economia

I costi dell’emergenza

La crisi europea, la debole ripresa ciclica statunitense e le incertezze che ancora caratterizzano i mercati finanziari internazionali influenzano negativamente gli scambi commerciali. I mercati emergenti (BRIC) stanno soffrendo di questo e del rallentamento degli investimenti, nonché del deprezzamento della valuta nazionale sul dollaro, frutto di una politica monetaria espansiva volta ad arginare il rallentamento della crescita.

La Uem vive un momento di stagnazione: nel primo trimestre le performance di Germania e Finlandia hanno sostenuto la caduta di Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, Olanda, Cipro e Malta, ma tale sostegno non è destinato a durare nella seconda parte del 2012, quindi le previsioni sul Pil europeo si comprimono a partire dal secondo trimestre 2012. L’Italia ormai da quasi un anno è al centro della crisi europea perché è la terza economia dell’area e questo rende il suo debito pubblico, particolarmente elevato, molto rischioso. Per arginare questa percezione di rischio, le politiche fiscali introdotte dalla scorsa estate hanno invertito il segno di una già ridotta ripresa fiscale, ulteriormente provata dalla restrizione del credito. Ad aggravare il quadro si somma il terremoto in Emilia, una delle zone caratterizzate da maggiore produttività.

Alla fine del 2013 l’economia italiana dovrebbe emergere dalla fase recessiva, ma sarà il momento della stagnazione, con le esportazioni come unica voce stabilmente positiva durante tutto questo percorso. Queste ultime però dovranno fare i conti con il rallentamento del commercio internazionale e con le performance più efficaci dei competitor. Il progressivo miglioramento dei conti pubblici si dovrà accompagnare al miglioramento dei conti con l’estero e il processo di ristrutturazione del sistema industriale dovrà proseguire e coinvolgere anche il settore dei servizi: sarà un impegno gravoso ma necessario, aggravato da una crescita lenta e una debolezza prolungata del mercato del lavoro. Il conto per aver dovuto aggiustare gli squilibri italiani in un contesto di emergenza è sicuramente molto salato.