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Preparatevi al regno dei discount e delle nicchie

Il mondo di consumo nel 2030 immaginato da McKinsey prevede la polarizzazione sempre più selvaggia tra i prodotti di consumo a bassissimo costo e quelli di nicchia per chi potrà permettersele. Questo perché In Europa la polarizzazione tra pochi ricchi e molti poveri diventerà sempre più significativa. Quali quindi i consigli pratici per le aziende dell’Europa occidentale che vorranno vincere in quello scenario.

In Europa i consumi di massa stagneranno, il reddito medio scenderà, così come il potere di acquisto di una consistente fetta della popolazione, per lo più composta da pensionati. Per le aziende produttrici di mass market ci sarà una sola grande strada da seguire, il taglio massiccio dei costi. Sarà il regno dei “no frills player” e degli specialisti dei “private label. Lo scenario prevede giganteschi produttori specializzati, con margini bassissimi ed economia di scala impressionanti.

E dove compreranno i consumatori impoveriti?  Già oggi in Europa i discount alimentari vedono una crescita annuale media delle vendite del 5%, anche se gli altri punti vendita hanno ricavi piatti. Non è più un fenomeno prevalentemente tedesco: anche Italia, Francia, Spagna e Regno Unito i consumatori stanno migrando verso i discount, e continueranno a farlo.

Non andremo però tutti al discount. Come già vediamo oggi, quando il mercato di massa si restringe, si crea lo spazio per le nicchiecibo salutare, prodotti rispettosi dell’ambiente, personalizzazione e comodità. Però le aziende che vorranno seguire queste micro-tendenze dovranno lasciarsi alle spalle i loro processi di produzione, marketing e distribuzione: troppo lenti. Dovranno inventarsi qualcosa di più innovativo e agile. Soprattutto online. Un esempio, tra tanti: storicamente per tutti i produttori mass market è essenziale avere un buon posizionamento sugli scaffali dei supermercati. Con il crescere delle vendite su internet di alimentari sarà una vera priorità avere una buona visibilità sulle shopping list dei rivenditori online. Anche perché i clienti online sono abitudinari e tendono a comprare sempre gli stessi prodotti, in assenza degli stimoli sugli scaffali. La fetta da spartirsi non sarà piccola, perché gli acquisti online nel 2030 rappresenteranno realisticamente il 15% delle vendite alimentari.

Se si andrà verso la riduzione dei costi ci sarà sempre più spazio per le nuove fabbriche digitalizzate (quelle famose dell’Industria 4.0), e per la rivincita delle integrazioni verticali, dopo i decenni segnati dalle esternalizzazioni molti grandi produttori decideranno di vendere direttamente i loro prodotti ai consumatori, superando i retailer tradizionali.