolmente del tempo (54%), l’offerta di bar e ristoranti (17%).

E di questa normalità il ritorno nei pubblici esercizi è il segnale più atteso dal 52% degli italiani (ma il 66% della generazione Z): andare al bar per un caffè-cappuccino (23%) o per l’aperitivo con gli amici (25%) e andare in pizzeria (23%) sono in cima ai desideri.

Istituzioni e media: promossi

Giudizio positivo per le istituzioni e la loro comunicazione per il 40% degli italiani (+9%) ma con significative differenze territoriali: 34% Nord, 41% Centro e 47% Sud e Isole.

Si riduce anche la critica ai mezzi di informazione che passa dal 46% al 28%, in questo caso con una polarizzazione tra il 26% di chi dà un giudizio molto positivo e il 28% di chi è di opposto parere.

Solo il 22% invece ritiene che i social network garantiscono che le informazioni corrette e ufficiali siano facilmente individuabili e ben visibili prima di tutte le altre.

I CAMBIAMENTI DOPO L’EMERGENZA

Fiducia nella sanità pubblica

Non si riduce, ma aumenta di 6 punti percentuali (dal 41% al 47%), l’apprezzamento nei confronti del sistema della sanità pubblica (SSN e SSR) che sarà utilizzata con ancora maggiore fiducia in futuro. Il dato più significativo riguarda il «valore economico e sociale» del servizio sanitario pubblico. La richiesta di maggiore investimento in strutture, organizzazione e persone (numero e remunerazione del personale sanitario) cresce a livello nazionale di 28 punti arrivando a essere condivisa dall’86% della popolazione. Così come crescono la consapevolezza a considerare le farmacie un presidio di servizio per il territorio (lo pensa il 53% del campione, in crescita del 9%) e

l’attesa di un ruolo più rilevante degli stessi farmacisti e dei medici (e pediatri) di famiglia anche sul piano dell’informazione (quasi il 60% del campione, +5%).

Balzo in avanti del senso civico e di responsabilità

Nella precedente edizione dell’indagine si evidenziava un “ritrovato senso di comunità”, che viene confermato e rafforzato in questa. La convinzione dell’aumento del senso civico e della responsabilità degli italiani fa un balzo di 14 punti percentuali e trova d’accordo il 66% del campione (72% al Sud, e in crescita del +20% al Centro e del +15% al Nord).

In aumento per il 60% degli italiani anche il sentimento di solidarietà. Si tratta, è il commento dei ricercatori, di un “capitale morale e sociale sul quale fare leva per sviluppare strategie condivise di rilancio economico e sulle quali provare a costruire nuove proposte in campo politico e sociale”.

Più trasparenza nella comunicazione

Sul versante informazione e media, a conferma di quanto detto in precedenza sul giudizio nella situazione di emergenza, si conferma il ruolo centrale riconosciuto alla comunicazione in un periodo così delicato e alla necessità che sia effettuata in modo chiaro, corretto, trasparente e seguendo un’etica rigorosa, per limitare la diffusione di fake news attraverso i canali social.

Il 78% degli intervistati (+9% rispetto alla precedente rilevazione) afferma infatti di essere più consapevole sulla necessità di una comunicazione istituzionale trasparente e corretta.

La digitalizzazione rompe le barriere

Una visione prospettica la offre anche la convinzione che il processo di digitalizzazione del paese abbia rotto le barriere culturali esistenti consentendo di accumulare competenze utili per lo sviluppo futuro. Le conseguenze dell’emergenza? La modernizzazione del sistema scolastico e universitario per il 57% degli italiani (+10%), la maggiore disponibilità a utilizzare strumenti digitali per il 68% (+11%) e l’utilizzo di nuovi modelli lavorativi per il 57% (+11%).

Un patto per lo sviluppo

Si rafforza così la convinzione che la crisi darà vita a un nuovo modello di sviluppo (insieme e dal basso lo definisce TradeLab) che poggerà sull’impegno dei principali attori nazionali come governo, banche nazionali, grandi imprese per il 72% (+12% sulla rilevazione precedente), sui soggetti del tessuto economico-sociale locale, vale a dire medie imprese, associazioni territoriali di categoria per il 66% (+13%) e sulle banche più vicine al territorio (57%), pur con qualche perplessità sulla capacità delle banche di assicurare l’accesso al credito alle persone e alle imprese. In ogni caso sembrerebbe che questo patto per lo sviluppo del paese potrà contare sul sostegno dei cittadini-consumatori, il 73% dei quali dichiara di voler aumentare l’acquisto di prodotti italiani e il 66% di fare in futuro vacanze in Italia, con una quota più rilevante presso i baby boomers, con maggiore capacità di spesa.

COMMERCIO E CONSUMI

La ri-scoperta della prossimità

Non c’è dubbio: l’e-commerce esce rafforzato dalla crisi. Il 33% dei cittadini dichiara di aver modificato il suo comportamento verso un maggiore acquisto online (contro il 17% della indagine precedente). Così come si evidenzia la riscoperta dei negozi di vicinato (64%), particolarmente al Sud e tra i più giovani, di cui si valorizza il servizio di prossimità sia come vicinanza fisica sia come proposta di valore (consegne a domicilio).

Quanto ai centri commerciali, tra chi dichiara di frequentarli, il 37% non ritiene che si ridurrà la frequentazione di tali polarità commerciali, contro il 25% che pensa il contrario. Infine, il 33% ritiene che si modificherà l’offerta commerciale, contro il 25% di chi ritiene che rimarrà invariata. Ma, secondo i ricercatori, le opinioni non sembrano ancora consolidate e riflettono forse più i desiderata dei singoli

A cura di Fabrizio Gomarasca @gomafab

Per ulteriori informazioni sull’indagine contatta Viviana Arcangeli TradeLab: varcangeli@tradelab.it
Scopri  il report completo dell’indagine: http://tradelab.it/italia-nel-tempo-sospeso