A chi vanno i mille euro del presidente Renzi
l'opinione di
Una detrazione che non riguarda gli incapienti
Uno dei tasselli più qualificanti della strategia del nuovo Governo per il rilancio dell’economia italiana passa, attraverso la riduzione dell’Irpef e la conseguente ripresa dei consumi. L’annuncio – perché di annuncio si tratta, in mancanza ancora di un testo normativo – è di quelli potenti sia in termini finanziari, sia di impatto mediatico: si tratta di impiegare “10 miliardi di euro (…) per consentire l’aumento della detrazione Irpef in busta paga ai lavoratori dipendenti sotto i 25mila euro di reddito lordi, circa 10 milioni di persone, dal 1 maggio prossimo, per un ammontare di circa 1000 euro netti annui a persona”(1).
Ma come si possono tradurre in pratica, nella struttura concreta dell’Irpef, queste indicazioni generali di riforma?
Per aumentare di mille euro all’anno il reddito netto di tutti i lavoratori dipendenti sotto i 25mila euro occorre ovviamente incrementare l’attuale detrazione da lavoro dipendente di un pari importo. Ma occorre anche consentire a tutti i contribuenti lavoratori dipendenti di utilizzare pienamente l’aumento della detrazione, anche a coloro che oggi non pagano l’Irpef perché la loro imposta lorda è inferiore alle detrazioni: i cosiddetti incapienti che ricadono nella “no tax area”.
Per ottenere questo risultato deve essere previsto un meccanismo di imposta negativa sul reddito che riconosca agli incapienti un trasferimento monetario effettivo per l’intero ammontare di detrazione non sfruttata.
La tabella 1 illustra il meccanismo per diversi livelli di reddito lordo con riferimento, a titolo di esempio, al caso di un lavoratore dipendente single che abbia lavorato per l’intero anno e limitatamente alla sola imposta erariale (cioè al netto delle addizionali regionali e comunali). Nella sezione “Riforma Governo con recupero incapienza” si vede come per garantire un incremento di reddito netto di mille euro a tutti i lavoratori dipendenti sotto i 25mila euro, l’imposta netta dovrebbe essere negativa fino a 11.780 euro di reddito lordo. Per questi contribuenti sarebbe dunque necessario riconoscere un aumento in busta paga attraverso un trasferimento pubblico.
Tabella 1 – Confronto tra Irpef attuale e riforma del Governo (valori espressi in euro)
I conti nella microsimulazione
Forse allora il Governo ha in mente qualcosa di diverso per garantire a tutti i lavoratori dipendenti mille euro in più attraverso l’Irpef? Un indizio ce lo fornisce il presidente del Consiglio in persona. Nella conferenza stampa di presentazione de “La svolta buona” Matteo Renzi ha infatti precisato che i contribuenti che beneficeranno dalla detassazione Irpef saranno circa 10 milioni, di cui circa 400mila nella fascia di reddito 0-8mila euro. Ma come? Dalle statistiche fiscali risulta che i lavoratori dipendenti che dichiarano redditi tra 0 e 8mila euro sono circa 4 milioni (vedi tabella 2). Pertanto quelli che trarranno vantaggio dalla riforma saranno soltanto il 10% dei contribuenti più poveri(2).
Evidentemente il Governo sta pensando di concentrare i benefici nella fascia 8-25mila euro senza introdurre alcun meccanismo di imposta negativa sul reddito che sani il problema dell’incapienza. Ma così facendo non è più vero che tutti i lavoratori dipendenti con reddito sotto i 25mila euro vedranno gonfiarsi le proprie buste paga di mille euro. Al contrario, aumenterà la quota di contribuenti incapienti, che per forza di cose non vedranno trasformarsi la maggiore detrazione in maggior reddito netto effettivamente disponibile(3).
La tabella 1 nella sezione “Riforma Governo senza recupero incapienza” esemplifica il possibile funzionamento della nuova detrazione Irpef secondo quanto ora ipotizzato: nessun incremento del reddito netto per i redditi fino a 8.145 euro, aumenti crescenti tra 8.146 (16 centesimi di euro) e 11.779 euro (un po’ meno di mille euro), costanti e pari a mille euro tra 11.780 e 25mila, aumenti decrescenti tra 25mila euro e la soglia a partire dalla quale la detrazione rimarrà uguale a quella attualmente in vigore (attorno ai 30mila euro secondo quanto affermato dal presidente Renzi in conferenza stampa).
Secondo il nostro modello di microsimulazione, questa versione della detrazione avrebbe un costo pari a 9,5 miliardi, molto vicino ai 10 miliardi ipotizzati dal Governo, e riguarderebbe, come si osserva dalla tabella 2, circa 10 milioni di lavoratori dipendenti. Adesso sì che i conti tornano.
Tabella 2 – La distribuzione dei lavoratori dipendenti per fasce di reddito complessivo
(1) Comunicato stampa del Consiglio dei ministri del 12 marzo 2014. In realtà il costo complessivo è pari a 10 miliardi di euro considerando l’intero anno di applicazione della misura; applicata solo a partire da maggio, la misura avrebbe un costo inferiore, pari a circa 7 miliardi di euro.
(2) Sono sostanzialmente i lavoratori dipendenti che non lavorano per l’interno periodo d’imposta.
(3) Inoltre si ridurrà il gettito delle addizionali regionali e comunali, che sono dovute soltanto se è positiva l’imposta netta a livello erariale.
(Tratto dal sito www.lavoce.info)