I consumi egolatrici nell’Italia del sovranismo psichico
Dal 52° Rapporto Censis sulla situazione sociale del paese, una sintesi del capitolo relativo ai consumi.
«Il processo strutturale chiave dell'attuale situazione è l'assenza di prospettive di crescita, individuali e collettive». È la frase centrale dell’analisi impietosa che fa il Censis della situazione italiana nel 2018, preda di un sovranismo psichico. È un paese dove il rancore lascia il passo alla cattiveria: per il 75% degli italiani gli immigrati fanno aumentare la criminalità, per il 63% sono un peso per il nostro sistema di welfare. Solo il 23% degli italiani ritiene di aver raggiunto una condizione socio-economica migliore di quella dei genitori. E il 67% ora guarda il futuro con paura o incertezza. Il potere d'acquisto delle famiglie ancora giù del 6,3% rispetto al 2008. Emergenza lavoro: scompaiono i giovani laureati occupati (nel 2007 erano 249 ogni 100 lavoratori anziani, oggi sono appena 143).
I consumi sono in calo e sempre più polarizzati tra i gruppi più deboli e quelli più forti, caratterizzati da quella che il Censis definisce una “raziocinante ricerca di un egolatrico compiacimento”, cioè da un culto esasperato di se stessi.
Nella sua analisi il Censis parte dalla considerazione che il potere d’acquisto delle famiglie italiane è ancora inferiore del 6,3% in termini reali rispetto a quello del 2008. Tuttavia i soldi restano fermi, preferibilmente in contanti: rispetto al 2008, nel 2017 si è registrato un +12,5% in termini reali dei contanti, a fronte di un più ridotto incremento (+4,4%) riferito al totale delle attività finanziarie delle famiglie. Inoltre, rispetto al 2017, oggi si rileva ancora un +2,2% per i contanti, a fronte di un -1,5% per le attività finanziarie complessive.
La forbice nei consumi tra i diversi gruppi sociali si è visibilmente allargata e incrocia il depotenziamento della capacità di spesa di quelli più deboli. Nel periodo 2014-2017, le famiglie operaie hanno registrato un -1,8% in termini reali della spesa per consumi, mentre quelle degli imprenditori un +6,6%. Fatta 100 la spesa media delle famiglie italiane, quelle operaie si posizionano oggi a 72 (a 76 nel 2014), quelle degli imprenditori a 123 (a 120 nel 2014).
Molto difficilmente beni e servizi che non accendono desideri specifici dei singoli consumatori, divenuti ferocemente intelligenti nell’adottare una logica di egolatrico compiacimento, hanno una potenza attrattiva sufficiente per vincere la tendenza a tenere i soldi fermi, preferibilmente in forma cash. Questa complessa dinamica spiega come mai non vinca sempre e comunque il prezzo più basso, ma spesso la sapiente miscela di prezzo e valore aggiunto soggettivo apprezzato dal consumatore.
Ecco perché decollano consumi:
- Ibridi, in cui prodotti e servizi sono a volte indistinguibili, a volte all’origine di una entità completamente nuova, come per i cibi cucinati consegnati a domicilio dagli operatori del food delivery (3,8 milioni di italiani vi fanno ricorso regolarmente) o per diverse forme di sharing di beni e servizi (2,8 milioni di italiani).
- Evolutivi, con qualcosa in più o in meno a livello merceologico o nei processi produttivi e distributivi, come ad esempio i prodotti salutari per intolleranze e allergie, vere o presunte (8 milioni di italiani vi ricorrono con regolarità e altri 17,9 milioni di tanto in tanto), quelli per diete particolari (12,2 milioni di acquirenti abituali), quelli bio (11 milioni) o quelli altamente sostenibili (5,5 milioni di consumatori acquistano con regolarità prodotti valutati equi e solidali).
- Di alta qualità percepita e del lusso, con 15,7 milioni di italiani che acquistano regolarmente prodotti tipici certificati, Dop e Igp, e 2,2 milioni che comprano cibi o bevande di prestigio, come vini di alta qualità, champagne, caviale, tartufi, ecc..
- Esperienziali, con 8,8 milioni di italiani che partecipano regolarmente a sagre locali, 6,7 milioni che acquistano prodotti direttamente dalle aziende produttrici, 5 milioni che fanno viaggi e vacanze in territori di enogastronomia e 3,7 milioni che partecipano a vari eventi centrati su specifici prodotti o servizi che poi acquistano.
- Dai processi trasparenti e tracciabili, visto che 33,4 milioni di italiani leggono con attenzione le etichette dei prodotti alimentari e 22,6 milioni vogliono comprare prodotti locali, possibilmente a chilometro zero.
- Sperimentali, con 4,3 milioni di italiani che consumano regolarmente cibi asiatici (sushi, tofu e piatti cinesi) e 17 milioni che lo fanno di tanto in tanto.
Fonte: Tipologia dei consumi degli italiani (milioni), Censis 2018
Per maggiori informazioni visita il sito del Censis.