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La fattura elettronica e i benefici della digitalizzazione forzata

Rendere digitale il tessuto industriale a partire dalle relazioni tra partner di filiera: la fatturazione elettronica può innestare un circuito virtuoso da cui imprese e sistema paese possono trarre beneficio. Il largo consumo è già in prima fila

Il lungo e tortuoso percorso verso la digitalizzazione delle imprese ha trovato un solido alleato nell’obbligo di fatturazione elettronica tra imprese private. In poco meno di sei mesi dall’avvio, l’Agenzia delle Entrate ha calcolato in circa un miliardo quelle trasmesse attraverso il Servizio d’interscambio, con una crescita esponenziale se si considera che ai primi di giugno erano 850 milioni, come ha riportato l’Osservatorio Fatturazione elettronica & eCommerce B2b della School of management del Politecnico di Milano, di cui abbiamo fornito le cifre salienti nella rubrica Il numero.

«Si può guardare alla fattura elettronica come un grande successo, ma anche come l’inizio di un tragitto più completo verso la completa digitalizzazione dei principali processi tra aziende, tra aziende e Pubblica amministrazione e nel dialogo con i cittadini di cui le tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale e la blockchain costituiscono a oggi le punte più avanzate», afferma Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori Digital innovation della School of Management del Politecnico di Milano. E i prossimi appuntamenti di luglio (trasmissione dei corrispettivi elettronici) e di ottobre (obbligo degli ordini elettronici per le aziende sanitarie) potranno imprimere un nuovo impulso verso la digitalizzazione dei processi business to business.

Gli impatti della fattura elettronica sull’operatività delle imprese, sia per il ciclo passivo sia per quello attivo, sono infatti significativi. Secondo il campione – statisticamente significativo – coinvolto nell’indagine dell’Osservatorio, i maggiori benefici hanno riguardato il processo di ricezione delle fatture, indicati da oltre metà delle imprese, in particolare la maggiore velocità della registrazione delle fatture (indicato dal 33% delle grandi imprese e dal 31% delle PMI), la semplificazione della fase di verifica della fattura (21% del campione) e del processo di approvazione del pagamento (20% e 14%). Sul ciclo attivo i benefici riguardano la riduzione dei tempi di pagamento (19% e 14%) e la più rapida riconciliazione dei pagamenti (25% e 19%). Maggiori i benefici di coloro che hanno una dotazione tecnologica adeguata (ad esempio ERP, software di supply chain management o di amministrazione, finanza e controllo), percepiti dal 56% delle aziende “digitali” contro il 51% di quelle "non digitali”.

«La fattura elettronica si conferma quindi come un momento organizzativo nella vita e nelle relazioni tra le imprese – sottolinea Claudio Rorato, direttore dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica & eCommerce B2b – e può generare diverse opportunità sia a livello di sistema Paese, sia a livello di ecosistema industriale: riduzione dell’evasione, semplificazione amministrativa e fiscale, miglioramento della competitività del Paese, aumento del livello di digitalizzazione delle imprese, sono le principali relativamente al sistema Paese». Dai primi mesi di attività l’Iva (40 miliardi il valore di quella complessivamente evasa) ha registrato un maggior gettito del 5% pari a 1,6 miliardi. «In particolare – segnala Mario Carmelo Piancaldini, coordinatore Forum italiano sulla fatturazione elettronica Agenzia delle entrate – aumenta il contrasto alle frodi, come le false compensazioni, che riusciamo a intercettare a monte. Ma in generale il bilancio è positivo. Ci premeva far partire il processo, ora si passerà ai miglioramenti per soddisfare le esigenze di automazione delle imprese, con l’obiettivo di aumentare le semplificazioni. Gli stessi intermediari sono ormai convinti che sia più vantaggioso fare fatture elettroniche che su carta e spingono per renderle obbligatorie anche per chi è in regime forfetario».

Per le aziende, secondo Paola Olivares, ricercatrice senior Osservatorio Fatturazione elettronica & eCommerce B2b, le opportunità indicano sei direzioni di sviluppo: «La possibilità di operare su dati strutturati ed elaborabili del ciclo passivo, migliorando la gestione della tesoreria, il credit management e il controllo di gestione; la digitalizzazione di processi documentali interni – come ordini e documenti di trasporto - aumentando l’efficienza aziendale e la sua competitività; la riconciliazione di tutti i documenti del ciclo dell’ordine con benefici compresi tra i 5 e i 9 euro a fattura, che possono diventare 25-65 euro per la completa digitalizzazione del ciclo dell’ordine; sfruttare le potenzialità del supply chain finance, migliorando la gestione del capitale circolante (la fatturazione elettronica è un abilitatore di forme innovative di supply chain finance perché accelera l’approvazione delle fatture di acquisto oggetto di finanziamento, con risparmi da 1 a 3,5 euro per singola fattura, grazie all’eliminazione dell’attività di verifica della veridicità della fattura); adottare modelli evoluti di gestione dei fornitori; dare impulso all’e-commerce B2b, passando da una logica per singola azienda, a una di filiera, fino a una di ecosistema, coinvolgendo anche le aziende di minori dimensioni che, notoriamente, faticano a introdurre il digitale in azienda».

Figura 1 - Le opportunità della fatturazione elettronica per le imprese

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Fonte: School of Management Politecnico di Milano "Osservatorio Fatturazione elettronica & eCommerce B2b" 2019

Cresce l’EDI nei processi di filiera

Nonostante questi effetti positivi, resta il fatto che in Italia la metà delle imprese investe meno dell’1% del proprio fatturato nella digitalizzazione dei processi. «Alla base di questo ritardo – spiega Rorato – vi è un fattore culturale: la capacità di comprendere l’impatto positivo delle tecnologie sul Roi non è per niente diffusa». Nell’ultima edizione del Rapporto Desi che misura l’indice di digitalizzazione dei paesi dell’Unione europea, l’Italia è inchiodata ancora in ventiquattresima posizione (su ventotto), anche se con un punteggio in lenta ripresa, ma sempre distante circa 10 punti dalla media europea. Sopra la media europea è invece l’indice per lo cambio e la condivisione delle informazioni elettroniche.

«Per quanto riguarda i sistemi per l’integrazione di filiera – segnala Riccardo Mangiaracina, responsabile scientifico dell’Osservatorio – nel 2018 il valore degli scambi B2b in Italia effettuato tramite strumenti digitali (EDI, extranet e marketplace B2b) è di 360 miliardi di euro, in crescita del 7% rispetto al 2017, sui 2 200 miliardi di euro di scambi complessivi. Il 57% del valore è ascrivibile a sei filiere: automobilistico, elettrodomestici ed elettronica di consumo, tessile-abbigliamento, farmaceutico, largo consumo e materiale elettrico. In totale sono circa 150 mila le imprese che hanno una soluzione digitale a supporto dei propri processi aziendali, con una crescita del 15% rispetto all’anno precedente. Dal 2012 l’incidenza dell’e-commerce sulle transazioni tra le imprese è cresciuta solo dal 12% al 16%, ma diventa il 26% per le aziende che hanno relazioni con l’estero, a significare che nell’export la digitalizzazione dei processi è una strada obbligata e chi esporta ha una maturità digitale più elevata».

Sono 16 mila (+23% rispetto al 2017) le imprese connesse tramite sistemi EDI per scambiarsi i principali documenti del ciclo dell’ordine (ordine, conferma dell’ordine, avviso di spedizione e fattura). Più del 97% delle imprese connesse appartiene a cinque settori: automobilistico, elettrodomestici ed elettronica di consumo, farmaceutico, largo consumo e materiale elettrico. Il numero di documenti scambiati è cresciuto significativamente nell’ultimo anno, toccando quota 210 milioni, con un incremento del 27% sul 2017 e del 600% rispetto al 2009 (+24% la crescita media annua). Il documento più scambiato via EDI è la fattura, con 55 milioni di scambi nel 2018, pari al 26% del totale dei documenti (+10%). Seguono l’ordine, col 15% del totale, l’avviso di spedizione, con 23 milioni e l’11% dei documenti scambiati (+10%), e le conferme d’ordine, che registrano la crescita più significativa, da 3,2 a 8 milioni di documenti (+150%, il 4% del totale). La crescita deriva dal fatto che le aziende più mature nell’utilizzo di questi strumenti digitali hanno intensificato le relazioni coprendo anche altri documenti del ciclo, tra cui quelli logistici, che crescono del 50%, passando da 62 a 93 milioni di unità.

Figura 2 – l’e-commerce B2b in sintesi: EDI ed extranet

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Fonte: School of Management Politecnico di Milano "Osservatorio Fatturazione elettronica & eCommerce B2b" 2019

Sono in calo, invece, le extranet attive nel 2018 che supportano lo scambio di documenti del ciclo transazionale (ordini, documenti di trasporto, fatture, informazioni amministrative), che passano da 470 a 372 unità (-21%). Per contro sta crescendo la rilevanza dei marketplace anche nel segmento B2b. L’Osservatorio ne ha censiti 23, in maggioranza americani e cinesi, che permettono di vendere in Italia prodotti italiani e stranieri.

Pagamenti, intelligenza artificiale e blockchain

Gli strumenti di pagamento prevalentemente utilizzati in ambito B2b sono i bonifici bancari digitali, usati da poco meno dell’80% delle imprese di tutte le dimensioni e in circa la meta delle transazioni e i bonifici tradizionali, adoperati dal 58% delle grandi aziende e dal 38% delle PMI. I sistemi di pagamento più innovativi, come ad esempio il mobile payment, sono usati soprattutto dalle grandi imprese (24%) e poco dalle PMI (7%). Tre, principalmente le motivazioni di scelta dei sistemi di pagamento: la riduzione dei costi, la sicurezza nell’ottenimento del pagamento e la sicurezza relativa ai dati delle transazioni

Figura 3 – I sistemi di pagamento nelle transazioni B2b

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Fonte: School of Management Politecnico di Milano "Osservatorio Fatturazione elettronica & eCommerce B2b" 2019

Infine l’Osservatorio ha censito i progetti che fanno uso dell’intelligenza artificiale e della blockchain che riguardano i processi B2b e i rapporti di filiera.

Per quanto riguarda l’Ai, ne ha censiti 72, di cui cinque italiani già attivati (Granarolo, Danone, Alessi, Yoox-Net-A-Porter e Coop). Relativamente ai settori, al primo posto – con quasi la metà dei progetti censiti – il largo consumo, con un’ampia varietà di applicazioni che vanno dalla previsione della domanda, alla gestione delle scorte, fino al supporto del processo transazionale; a seguire l’automobilistico con otto progetti, la logistica e l’abbigliamento con 6 ciascuno.

Riguardo all’applicazione della  blockchain alla supply chain, sono 202 i progetti censiti. I settori più rappresentati sono il largo consumo (22%) e la finanza (19%). Tra i processi maggiormente supportati prevalgono l’eSupply Chain Control (40%), in particolare per la tracciabilità di filiera nell’agroalimentare e nel lusso, e l’eSupply Chain Execution (36%), a supporto dei processi operativi, sia nello scambio di documenti sia nella gestione del credito di filiera.

A cura di Fabrizio Gomarasca @gomafab