I nuovi gruppi sociali secondo l’Istat
Nell’ultimo Rapporto annuale, l’Istat ricostruisce la società italiana e ridefinisce il profilo delle classi sociali.
Il fenomeno più significativo è la perdita del senso di appartenenza a una certa classe sociale, più forte per la piccola borghesia e per la classe operaia. In particolare la classe operaia ha perso il suo connotato univoco e si ritrova per quasi la metà dei casi nel gruppo dei giovani blue-collar e per la restante quota nei due gruppi di famiglie a basso reddito, di soli italiani o con stranieri. La piccola borghesia si distribuisce su più gruppi sociali, in particolare tra le famiglie di impiegati, di operai in pensione e le famiglie tradizionali della provincia.
La classe media impiegatizia è invece ben rappresentabile nella società italiana, ricadendo per l’83,5% nelle famiglie di impiegati, mentre la classe dirigente è la classe dell’innovazione sociale.
Le famiglie residenti nel nostro paese sono state infatti suddivise in nove gruppi sociali. La scelta di operare questa classificazione a livello familiare è dovuta alla condivisione delle risorse economiche disponibili all’interno delle famiglie ed è il risultato di una sperimentazione realizzata appositamente l’ultimo Rapporto annuale Istat.
La classificazione è stata effettuata in un’ottica multidimensionale associando alla componente economica (reddito, condizione occupazionale), quella culturale (titolo di studio posseduto) e quella socio-demografica (cittadinanza, dimensione della famiglia, ampiezza demografica del comune di residenza). I gruppi sono contraddistinti per livelli di reddito familiare omogeneo e per combinazioni specifiche delle variabili che identificano le diverse componenti individuate. In questo modo si è preservata anche l’eterogeneità all’interno dei gruppi, considerando, a parità di condizioni economiche, le diverse possibili combinazioni di titolo di studio posseduto, cittadinanza, posizione professionale, numero di componenti della famiglia e tipo di comune di residenza.
Prendendo a riferimento la distanza dal reddito equivalente medio (che tiene conto della diversa ampiezza e della diversa composizione per età delle famiglie, per considerare che famiglie diverse hanno necessità economiche diverse), due dei nove gruppi possono definirsi a reddito medio (giovani blue-collar, famiglie degli operai in pensione), quattro a basso reddito (famiglie a basso reddito con stranieri, famiglie a basso reddito di soli italiani, famiglie tradizionali della provincia e anziane sole e giovani disoccupati) e tre benestanti (famiglie di impiegati, delle pensioni d’argento e della classe dirigente).
Fig. 1 – Dimensione dei gruppi sociali e loro distribuzione secondo il redito medio familiare e la concentrazione interna dei redditi
Fonte: Rapporto annuale Istat, 2017
Famiglie a reddito medio
Giovani blue-collar sono 2,9 milioni di famiglie (11,3% delle famiglie residenti in Italia), nel 35,6% dei casi composte da coppie senza figli, per un totale di 6,2 milioni di individui (10,2% della popolazione). La persona di riferimento ha in media 45 anni, in quasi nove casi su dieci possiede il diploma di scuola media o di scuola superiore ed è operaio a tempo indeterminato in tre casi su quattro. Questo gruppo si distingue per una elevata omogeneità reddituale interna. La quota di persone a rischio di povertà è contenuta (14,9%) e minore della media nazionale.
Famiglie degli operai in pensione è il gruppo più corposo - 5,8 milioni di famiglie (22,7%), nel 76,8% dei casi unipersonali o formate da coppie senza figli - che include oltre 10,5 milioni di individui (17,3% del totale). La persona di riferimento ha in media 72 anni, possiede al massimo la licenza media. Oltre l’80% di queste famiglie ha come principale percettore di reddito un ritirato dal lavoro mentre il reddito familiare equivalente medio non è particolarmente distante dal valore medio nazionale. La concentrazione del reddito è la più bassa fra i nove gruppi.
Famiglie a basso reddito
Famiglie a basso reddito con stranieri (in cui, quindi, è presente almeno una persona con cittadinanza non italiana) sono 1,8 milioni (7,1%), spesso persone sole (35,7%) o coppie senza figli (34,4%), per un totale di 4,7 milioni di individui (7,8%). È il gruppo più giovane, con l’età media della persona di riferimento pari a 42,5 anni, e presenta le peggiori condizioni economiche, con uno svantaggio di circa il 40% rispetto alla media. Nonostante gli occupati siano prevalentemente in posizioni non qualificate, nella metà dei casi la persona di riferimento possiede un diploma di scuola secondaria superiore e uno su dieci ha un titolo universitario.
Famiglie a basso reddito di soli italiani sono 1,9 milioni (7,5%) e comprendono 8,3 milioni di individui (13,6%). Sono famiglie generalmente numerose (4,3 componenti in media), in oltre il 90% dei casi si tratta di coppie con figli. La persona di riferimento ha in media 45,5 anni, un titolo di studio basso (licenza di scuola media inferiore per uno su due), è operaio in sei casi su dieci. Il reddito familiare è circa il 30% in meno della media nazionale dei redditi equivalenti mentre la distribuzione del reddito all’interno del gruppo risulta piuttosto diseguale. Un terzo delle persone è a rischio povertà.
Famiglie tradizionali della provincia è il gruppo più esiguo: meno di un milione di famiglie (3,3%) e 3,6 milioni di individui (6,0%). Si tratta di famiglie molto numerose (4,3 componenti), composte da coppie con figli (quasi nove su dieci) o da più nuclei (8,2%). La persona di riferimento ha in media 53,5 anni, possiede al massimo la licenza media e, tra gli occupati, in un caso su due è commerciante o artigiano mentre il 30% è ritirato dal lavoro. Proprio per l’ampiezza familiare e per il titolo di studio basso è uno dei gruppi a minore benessere monetario. Tuttavia, la quota di famiglie in grave deprivazione (11,8%) è in linea con i valori nazionali. È il gruppo che più ricalca il tradizionale modello familiare del male breadwinner, essendo la persona di riferimento uomo in nove casi su dieci.
Anziane sole e giovani disoccupati sono 3,5 milioni di famiglie (13,8%) - composte per il 60% da persone sole - e 5,4 milioni di individui (8,9%). La persona di riferimento è inattiva (88,7%) o disoccupata (11,3%), ha un’età media di 65,6 anni e un livello d’istruzione basso (licenza elementare per oltre il 40%, licenza media meno del 30%). È un gruppo caratterizzato da basso reddito, diseguaglianze al suo interno e un rischio povertà che interessa quattro famiglie su dieci.
Famiglie benestanti
Famiglie di impiegati sono 4,6 milioni (17,8%) per un totale di 12,2 milioni di persone (un quinto della popolazione). Nella metà dei casi i nuclei sono formati da coppie con figli. La persona di riferimento ha 46 anni in media, possiede almeno il diploma di scuola superiore (ma una su quattro è laureata) ed è donna in quattro casi su dieci. È un gruppo molto caratterizzato, include la quasi totalità degli impiegati e circa la metà dei lavoratori in proprio. Il tenore di vita è buono, infatti la grave deprivazione materiale coinvolge solo il 3,5% degli individui del gruppo, meno di un terzo della media nazionale.
Pensioni d’argento è un gruppo composto da 2,4 milioni di famiglie (9,3%) e 5,2 milioni di individui (8,6%). L’età media della persona di riferimento è 64,6 anni mentre il livello di istruzione è alto (scuola superiore). Per un terzo dei casi si tratta di coppie senza figli, probabilmente di famiglie da cui i figli sono usciti vista l’età della persona di riferimento. È un gruppo a reddito elevato, in cui il principale percettore è ritirato dal lavoro in due casi su tre, con diseguaglianze poco accentuate al suo interno e bassi rischi di povertà (6,1% di individui) e di grave deprivazione (3,6%).
Classe dirigente include 1,8 milioni di famiglie (7,2%) per un totale di 4,6 milioni di individui (7,5%). Sono famiglie in media di 2,46 componenti, composte per oltre il 40% da coppie con figli conviventi. La persona di riferimento ha in media 56,2 anni ed è laureata nella totalità dei casi (una su quattro ha anche un titolo di studio post-laurea). Il reddito familiare equivalente è più alto del 70% rispetto alla media. La situazione lavorativa della persona di riferimento è piuttosto diversificata: nel 40,9% dei casi dirigente o quadro (quasi dieci volte più della media nazionale), nel 29,1% imprenditore (sette volte più della media) e nel 30,0% ritirato dal lavoro. Il rischio di povertà è il più basso fra i gruppi (4,4% famiglie).